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Abolire i ministeri senza portafoglio

• da Italia Oggi del 14 luglio 2010

di Marco Bertoncini

Un minimo di coerenza non guasterebbe. Si annunciano tagli, e va bene. Si introducono o si fanno introdurre aumenti tributari, e va bene. Si predica e sì pretende rigore, e va bene. Allora, perché insistere su spese delle quali non si avverte l'urgenza? Due esempi parlano da sé. Una ventina di milioni di euro sono destinati, all'interno della manovra, per la cosiddetta «naja breve». È un pallino del ministro Ignazio La Russa fin dal suo insediamento in via Venti Settembre: con ricorrenza e con una testardaggine degna di miglior causa, il titolare della Difesa è alla fine riuscito a tradurre in legge la proposta di chiamare alle armi, per tre settimane, qualche migliaio di giovani volontari. Eppure il bilancio del suo dicastero non è così insignificante da dover motivare una qualsiasi iniziativa di spesa per ricordarne l'esistenza. É il caso, invece, del ministro della Gioventù, Giorgia Meloni, con il suo (per ora abortito) tentativo di dirottare un fondo, di 12 milioni di euro a favore delle comunità giovanili. In questo caso un'azione meritoriamente condotta da alcuni deputati del Pdl è riuscita a rinviare in commissione il provvedimento, con grande rabbia dell'interessata. Ha splendidamente sintetizzato la faccenda Antonio Martino: «Il giovane ministro cercava, anche se in modo maldestro, di giustificare l'esistenza del suo ministero. Confesso che il tentativo mi sembra assolutamente velleitario: non vedo a cosa serva un ministero delle Politiche giovanili; né mi è chiaro peraltro quale sia la ragion d'essere del ministero della Semplificazione, di quello dell'Attuazione del programma, per non parlare del Federalismo, le Pari Opportunità e così via". Glossa: per fortuna, «ministeri» in senso tecnico non sono, trattandosi di semplici dipartimenti della Presidenza del consiglio affidati a ministri senza portafoglio. Martino ha però ragioni da vendere: inutili sono quegli uffici, ancor più inutili i ministri preposti. Ovviamente, nelle migliori tradizioni di tutte le burocrazie, chi ricopre un incarico deve dimostrarne il valore, la funzione, l'indispensabile ruolo. Logico, quindi, che crei altre spese, in luogo di risparmiare. La più encomiabile attività della Meloni sarebbe non già quella di buttare al vento decine di milioni di euro per le comunità giovanili, bensì proporre sic et simpliciter la soppressione dei propri uffici. Il discorso, va da sé, vale per tutti i ministri senza portafoglio, per alcuni portafogli ministeriali e per una miriade di enti che sopravvivono pur boccheggiando, come il Cnel, autoalimentandosi della propria superfluità.
 



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