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• da Gli Altri del 16 luglio 2010

di Valentina Ascioni

 

Sono le prime ore del mattino. Forse le migliori della giornata, quando giugno volge al termine e l'estate entra nel vivo. Le ore in cui il sonno sigla una, tregua col caldo e il riposo si fa più sereno. Non per Andrea, però. Non oggi. Non per sua moglie Anna, né per il piccolo Antonio. Ila appena sedici mesi, lui, e quando insieme ai suoi genitori viene svegliato di soprassalto da cinque sconosciuti in divisa, inizia a piangere. E terrorizzato e non si calma mentre i carabinieri si aggirano per la casa, aprono armadi e frugano nei cassetti. Per due ore. Facendo il proprio dovere, s'intende. E per il suo papà che hanno fatto irruzione nella loro quiete domestica, mentre Foggia sonnecchia ancora. Sul mandato di perquisizione con il quale i militari bussano alla porta della famiglia Trisciuoglio c'è infatti il nome di Andrea. Un tipo piuttosto noto, qui in città. Ma non solo. Anche la stampa nazionale ha parlato di lui e della sua storia. E chissà se qualcuno li aveva mai letti quegli articoli, nella Procura di Foggia che ha disposto la perquisizione per detenzione di stupefacenti. Probabilmente no. Non ha mai fatto mistero, Andrea Trisciuoglio, di quel brutto incontro che quattro anni fa gli ha cambiato la vita. Anzi, ne ha fatto un impegno. Una battaglia pubblica, ingaggiata quando - andando a fondo nei suoi persistenti dolori a una gamba - ha scoperto di essere affetto da SM: sclerosi multipla, malattia cronica che colpisce il sistema nervoso centrale. Inibisce i movimenti e rende rigidi. Andrea, che oggi ha trentadue anni ed è rappresentante nella sua città dell'Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, fino ad alcuni mesi fa accusava forti problemi deambulatori, spasmi e dolori. E a volte era stato costretto a muoversi su una sedia a rotelle. Ad alleviare la rigidità e gli altri sintomi della malattia, a restituirgli la sua autonomia. è stato il Bediol: un farmaco a base di cannabis, di cui Andrea fa uso da un anno. Da febbraio scorso gratuitamente, perché glielo fornisce la Regione Puglia su prescrizione della Asl. Tutto, ovviamente, nel pieno rispetto della legge. Le tracce che hanno portato i carabinieri a casa di Andrea pare siano quelle di alcuni suoi acquisti su un sito internet finito sotto inchiesta. L'acquisto di un vaporizzatore, spiega, e di altri strumenti non sempre facilmente reperibili necessari per assumere il farmaco e, ad esempio, per misurarne la quantità. Il Bediol è dunque la sola "sostanza stupefacente" rinvenuta durante la perquisizione. In procura non erano a conoscenza dell'uso terapeutico della cannabis, così come sono in moltissimi a ignorarlo nel nostro Paese. L'informazione a riguardo è scarsa e lacunosa perfino tra i medici e i farmacisti e questo inchioda alla carta il diritto riconosciuto ai malati che intendono curarsi con questo tipo cli farmaci. Una volta chiarita la sua posizione, si spera che la vicenda di Andrea Trisciuoglio possa servire a intaccare, quantomeno, il tabù della cannabis terapeutica. E a sgombrare almeno un po' il campo dei diritti e delle opportunità da quella diffidenza figlia della cultura proibizionista che troppo spesso acceca il buon senso.
 

 



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