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Il Pd attacca Caliendo: non può seguire i lavori del ddl

• da Il Mattino del 21 luglio 2010

di Maria Paola Milanesio

 

Spiega che cosa cambierà ora, dopo quell'emendamento sulle intercettazioni che ha portato la pace nel Pdl. Del resto quella modifica porta proprio il suo nome, il nome di Giacomo Caliendo, sottosegretario alla Giustizia. Lo stesso intercettato dagli investigatori a colloquio con Pasqualino Lombardi, componente di quella P3 che - secondo la magistratura - aveva l'obbiettivo di interferire nelle funzioni degli organi costituzionali. Ce n'è abbastanza perché l'opposizione torni alla carica, dopo aver già presentato una mozione di sfiducia nei confronti del sottosegretario (in realtà, si tratta di una richiesta al governo affinché convinca Caliendo a dimettersi). Anche il Pdl, però, non si fa trovare impreparato e ieri mattina il capogruppo Fabrizio Cicchitto fa sapere ai suoi di tenersi pronti perché è possibile che in commissione Giustizia, dove si discute di intercettazioni, arrivi Dario Franceschini per un nuovo capitolo di accuse al sottosegretario. Franceschini non arriva ma questo non significa che i democratici demordano. «E assolutamente inopportuno che il sottosegretario sia in commissione per seguire i lavori sul disegno di legge sulle intercettazioni», dichiara Donatella Ferranti. E Michele Ventura definisce «imbarazzante» la presenza dell'esponente di governo: «All'unanimità l'ufficio di presidenza del Pd ha deciso di chiedere a Caliendo di astenersi dai lavori. Giudichiamo assai grave. che i deputati del Pdl abbiano deciso di impedire ai giornalisti di seguire la discussione attraverso il circuito chiuso. Un gesto irresponsabile». Ma era il gesto su cui il Pdl stava meditando fin dalla mattina, pronto a chiudere le riprese audio-video in caso di proteste dell'opposizione contro Caliendo. «Non vogliamo offrire il palcoscenico a nessuno per attacchi che non hanno senso e che sono solo strumentali», spiegano nella maggioranza. Ma ad aggirare l'ostacolo è la radicale Rita Bernardini che «intercetta» la seduta di ieri, mandata in onda integralmente su Radio Radicale nella serata: «Sappiamo che fosse già in vigore l'emendamento presentato dal governo ci sarebbe il rischio di finire in galera fino a tre anni». L'Idv di Antonio Di Pietro insiste sulla mozione di sfiducia nei confronti del sottosegretario: l'appuntamento è stato rinviato a settembre ma l'Idv vuole che venga calendarizzata prima della pausa estiva. «Caliendo deve andare a casa. Non può restare al suo posto un sottosegretario che partecipa a riunioni segrete per influenzare decisioni politiche, appalti, processi e per tentare anche di condizionare la Consulta sul Lodo Alfano», sottolineano i capigruppo Belisario e Donadi. «Abbiamo già presentato la nostra mozione», replica Pier Luigi Bersani. L'Udc fa strada a sé: «Non abbiamo partecipato alle azioni di protesta, perché non è questa la sede. In commissione all'ordine del giorno ci sono le intercettazioni», così Roberto Rao spiega la scelta dei centristi. La maggioranza fa quadrato. «Caliendo ha dato una lezione di dignità a tutti. Mi dispiace che l'opposizione, a corto di argomenti, si affidi alla strumentalizzazioni», commenta Enrico Costa. «Il Pd ha recitato la parte del soldato giapponese che esce dalla foresta pensando che la guerra sia ancora in corso, mentre è finita da un pezzo», dice Luigi Vitali, alla luce dell'accordo ritrovato con i finiani sulle intercettazioni.

 



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