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Dallo stralcio d'inchiesta sull'eolico in Sardegna, quella che avrebbe scoperchiato la nuova P2, arriva altro fango sul presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni. Secondo quanto si legge nell'informativa dei carabinieri datata 18 giugno, «l'associazione segreta» che faceva riferimento a Flavio Carboni si sarebbe mossa «su mandato di Formigoni» affinché venisse chiesto esplicitamente al presidente della corte di appello di Milano, Alfonso Marra, di «intervenire nell'ambito della nota vicenda dell'esclusione della lista riconducibile al governatore dalle elezioni regionali 2010». L'unica replica del governatore arriva per bocca del suo portavoce, il quale fa sapere Formigoni considera queste accuse «completamente false e infondate». L'equivoco parte da una chiamata di Formigoni all'avvocato Martino, al quale il governatore lombardo aveva chiesto una consulenza legale su come gestire la pratica del ricorso.
LA VICENDA Il primo marzo scorso la Corte d'appello del Tribunale di Milano aveva escluso la lista "Perla Lombardia" di Roberto Formigoni dalle elezioni regionali, accogliendo il ricorso che era stato presentato dalla lista di Emma Bonino e Marco Pannella. La Corte aveva motivato la decisione scrivendo che le firme valide erano meno di quelle necessarie per presentare la lista. Il giorno successivo il PdL aveva presentato un ricorso che però non era stato accolto. Perciò il 4 marzo la questione era arrivata al Tar con due ricorsi: uno personale di Formigoni e uno della lista. Due giorni dopo il tribunale amministrativo aveva accolto una richiesta di sospensiva che riammetteva di fatto la lista alle regionali, decisione poi confermata il 9 marzo dalla sentenza e nuovamente il 13 marzo dal Consiglio di Stato, a cui si erano rivolti la Federazione della sinistra e la lista Bonino Pannella. E dietro tutto questo, secondo gli investigatori, ci sarebbe stato il governatore in persona, che si sarebbe raccomandato alla nuova P2.
RADICALI SUL PIEDE DI GUERRA Sono i Radicali i veri in questo caso. In base alle indiscrezioni di un'informativa sulla quale si sta ancora lavorando, Marco Cappato chiede le dimissioni del presidente della Lombardia. «Se Formigoni avesse senso dello Stato e delle istituzioni» sottolinea il promotore del ricorso che inizialmente aveva fatto escludere la lista legata al governatore dalle scorse regionali, «dovrebbe rendere conto del fatto di aver scelto, contro il ricorso radicale della Lista Bonino-Pannella, di affidarsi non alle sole armi del diritto e dei fatti, ma di "far camminare" (espressione di Formigoni, stando alle intercettazioni) oscuri figuri impegnati in metodi goffamente banditeschi». Più pacati i toni del Pd, che chiedono «chiarezza». Si fanno portavoce dell'opposizione il segretario regionale del Pd Lombardia, Maurizio Martina, oltre a Emanuele Flano e Andrea Orlando, responsabili Sicurezza e Giustizia del Partito Democratico spiegando che «se fosse vero, sarebbe un fatto gravissimo», perciò invitano «Formigoni a chiarire nell'interesse suo e dell'istituzione che rappresenta». Perfino l'Italia dei valori stavolta concede il beneficio del dubbio. Il portavoce si limita a commentare: «Chiarisca immediatamente».