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Da 15 giorni c'è un fatto nuovo nel Centro di identificazione ed espulsione di Ponte Galeria (Roma). Nella sezione maschile non ci sono più ingressi e si nota una certa frenesia nelle convalide di espulsione. Molti si ritrovano con un foglio che impone di sparire entro 5 giorni. A breve l'intera sezione maschile verrà chiusa per lavori di ristrutturazione. Quelli che saranno ancora presenti all'atto della chiusura verranno dislocati negli altri Cie italiani, con grave danno per parenti e legali. Chi ha dato questi ordini parla di interventi necessari. Miglioramenti per rendere la privazione della libertà personale meno angosciante? Seri dubbi. Nella giornata in cui ha visitato il centro, la presidente della Regione Lazio Renata Polverini ha dato notizia tanto della realizzazione di un campo di calcetto quanto del rinnovo della convenzione con l'Asl competente per l'assistenza sanitaria. Ma dalle notizie che giungono, con la ristrutturazione si intende rendere il Cie più «sicuro». Si farà in modo di impedire ai reclusi di salire sui tetti, si renderanno più difficili i tentativi di fuga, si creeranno «spazi tali da garantire l'incolumità degli agenti di sorveglianza». Messa in questa termini, viene in mente una struttura di massima sicurezza, con le privazioni che ciò comporta. Il tutto accade mentre nei Cie le proteste sono un fatto quotidiano. L'altro ieri dal centro di via Corelli, a Milano, sono fuggiti tre stranieri, mentre, in quello di Gradisca si è verificato un tentativo fallito. Questo è il bilancio: 7 stranieri denunciati per resistenza, lesioni e danneggiamenti aggravati, 6 agenti contusi, 2 magrebini ricoverati in ospedale. Questa la normalità dei Cie.
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