Dichiarazione di Irene Testa, Segretario dell'Associazione Radicale Il Detenuto Ignoto
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Bene la richiesta bipartisan della deputata radicale Bernardini e del senatore del Pdl Luigi Compagna per un provvedimento immediato di amnistia e indulto. Non è certo una novità che lo stato della giustizia nel nostro Paese vada urgentemente e improrogabilmente riformato, è un dato di fatto innegabile, perché non può esistere né senso né azione di giustizia finché vige un blocco di quasi 11 milioni di processi civili e penali che attanagliano il sistema, e che determinano la trasformazione di fatto della supposta obbligatorietà dell’azione penale in arbitrarietà . In questo dilemma, che irrisolto va sempre più incancrenendo, ciò che si registra da parte da parte della maggioranza della politica di una e dell’altra parte è ancora una volta il non saper venir fuori dal pantano della schermaglia e delle rivendicazioni, così che, se da una parte si cerca di impugnare la questione giustizia per avere facile gioco nel garantire impunità a chi evidentemente ritiene utile approfittarne, dall’altra, all’unisono con i detentori della casta giudiziaria, si grida all’amnistia mascherata.
Mentre la soluzione più naturale, dalle origini della Repubblica, è quella che appartiene a tutti i cittadini, in quanto consegnataci direttamente dalla nostra Costituzione, e proprio per questo, in ogni caso, in ogni tempo, è sistematicamente tradita e sequestrata ai cittadini a uso e vantaggio di una partitocrazia sempre più consolidata.
Diritto di ogni cittadino, in una repubblica costituzionale il cui sistema giustizia cessa sempre più di rispondere alla sua funzione, è invece vedere le istituzioni rivolgersi alle fonti vitali e fondanti del diritto costituzionale, non a sovrastrutture oscure e inficiate da vera o presunta malafede, e vedere gli organi preposti confrontarsi sulla praticabilità dei mezzi che queste fonti ci danno, prima di arrampicarsi sugli specchi fumosi e inaffidabili di ogni successivo artificio di legge, oppure all’ingiustizia di prescrizioni sempre più brevi e discriminatorie.
E’ sintomatico della corruzione di una partitocrazia, risultato di un’involuzione subdola e letale della democrazia, che questo confronto invece tuttora latiti e al cittadino, da troppo tempo nel mezzo di una crisi della giustizia che permea anche inconsapevolmente ogni aspetto della vita civile, viene negato di vedere il proprio Parlamento discutere e votare secondo i regolamenti, alla luce del sole, quel provvedimento di amnistia che - non a caso - fa parte del nostro ordinamento.