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Ma senza Massimo Bordin Radio Radicale non è più la stessa

• da Secolo d'Italia del 13 luglio 2010

di Stefano Petroselli

Diciamolo chiaramente: Radio Radicale era lui, la sua sua Rassegna stampa (Stampa e regime), il suo stile "terzista" e quasi mai militante, la sua indubbia autorevolezza che impregnato di sé tutta l'operazione Radio Radicale. «Una voce inconfondibile, con la sua raucedine perpetua, il suo ritmo cantilenante, il suo accento prolungato», così lo definisce Pierluigi Battista nel suo commento sul Corriere alla notizia che, molto probabilmente, Massimo Bordin lascerà la direzione della radio e, forse, anche la conduzione della sua rassegna stampa mattutina: «Una selezione quotidiana - è sempre Battista a parlare - condotta con intelligenza, arguzia e competenza. Con una libertà di pensiero che non nasconde un punto di vista, onesto e dichiarato, sulle cose: una dote rara, una sintesi espressiva difficilissima, ma che se si ha a che fare con Marco Pannella, diventa un handicap, un motivo di attrito permanente, addirittura un oltraggio alla maestà del Capo». In effetti, a sentire il dialogo tra Bordin e Pannella andato in onda domenica sembra che il problema sia proprio quello: il rapporto con il capo. Anche se Radio radicale, va detto, è un'emittente atipica che prende soldi dallo stato grazie al suo essere soprattutto "servizio pubblico". Ecco, oggi che il divorzio tra Bordin e Pannella sembra cosa fatta, viene da pensare che quell'essere "servizio pubblico" sia dovuto all'impegno, alla presenza, alla professionalità, alla libertà, all'indipendenza intellettuale di Massimo Bordin. E se Radio radicale dovesse davvero perderlo sarebbe un grave danno per la libertà d'informazione. Perché significherebbe che anche i radicali sarebbero infine caduti nel gioco perverso dell'appartenenza e della fedeltà, nel vortice degli interessi particolari rispetto a quelli generali. Vale la pena di rileggere una parte del consueto incontro della domenica tra Marco Pannella e Massimo Bordin trasformatosi in un divorzio in diretta: un faccia a faccia di quasi due ore sulle dimissioni del direttore con toni a volte molto caldi e parole grosse. «Ti sei preso una responsabilità politica molto grave», ha detto Pannella. «Mi dispiace che la cosa si sia conclusa così. Nel tuo argomentare c'è una parte ingenerosa perché mi dai del disertore. Gridi al momento gravissimo, ma lo fai sempre», replica. Bordin che non revoca le sue dimissioni e lascia la direzione dal 31 luglio, ma è pronto a rimanere a Radio Radicale. «Non voglio privare la radio del mio apporto per quanto modesto ma non voglio più fare il direttore per un accumulo di cose. Proverò a spiegarmi in qualche sede. Le dimissioni di un direttore non sono argomento di discussione pubblica» dice Bordin. Ma se ne è parlato per quasi due ore: «Non voglio fare uso improprio del mezzo», aggiunge. «Per chi mi ha preso per Santoro? Voglio il mio microfono? Lasciamo perdere». «Noi subiamo questo», spiega Pannella che gli chiede di immaginare insieme il futuro della radio. «Non è compito di un direttore dimissionario», commenta Bordin. Pannella lo accusa di aver «rifiutato seccamente questa proposta, un comportamento che avrei ritenuto congruo in nome dell'amicizia e dell'amore per Radio Radicale». Argomenta il direttore: «Quando ho presentato le dimissioni due mesi fa io detto che mi dimettevo da tutto, poi alla domanda se ero disposto a rimanere a fare la rassegna stampa ho detto "fatemi la proposta. Io non ho intenzione di mandare a quel paese nessuno"». Lo accusa Pannella: «Ora si apre il mercato». Ma in realtà Pannella insiste sul fatto che sia stato «influenzato dalla situazione politica» che a suo avviso è «particolarmente grave». «Posso solo ribadire - spiega il direttore uscente - che non ho più la voglia e la capacità di fare il direttore. Non mi interessa fare polemiche. Non ho voglia di essere mangiato, non sono commestibile. Non ho questa vocazione e non ho ambizioni politiche». Pannella sembra però molto colpito dalla popolarità del direttore, dai tanti messaggi dì solidarietà che gli arrivano: «Sei più popolare di me e dì Emma», gli dice più volte. Ricorda Pannella «ho affermato più volte che per me Marco Pannella editore, che il direttore abbia nell'ambito delle linee della galassia come tanti altri una linea e delle reazioni che non coincidono con le mie, è auspicabile, è fisiologico, è la nostra diversità. E quindi io l'ho riconosciuto tra i tuoi pregi. Questo non può essere minimamente scambiato per sfiducia. La tua professionalità è patrimonio tuo e anche dell'azienda. La diversità è un patrimonio è un valore aggiunto, solo il tempo può dire quale linea più utile». Ma per Bordin «Radio Radicale aveva sempre autonomia ma doveva incarnare la linea e la linea è la tua. C'è un problema di rappresentanza di una linea nella quale Pannella si deve ritrovare. Non posso accettare che mi si attribuisca una linea politica che non ho». E così un piccolo grande pezzetto della libertà di stampa italiana rischia di chiudere i battenti. Non si può che tifare affinché almeno "Stampa e regime" continui con la sua esperienza. E col suo conduttore.
 



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