Ricordate? Nel 1955, negli Stati Uniti, una donna di colore, Rosa Parks, fu imprigionata perché colpevole di essersi seduta nella zona riservata ai bianchi su un autobus pubblico di Montgomery. Fu l'inizio della grande stagione delle lotte peri diritti degli afroamericani. Sono passati molti anni e la storia, in modi e con volti differenti si è ripetuta più volte. Nel 2005 è dovuta intervenire la Corte Costituzionale per dichiarare illegittima una norma della Regione Lombardia che negava agli stranieri la possibilità di abbonarsi ai trasporti pubblici regionali. Nelle ultime settimane, è stata la volta della città di Brescia, dove è stato inaugurato sugli autobus il «guanto da viaggio», monouso e di colore blu: per garantire l'igiene dei passeggeri e per comunicare messaggi pubblicitari, stampati sull'indumento. Il Comune sostiene che l'iniziativa risponde esclusivamente a fini di salute pubblica dal momento che «offre agli utenti un'opportunità in più in termini di igiene». Ma, a un'attenta lettura l'iniziativa sembra assumere contorni preoccupanti da quando si è saputo che la stessa non verrà adottata sull'intera rete di trasporti della città , ma solo sulla linea 3. Ovvero quella utilizzata, per lo più, da utenti stranieri. Ideona: per smentire qualunque possibile interpretazione xenofoba di questo provvedimento, il Comune potrebbe decidere di stampare su quei guanti l'art. 3 della legge n. 654 del 1975: «è punito con la reclusione fino a tre anni chiunque (...) commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi». Oppure, sul retro degli autobus, grandi riproduzioni fotografiche del volto di Rosa Parks e una sintesi della sua vicenda.
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