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Berlusconi fissa l'incontro con Fini "Serve una tregua o salta tutto"

• da da La Repubblica del 16 luglio 2010

di Francesco Bei

«Con Fini abbiamo già fissato di vederci a fine luglio». Silvio Berlusconi lo ha confidato ieri pomeriggio a un amico che lo è andato a trovare a palazzo Grazioli. Un annuncio buttato lì quasi per caso, ma che suona clamoroso se solo si pensa al clima incandescente di questi ultimi due giorni contro il presidente della Camera. Il fatto è che Berlusconi è il primo a sapere che non può andare alla guerra contro il mondo intero e sta provando a chiudere qualche partita. Già, perché ormai non sono più soltanto i finiani a denunciare l'andamento senza bussola del governo. A preoccupare di più il Cavaliere in questo momento è il nervosismo di Umberto Bossi. Il capo della Lega ieri ha inviato al premier alcuni segnali precisi: il faccia a faccia con Bersani, quella calcolata incertezza sulla durata dell'esecutivo, il lungo incontro di ieri con Tremonti davanti ai giornalisti. «Bossi - sintetizza un leghista della prima linea - sta esaurendo la sua pazienza. O Berlusconi si decide a mettere ordine in casa sua, anzitutto con Fini, oppure siamo noi a far saltare il banco. Berlusconi e Fini si vedano a quattr'occhi una buona volta e chiariscano». A spingere Berlusconi verso una rapida soluzione del "caso Fini" è dunque anche il suo alleato principale, che non vede di buon occhio le fibrillazioni continue della maggioranza. Il Senatùr pretende garanzie sui tempi del federalismo e teme in questa fase che, dentro il Pdl, proprio questo punto del programma possa diventare il prossimo terreno di scontro fra finiani e berlusconiani. Nel Pdl, d'altra parte, sono in molti ormai a lamentarsi per l'eccessiva «arrendevolezza» del Cavaliere nei confronti della coppia Tremonti-Bossi. Da ultimo a far uscire dai gangheri mezzo governo è stata la sanatoria per gli allevatori che avevano splafonato e dovevano pagare le multe per le quote latte. Non sono state sufficienti né le rimostranze di Andrea Ronchi né la minaccia di dimissioni di Giancarlo Galan: «Alla fine - si sfoga un ministro forzista - Tremonti ha concesso a Bossi tutto quello che voleva, mentre a noi e ai nostri governatori ci ha preso a pesci in faccia. Ma Tremonti si dovrebbe ricordare che i voti il Pdl ormai li prende soprattutto al sud». L'altro campo che il premier è obbligato a sminare, prima dell'incontro con Fini, è quello delle intercettazioni. Le diplomazie stanno lavorando in maniera febbrile giorno e notte, dopo che dal Quirinale mercoledì è arrivato il chiaro segnale che Napolitano non avrebbe in alcun modo firmato una legge che presentasse ancora quei «punti critici». Quando Gianni Letta l'ha riferito a Berlusconi, il Cavaliere si è lasciato andare a un momento di stizza«ogni giorno alza il prezzo» -, salvo poi convenire sulla necessità di piegarsi ai desiderata del presidente della Repubblica. «In questa fase non possiamo metterci Napolitano contro», ha spiegato Berlusconi ai suoi, dando ordine a Ghedini e Alfano di trovare un accordo con Giulia Bongiorno spuntando il prezzo migliore. L'obiettivo è quello di sfilare a Gianfranco Fini la bandiera della «legalità», la difesa della «politica pulita» contro un Pdl berlusconiano concepito come sentina di ogni nefandezza. Non è un caso che il fedele Sandro Bondi abbia intitolato quest'anno la scuola quadri di Gubbio "Competenza e onestà per una buona politica». La questione morale hanno lasciato il segno. Pazienza quindi se il ddl alla fine sarà molto lontano da quello che aveva immaginato Berlusconi. Le condizioni politiche impongono ora una ritirata strategica. «Mi hanno detto-ha raccontato il premier - che i finiani alla Camera sarebbero pronti a votare la pregiudiziale di costituzionalità insieme alle opposizioni se il testo restasse come è ora». Una constatazione amara, visto che oltre al ddl finirebbe a mare tutta la maggioranza. Insomma, per dirla con Maurizio Gasparri, «la fase attuale consiglia prudenza e saggezza, ci sono già troppi incendiari in giro». A consigliare la pace con Fini è anche il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che ieri è andato a trovare Berlusconi per presentargli il programma di Orvieto, tradizionale ritrovo estivo della vecchia destra sociale. Perché, alla fine, alle correnti nessuno ci rinuncia. Sono come il mattone in tempo di crisi. L'ultima nata è quella degli ex democristiani, stanchi di sentirsi «figli di un dio minore»: ieri si sono messi insieme Rotondi, Giovanardi, Pionati e Pizza. La 23esima corrente del Pdl.



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