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I dissidenti arrivati a Madrid Ecco il nostro inferno a Cuba

• da Avvenire del 16 luglio 2010

di Michela Coricelli

Sporcizia, malattie, abbandono. «Siamo stati costretti a convivere con ratti e scarafaggi. In mezzo agli escrementi». Un racconto dell'orrore. Hanno vissuto così per anni, nelle celle cubane, i primi dissidenti giunti a Madrid dopo la decisione del regime castrista dì scarcerare 52 prigionieri politici. La loro liberazione e il frutto delle intense trattative fra la Chiesa cattolica cubana e il governo, con la mediazione della diplomazia spagnola. Dopo anni di silenzio, ieri hanno raccontato in conferenza stampa la loro vicenda, che è anche la storia di tanti cubani ancora in cella. «Le condizioni igieniche e sanitarie delle prigioni di Cuba non sono terribili. Sono le peggiori», assicura Julio Cesar Galvez, giornalista 66enne, arrestato nel 2003 insieme al "Gruppo dei 75" durante la cosiddetta "Primavera nera" di Cuba. Accanto a lui Omar Rodriguez, Normando Hernandez, Ricardo Gonzalez, Jose Luìs Garcia Paneque e Lester Gonzalez hanno ricordato che la loro condanna «non ha ricevuto un'amnistia, non è stata annullata: è ancora in vigore». Questo significa che a Cuba, teoricamente, potrebbero tornare in carcere. «Se dobbiamo chiedere un permesso per ritornare in patria, significa che non siamo liberi. Non siamo immigrati, siamo rifugiati. lo continuo ad essere un perseguitato politico», denuncia Galvez. «Siamo in un limbo giuridico. Non siamo liberi e neppure immigrati», lamenta. Qualche giorno fa il ministro degli Esteri spagnolo, Miguel Angel Moratinos, aveva assicurato che gli ex prigionieri giunti in Spagna erano «liberi, non deportati». Ma le parole dei dissidenti smentiscono il massimo rappresentante della diplomazia iberica. «E stata una deportazione: ci hanno espulso dal nostro Paese», dice Rodriguez. Sono undici gli oppositori cubani arrivati a Madrid questa settimana: al gruppo dei nove giunti tre giorni fa si sono uniti, ieri, Luis Milan e Mijail Barzaga. La loro liberazione è solo il primo passo, assicurano. Ci sono ancora situazioni molto gravi, come quella di Efren Fernandez, «che soffre infezioni di sangue e alla pelle». «Sarebbe un bene che le autorità cubane prendessero in considerazione la situazione di questi fratelli che sono rimasti a Cuba. Sono loro che dovrebbero essere stati liberati», sottolinea Rodriguez. Se il regime vuole veramente liberare tutti, «cosa aspettano?» si chiede Gonzalez, Le prime scarcerazioni sono positive, ma secondo il dissidente sono ancora insufficienti: l'Europa deve continuare a fare pressioni sull'Avana. Per gli ex detenuti è «inaccettabile» la posizione di Moratinos, che invita l'Ue a modificare la posizione comune assunta dopo la repressione del 2003. «Non si deve confondere la nostra liberazione con un miglioramento dei diritti umani a Cuba», avverte Rodriguez. Dei 52 detenuti che L'Avana ha deciso di scarcerare, 20 hanno accettato di andare in Spagna. Secondo la Commissione cubana dei Diritti umani (associazione illegale nell'isola, ma tollerata dalle autorità) in cella ci sono ancora 115 prigionieri politici.



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