Hanno preso anche il capo dei capi della'ndrangheta, Domenico Oppedisano, 80 anni insieme ad altri trecento compari che avevano messo le mani su Milano e sul Nord Italia. Non male per un governo accusato di essere figlio di un partito, Forza Italia, nato su un patto con le mafie. Accade lo stesso giorno, ieri, che l'Europa approva a pieni voti la manovra finanziaria italiana che domani vedrà la luce. Ce ne sarebbe abbastanza per festeggiare, per dire che siamo un Paese serio e responsabile. In effetti lo siamo, più di quanto crediamo, più di quanto si deduce dalle cronache dominate da presunti scandali e da faide che rischiano di annullare ciò che di buono si sta facendo, di divorare una maggioranza che non ha nessun problema se non il cancro che l'ha colpita. Un impazzimento, tutti contro tutti. Berlusconi ha oltrepassato il limite della pazienza. «Sono artificiose burrasche scatenate dalla vecchia politica politicante e da quanti, in maniera irresponsabile, giocano una partita personale a svantaggio dell'interesse di tutti», ha sbottato ieri. A chi si riferisce? Ai finiani, certo, ma forse non solo. Anche nella sua squadra, qualche cosa si è inceppato, in troppi, pubblicamente e privatamente, spendono invano il nome di Silvio per scalate di potere e vendette interne. Tutto si muove attorno all'ennesimo, sguaiato attacco della magistratura che ha fatto filtrare quindicimila pagine di intercettazioni e informative nelle quali si sostiene che l'Italia è guidata da una società segreta. Ridicolo, una cosa che non ha niente a che fare con il grande lavoro dei pm che hanno inflitto un colpo decisivo alla 'ndrangheta, ma sufficiente a se- minare panico e veleni. Quella che in corso è una operazione destabilizzante studiata a tavolino, giacobina l'ha definita ieri Berlusconi. A presunti reati (bottiglie di vino regalate da politici a un giudice civile) si mischiano illazioni su normalissime cene in luoghi pubblici tra onorevoli e lobbisti. Addirittura Formigoni viene fatto passare per complottaro per aver chiesto ad Alfano di mandare gli ispettori al tribunale di Milano dopo il blocco della sua lista. E che c'è di male? Dove è il reato? Non c'è ma intanto tutto viene usato a fini politici, non solo e non tanto dall'opposizione ma, ecco la novità , dall'interno del Pdl. Chi vuole la testa di Verdini, chi quella del sottosegretario Cosentino, entrambi coinvolti nell'inchiesta. Berlusconi ha messo l'altolà , ma forse il momento di fare pulizia è davvero arrivato, e gli avvisi di garanzia non devono essere l'unico metro di giudizio. L'impressione è che lo sporco, nel Pdl, si annidi anche in ambienti non toccati da atti giudiziari.
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