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Il più agitato, ma non è una novità , è il radicale Marco Cappato, ovvero l'uomo che per mesi (e seguendo procedure non sempre limpide) ha lavorato per far saltare le elezioni regionali in Lombardia. Dietro di lui si muove tutta la sinistra, che a quanto pare sembra aver già condannato Roberto Formigoni, accusato genericamente da un'informativa dei carabinieri resa pubblica ieri pomeriggio di aver «posto in essere un intervento nell'ambito della nota vicenda dell'esclusione della lista riconducibile al governatore dalle elezioni regionali 2010». Una serie di accuse «completamente false e infondate», secondo il Pirellone, tanto più che il ricorso presentato dal PdL venne comunque respinto costringendo gli azzurri a presentare un'istanza al Tar. Per il politico radicale, tuttavia, siamo di fronte a prove del tutto sufficienti per chiedere le dimissioni del presidente, visto che il governatore ormai è «pericoloso per se stesso oltre che per tutti i lombardo». Anche per l'ex sfidante Filippo Penati su Formigoni pesano «gravissime ombre». La vicenda in questione, ha detto l'ex presidente della Provincia, «non si può non definire gravissima», ricordando anche che «per l'ammissione della lista "Per la Lombardia" già era intervenuto il governo con un decreto legge approvato a tarda notte». Penati sembra avere già tutte le prove in mano: «Forse neppure questo, che pure era un atto dalla discutibile legittimità , è bastato a Formigoni. Ora si apprende che ci potrebbero essere state anche pressioni sulla magistratura. A Formigoni l'onere immediato di fare chiarezza». Sulla stessa linea l'ex capogruppo Pd a Palazzo Marino Marilena Adamo siamo già di fronte a fatti «che sarebbero di una gravità inaudita». Il condizionale, tuttavia, è d'obbligo. Il segretario regionale dei democratici Maurizio Martina, invece, sprona i magistrati a fare in fretta: «Agli organi preposti chiediamo di fare il proprio lavoro in temi rapidi. A Formigoni chiediamo di chiarire rapidamente e in tutte le sedi necessarie, nell'interesse suo e soprattutto dell'istituzione che rappresenta». Chiedono "chiarimenti" anche i piddini Emanuele Fiano e Andrea Orlando, visto che «nessuna ambiguità su comportamenti di inquinamento della vita pubblica e istituzionale è tollerabile. Non poteva mancare, infine, l'Italia dei Valori. Leoluca Orlando se la prende direttamente con i magistrati che hanno: «È necessario continua Orlando che il Consiglio superiore della magistratura, esamini al più presto la compatibilità della permanenza in carica di magistrati che sarebbero stati coinvolti nelle attività eversive della stessa associazione segreta».