Un bel record: una donna nell' arco della sua vita cambia pettinatura una media di 104 volte. Lo rivela un sondaggio inglese pubblicato ieri sul Daily Mail e sulDailyExpress. Tremila, fra i 13 e i 65 anni, le signore prese in esame dalla ricerca commissionata dalla catena di saloni Andrew Collinge. Travagliato il rapporto con i capelli, e soprattutto con lo specchio. Enormi le aspettative, sempre crescente il narcisismo. Tagliarsi i capelli com'è noto equivale a dare un taglio al passato. Cambiare testa è cambiare vita. Senza arrivare agli eccessi camaleontici di Victoria Beckham, una nessuna centomila, o agli infaticabili cambi di colore dell'americana Scarlett Johansson, le inglesi sembrano non avere pace: tagli, tinte, ritocchi, frangia, extension, colpi di sole e colpi di piastra, stira di qua, arriccia di là in una sorta di rivoluzione permanente. Quarantaquattro donne su cento fra quelle interpellate hanno detto di avere cambiato taglio o colore semplicemente «per noia», 25% volevano «reinventare se stesse», 38% hanno spiegato che cercavano dal nuovo look maggiore fiducia nella propria persona. Altri motivi di cambiamento: il matrimonio, l'arrivo di un figlio, un compleanno cifra tonda, la fine di una relazione sentimentale. Testa volubile uguale instabilità emotiva, insicurezza, capriccio? L'equazione è sin troppo facile e diventa un luogo comune. «Io mi fido delle donne che non cambiano mai pettinatura», annunciò qualche mese fa Franca Valeri durante un comizio per Emma Bonino, omaggiando il suo look. Certo in Italia le donne sembrano più conservatrici, o comunque lontane dal record delle 104 pettinature diverse nell'arco di una vita: «Le signore della borghesia investono tutto nel mantenere immutata la loro immagine, un cliché sempre uguale nel tempo tranne qualche piccolo ritocco appena percettibile - osserva il coiffeur Marcello Montalbano, il primo a scalare e a tagliare corti i capelli a Catherine Spaak-. Nelle donne più giovani e in quelle meno decise si avverte maggior desiderio di sperimentazione. Quanto al mondo dello spettacolo, attrici e cantanti che imbroccano il taglio e il look giusto se lo tengono ben stretto, ci si aggrappano proprio. Un esempio per tutte Raffaella Carrà ». Poi ci sono le eccezioni: per un'Ornella Muti biondo platino oggi irriconoscibile dopo una sexy vita da bruna maliarda con gli occhi verdi ecco una Cristina Chiabotto che fa l'inverso, e da biondo grano diventa nera ala di corvo, quasi una mutazione genetica. E se Alba Parietti sembra non darsi pace e cambiare pettinatura, lunghezza, colore con la frequenza con cui cambia d'abito, la vera stakanovista del trasformismo tricologico è Irene Pivetti: dai boccoli della Vandea alla testa rasata, dal look anni Trenta a Catwoman; ogni periodo della sua vita, ogni nuovo ruolo è stato segnalato da una trasformazione drastica dei capelli. «I capelli sono un riflesso degli stati d'animo. E poi è una sensazione liberatoria sentire le forbici che tagliano», confessala Pivetti. «Mi sembra davvero eccessivo. Un conto è Linda Evangelista, che ha fatto del cambiamento continuo e dell'irriconoscibilità la sua caratteristica, e che comunque è una top model, e un conto è l'ex presidente della Camera», afferma Sergio Valente, altro coiffeur di fama, con salone a Roma, in piazza di Spagna. Secondo la sua esperienza a voler cambiare sempre più spesso pettinatura sono le donne sotto i quaranta: «Seguono la moda, si presentano con foto di attrici e star ritagliate dai giornali, amano le novità , hanno coraggio. Ma allo scoccare dei cinquant'anni scatta l'immobilismo: c'è il terrore del cambiamento drastico. Ecco allora i capelli troppo lunghi, troppo biondi, con troppi boccoli. La frase che sento ripetere più spesso è: a mio marito piaccio così, mi dice "rimani come sei"». Del taglio di capelli legato al cambio di ruolo è un virtuoso Roberto D'Antonio, salone a un passo dalla Camera dei deputati, autore del caschetto con cui Mara Carfagna ha cercato di dare maggiore credibilità al suo lavoro di ministro. Suo anche il nuovo carré di Maria Stella Gelmini. Una clientela davvero variegata e bipartisan, che va da Rossana Rossanda - un'altra che ha scelto di essere fedele e identica a se stessa - a Sabrina Ferilli, da Laura Morante ad Anna Serafini, la moglie di Piero Fassino. «Capisco che i personaggi pubblici vogliano essere riconoscibili e di rado suggerisco grandi modifiche - osserva D'Antonio - ma a tutte le altre donne consiglio di cambiare ogni giorno, essere diverse, nuove, evolvere, sperimentare».