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Rissa in diretta Pannella insulta il direttore che lo abbandona

• da Il Giornale del 12 luglio 2010

di Laura Cesaretti

Finisce con urla e pugni sul tavolo, qualche «vaffanculo» e un po' di «stronzo» (tutti di parte pannelliana) e con pochi margini di recupero il primo, veemente match in diretta radiofonica, e con tanto di telecamere del Tg5, tra Marco Pannella e il (quasi) ex direttore di Radio Radicale, Massimo Bordin. Visto che non si è riusciti a evitare che la notizia della «rottura» scoppiasse, tanto vale parlarne a microfoni aperti, ha deciso Pannella. Bordin, in diretta, tiene fermo il punto: le sue dimissioni dalla ventennale guida dell'emittente sono irrevocabili, «non ce la faccio più, non mi va più», troppe manifestazioni di «sfiducia» da parte dell'editore (Pannella medesimo) e troppe intrusioni interessate dei caporali di partito nella gestione della radio. Che, va ricordato, oltre ad essere tribuna autorevole è tuttora un'impresa redditizia (assai più del Pr), potendo contare su contributi pubblici sia come organo di partito che come servizio pubblico dal Parlamento, e per questo la sua direzione forse vacante fa gola a qualche dirigente restato disoccupato, come l'exparlamentare Marco Cappato, giù autore di una (noiosissima) rassegna stampa domenicale, o a giornalisti pannelliani doc come Walter Vecellio. Pannella, fosse per lui, si terrebbe Bordin direttore tutta la vita (continuando a torturarlo in pubblico ogni domenica, nella trasmissione a due voci, e in privato più spesso) pur di evitare il clamore dell'addio di uno «che ormai è più popolare di me e di Emma Bonino messi insieme», come dice acidulo. Ma Bordin non ne vuole sapere: è più che disposto a continuare a fare la rassegna stampa del mattino e le sue rubriche di politica estera e giudiziaria, ma Pannella e i suoi se li sorbisca qualcun altro, ogni giorno. Il leader radicale ha allora ingaggiato un braccio di ferro: trattiamo sulla rassegna stampa, ma solo se lavori con noi ad una successione indolore. Bordin a dare il proprio imprimatur a un direttore-funzionario di partito, Cappato o Vecellio che sia, non ci pensa proprio: «Dei futuri organigrammi della radio non si occupa un direttore dimissionario». Pannella si infuria, lo accusa di non «amare» Radio Radicale, di essere «influenzato dal contesto politico» nella sua decisione di abbandonarla, di non capire «la gravità del momento» per i radicali («Ma è sempre grave il momento per i radicali!», si spazientisce Bordin), di volersi mettere «sul mercato» grazie alla visibilità datagli dalla rottura. E in effetti, da ieri, qualche autorevole direttore ha iniziato a farsi vivo per «prenotare» la rassegna stampa, magari da mettere on-line. Niente di definito, ma il «mercato» c'è, ed era un Bordin più rincuorato e deciso a non mollare quello che si è presentato ieri al fatidico appuntamento col capo radicale. Con addosso una t-shirt rossa su cui campeggiava una parodia: «Dubitare, disobbedire, trattare», anziché il mussoliniano «credere, obbedire, combattere». Ironica provocazione, forse finale.



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