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Zero, ovvero il peso specifico del Pd

• da l'Avanti! del 14 luglio 2010

di Filippo Ferri

La fine della cosiddetta Prima Repubblica non ha significato soltanto la fine dei partiti, ma anche la fine delle idee, la fine della politica. Quel momento di crisi ha generato un vuoto che ancora non è stato colmato. Ne è controprova l'imbarbarimento culturale della classe politica e la degenerazione dei toni del dibattito politico, ridotto sempre più a uno scambio di insulti e accuse, o a un insieme di "chiacchiere da bar". La verità è che il dibattito politico - come veniva inteso una volta - oggi non esiste più. Questo male assoluto affligge tutte le formazioni politiche. Anche la Lega Nord ne è afflitta, ma è quella che ne patisce meno, grazie alla sua ottima ramificazione territoriale e al suo pragmatismo, spesso rozzo, ma efficace perché di grande impatto sui cittadini. L'Italia dei valori fa dell'antipolitica il proprio manifesto, e pertanto se ne giova; si tratta, però, di un serbatoio che prima o poi si esaurirà - è inevitabile - e allora il partito dell'ex poliziotto dovrà fare i conti con la propria inesistenza politica o, in alternativa, con la propria natura fascistoide. Anche il Pdl è afflitto dal "vuoto delle idee"; pur essendo da quella parte, non nascondo che spesso rabbrividisco di fronte alla povertà intellettuale di alcuni esponenti - anche di spicco - del partito del Cavaliere. Tuttavia, il Pdl, in questo senso, è salvato soprattutto dalla presenza dei riformisti, gli unici in grado di esprimere un indirizzo politico chiaro e riconoscibile. Il partito, però, che in assoluto è più colpito dalla "nullità politica" è il Partito democratico: rifugio degli ex comunisti mai pentiti e dei cattolici illiberali, il Pd è il "partito del nulla", politicamente inteso. Non ha la legittimità storica e politica di chiamarsi socialista o socialdemocratico, né la capacità di dettare una linea alternativa credibile. Un episodio emblematico è accaduto in queste settimane di protesta contro la legge sulle intercettazioni. Uno slogan va di gran moda tra i manifestanti, in particolare tra quelli del Pd: "Intercettateci tutti". Solo una mente seriamente compromessa dall'odio ideologico o personale può partorire un simile abominio. Solo degli individui d'infinita ignoranza e di spaventosa inciviltà possono pronunciare tale slogan. "Intercettateci tutti" è una delle frasi più incolte e contrarie alla Costituzione che l'opposizione abbia mai inventato. E soprattutto è una frase antidemocratica come poche. Essa svela la vera natura che già abbiamo compreso dell'Idv e mette a nudo il peso specifico del Partito democratico: zero. Come fanno i giovani che aderiscono al partito di Bersani a non rendersi conto dell'imbarazzante assurdità del loro comportamento? Come è possibile chiamarsi "Partito democratico", e allo stesso urlare "intercettateci tutti", lo slogan più dittatoriale che esista? Questa gente vorrebbe per caso una nuova Ddr, o una nuova Urss, o un nuovo Reich, dove la Stasi, il Kgb, la Gestapo ascoltavano e spiavano tutto e tutti? La loro contraddittorietà è talmente macroscopica da generare ilarità e scherno. La verità è che questa è la miserevole situazione della "sinistra" (che "vera" sinistra non è!) italiana: i relitti di ideologie sconfitte dalla Storia, che meschinamente hanno tentato di vincere con vie antidemocratiche e che anche così hanno fallito, sono confluite in un soggetto senza tradizione, senza cultura, senza identità. Si chiamano democratici, ma non lo sono. Si dicono di sinistra, ma provate a chiedere loro cosa significhi e vi risponderanno o con un'idiozia da salotto tv, o con un fantasma comunista, o con l'odio per Berlusconi. In natura qualsiasi corpo, per quanto piccolo, ha pur sempre un "peso specifico"; il Pd non ne ha, perché, politicamente, non esiste. E solo l'accozzaglia informe di spettri di epoche ormai trascorse, di opportunisti che devono il loro successo al periodo più buio della storia d'Italia (che essi stessi hanno contribuito a provocare), di "uomini nuovi" senz'arte né parte. E necessario, in questa situazione desolata e desolante, tornare alla politica. Urge un ritorno alle idee di giustizia e di pace sociale, di pari opportunità e di meritocrazia, di eguaglianza e di libertà. Chi crede veramente in queste idee - e può fregiarsene per discendenza storica e politica - ha il dovere di dare ad esse nuova vita e di promuovere un ritorno alla dialettica, al dibattito, al discorso politico. L'Avanti! non ha mai smesso di farlo. Gli amici che si riconosco nelle nostre idee non possono sottrarsi a questo dovere. Bisogna rinnovare la politica - che altro non è se non l'arte del vivere assieme - e i socialisti, ovunque siano e comunque si chiamino, sono tra i pochi che possono colmare il "vuoto delle idee" con la loro (la nostra) storia e con la nostra identità, mai tradita e mai dimenticata; e soprattutto mai barattata per inesistenti "feticci democratici".



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