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La sola a brindare è la Lega: «Tremonti è bravissimo», dice Roberto Castelli. I finiani incassano il riconoscimento dell'esistenza della questione morale nel Pdl ma notano l'ispirazione leghista di Tremonti. I berlusconiani, invece, storcono il naso. E l'opposizione attacca. Fatto sta che l'intervista a Repubblica di Giulio Tremonti monopolizza il dibattito politico. Se il capogruppo padana alla Camera, Marco Reguzzoni, nelle parole del titolare dell'Economia trova la conferma che «l'intesa tra Bossi e Berlusconi prosegue forte e duratura», è tra i berlusconiani che le risposte del super-ministro vengono lette con freddezza. Guarda caso le prime file dei partito pubblicamente non le commentano e ad esporsi sono in pochi, come il ministro Rotondi («Berlusconi è saldo in sella, il governo arriverà a fine legislatura») e il fedelissimo Osvaldo Napoli, che dopo fino tremontiano a governi alternativi invita Bersani «ad attrezzarsi con paletta e secchiello e ad andare in spiaggia sereno». Ma ieri chi ha parlato con Berlusconi ha descritto una premier«freddo» se non irritato con il suo ministro, reo di avere parlato di «mele marce» e di avere riconosciuto l'esistenza della questione morale nel Pdl. Più in generale, nonostante Tremonti abbia assicurato che non ci sono alternative al Cavaliere, nel suo insieme la difesa del premier è sembrata «tiepida» e non è stato gradito lo scarto dal linguaggio ufficiale sugli scandali culminati nella P3 bollati dal premier come «complotto» contro il governo. Di crepe ne vedono anche i finiani pur restando diffidenti. Per Carmelo Briguglio l'intervista di Tremonti sembra «un non spontaneo atto di fedeltà » verso Berlusconi per mettere fine alle voci sul suo rapporto privilegiato con la Lega e sulla possibilità che insieme ai padani aspiri a prendere il posto del premier. Missione fallita, osserva Briguglio, visto che Tremonti «mette sullo stesso piano Berlusconi e Bossi» non riconoscendo la leadership unica del Cavaliere. Ai finiani, che tanto si battono per la difesa della legalità , piace «il riconoscimento della questione morale nel Pdl», spiega Briguglio, anche se non possono fare ameno di notare che «l'armamentario che propone per risolverla sia leghista, ovvero il federalismo» (la deriva bossiana del governo è uno dei problemi da sempre sollevati da Fini). Va invece all'attacco l'opposizione. Per il responsabile economico del Pd Stefano Fassinail ministro ha fatto solo «bolle di sapone che non riescono a coprire una politica economica inefficace, iniqua e senza riforme». Gli fa eco Sandro Gozi, specialista democratico in politiche Ue, che smentisce il titolare del Tesoro ricordando che «nell'Europa reale l'Italia di Berlusconi è marginale e irrilevante». Chiude Filippo Penati per il quale l'unica cosa che preoccupa Tremonti è «tranquillizzare Berlusconi di non essere interessato alla successione e tentare in modo imbarazzato di prendere le distanze dalla corruzione». Nichi Vendola con Tremonti è d'accordo su un punto: «No a governi tecnici, bisogna liquidare il berlusconismo e tornare alle urne». All'attacco anche l'idv Belisario che in Tremonti vede «una certa insofferenza» per gli scandali «che al di là della difesa d'ufficio non vuole minimizzare».
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