Le risorse del Cavalier Berlusconi sono innumerevoli e l'errore più grande che si possa fare è di darlo per "finito". Coloro che nel passato avevano pronosticato il suo tramonto politico sono sempre stati smentiti. Anche ora, nonostante le nubi che si addensano, il presidente dei Consiglio potrebbe inventare qualche mossa spiazzante e rimettersi al centro dei giochi. Le disponibilità finanziarie illimitate e il loro utilizzo generoso e spregiudicato, il controllo dei media, il potere derivante della carica istituzionale che occupa, i mille contatti e i mille dossier di cui dispone, costituiscono un arsenale formidabile. Nessuno può muoversi su tanti piani e con tante armi. Detto questo, però, il primo ministro sta arrancando. Sulla manovra non è riuscito a cambiare praticamente nulla se non alcuni provvedimenti dal sapore quasi provocatorio come il taglio delle tredicesime alle forze di polizia (ma altri ne restano, come il blocco dell'anzianità alle categorie sociali "nemiche"). II ministro dell'Economia Tremonti pare divertirsi a infierire: volteggiando come un torero nell'arena, prima fa inferocire toro berluscones con mille provvedimenti-banderillas, poi, tra una veronica e l'altra, l'infilza con la blindatura europea dei conti. Il presidente della Camera, dal canto suo, sempre più algido sul suo scranno, lo attende al varco delle intercettazioni mantenendo, in attesa dell'ora X, una apnea degna di Enzo Maiorca. Il "fido" Bossi, come sempre, pensa ai propri interessi e sarà di nuovo il primo a dargli il bacio della morte, 16 anni dopo, se necessario (se cioè, ad esempio, l'opposizione stringesse un patto scellerato con il Carroccio del tipo, a voi il federalismo a noi la testa di Berlusconi in un governissimo per le riforme)Infine i suoi fedelissimi si stanno compattando dietro di lui come neve al sole: ognuno con la propria corrente, e alcuni con la prospettiva di una estate al fresco, dal coordinatore del Pdl, Denis Verdini, all'amico dei mafiosi - ma solo fino al 1992 -Marcello dell'Utri. Per fortuna c'è l'opposizione a dargli un po' di respiro. L'ottimo Bersani continua a lamentarsi che così non si può andare avanti, e in effetti molti nel Pd ne sono convinti. Di Pietro batte e ribatte sempre sullo stesso tasto, ma qualche altra nota noti farebbe male, tanto per capire cosa pensa del mondo. Rimane Pier Ferdinando Casini. Dopo il patto della crostata abbiamo quello della cassata, vista la stagione. Casini è stato convocato dall'anfitrione Vespa ad una cena con il Cavaliere, con contorno di banchieri e cardinali, forse per discutere del raffinato libretto di Paolo Prodi e Guido Rossi dedicato al "Non rubare", o forse, più prosaicamente, per invitare il leader dell'Udc a divorziare di nuovo dall'opposizione e tornare nella vecchia famiglia. Dopo un periodo di appannamento Casini torna ad essere corteggiato. Respinte le avances dalemiane di questa primavera, ora si fa sotto di nuovo il Cavaliere azzurro. A questo punto Pierferdi deve decidere se continuare la ricerca di altri pretendenti o accasarsi presso il Panopticon delle libertà vigilate. Vista la situazione gelatinosa in cui si trova il Pdl, al nuovo venuto si aprirebbero anche spazi interessanti, tutti da giocare. Ma il suo sarebbe anche un correre in soccorso di Berlusconi, con il rischio di rafforzare lui e, di riflesso, l'opposizione interna, rimanendo così stretto in mezzo. Avrebbe invece tutt'altro respiro una corsa solitaria alla ricerca di una nuova aggregazione con energie fresche. In fondo è ora che ci sia una circolazione delle élite a destra. La classe politica della destra è rimasta inchiodata al 1994: i leader sono sempre gli stessi da allora, e Bossi ha addirittura superato ogni record di permanenza nella poltrona dì segretario tra tutti i partiti europei. Per dare un metro di paragone della stagnazione, 15 anni sono quelli che separano il primo governo centro-sinistra di Moro (1963) dal suo rapimento del 1978. Distanze abissali, dove era cambiato tutto. Il malessere dell'area governativa segnala che siamo vicini al momento del big bang, della ridefinizione dei rapporti di forza interni alla galassia del centro-destra, un po' come accadde alla Dc e ai suoi eredi all'inizio degli anni '90. Sarebbe la vera fine della transizione.