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«Reporter ucciso da terroristi» Atene vede gli anni di piombo

• da Il manifesto del 20 luglio 2010

di Pavios Nerantzis

 

Ventiquattro ore dopo 1'assassinio a colpi d'arma da fuoco di un giornalista greco, rimangono molti gli interrogativi sui moventi dell' attentato, nonostante la polizia ellenica ieri sera abbia parlato apertamente di «un'azione terroristica». Mancava poco alle 5 (ora locale) di ieri mattina, quando un gruppo di persone ha fatto scendere di casa con l'inganno il 36enne Sokratis Golias dalla sua abitazione a Ilioupoli, nella periferia orientale di Atene, sostenendo che qualcuno stava per rubare la sua auto. Gli attentatori, poi, - almeno tre secondo le prime ricostruzioni degli agenti -, hanno aperto il fuoco, colpendo a morte il giornalista con numerosi proiettili e scappando via a bordo di una macchina, ritrovata carbonizzata poche ore dopo dagli inquirenti. Un'operazione svolta in maniera «professionale», studiata con attenzione a tavolino. Secondo la polizia della capitale si tratta di un'azione terroristica, perché le due armi da cui sono partiti i 16 proiettili che hanno ucciso Golias erano dello stesso tipo di quelle utilizzate dal gruppo armato «Setta dei rivoluzionari» in attentati precedenti. Un'arma fu usata dai terroristi contro l'agente della polizia, Antonis Nektarios Savvas, assassinato nel Giugno del 2009 e l'altra, sempre secondo gli investigatori, negli attentati contro il commissariato della polizia nel quartiere di Korydallos e la stazione televisiva privata Alter nel febbraio dello stesso anno. Ora è vero che vari gruppi terroristici e anarchici hanno minacciato di morte giornalisti, soprattutto dei canali televisivi, accusati di essere «corrotti» e di «fare il gioco dei politici». Ma finora nessun gruppo ha rivendicato l'attentato e Golias, il reporter assassinato, non apparteneva in questa categoria di «giornalisti vicini al potere». Al contrario lavorava per una radio privata, Thema 98.9 fm, ed era il creatore del più popolare blog d'informazione, Troktiko (il roditore), che si occupava di vari scandali, anche se spesso in una maniera poco attendibile e improntata al sensazionalismo. Negli ultimi tempi, a sentire i suoi colleghi, «Golias era impegnato in un inchiesta sulla corruzione che a breve avrebbe visto la luce». Perché allora sarebbe dovuto finire nel mirino dei terroristi? ci si chiede negli ambienti giornalistici della capitale. Se venisse confermata la pista politica, il paese sembrerebbe avviato verso gli «anni di piombo», dopo l'omicidio qualche giorno fa (con un pacco bomba) del braccio destro del ministro dell'interno Chrisochoídis e numerosi episodi di violenza (bombe contro banche e sedi governative) avvenuti nelle scorse settimane, a margine delle grandi manifestazioni popolari contro i tagli del governo per fronteggiare la crisi economica. Il governo greco ha duramente condannato l'omicidio, il primo di un giornalista da oltre vent'anni in Grecia. «La democrazia e la libertà d'espressione non possono essere imbavagliate, terrorizzate o intimidite» ha dichiarato il portavoce governativo, mentre una dura condanna è arrivata dal presidente dei giornalisti di Atene, secondo cui l'omicidio «è opera di persone che volevano far tacere un bravissimo giornalista investigativo». Intanto prosegue lo sciopero della fame, cominciato a metà Luglio al carcere di Korydallos, di un terrorista arrestato, appartenente al gruppo armato «Lotta Rivoluzionaria» annientato pochi mesi fa. Nikos Maziotis denuncia le autorità greche perché al interno dei carcere non rispettano i suoi diritti umani, impedendogli a visitare sua moglie pure lei incarcerata che sta per partorire.


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