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"Caliendo è imbarazzante, lasci" P3, il Pd attacca ma il Pdl fa muro

• da la Repubblica del 21 luglio 2010

di Alberto D'Argenio

Inseguito da due mozioni di sfiducia e contestato alla Camera: «Si deve dimettere». L'opposizione parte all'attacco di Giacomo Caliendo, sottosegretario alla Giustizia intercettato e finito nelle carte dell'inchiesta sulla P3. Lo difende il Pd1, anche se i finiani prima di schierarsi con lui aspettano di vedere l'evolversi delle indagini sul suo conto. Così come l'Udc. Un eventuale avviso di garanzia per violazione della legge Anselmi sulle associazioni segrete potrebbe spostarli dalla parte di Partito democratico e Italia dei valori innescando quella pressione che già ha portato alle dimissioni di Brancher e Cosentino prima che venissero sfiduciati dal Parlamento. Ieri il l'Idv ha depositato al Senato la sua mozione contro il sottosegretario chiedendo al presidente di metterla ai voti prima della pausa estiva (il presidente Renato Schifani si è riservato di decidere). Alla Camera, come ha ricordato il leader democratico Pierluigi Bersani, «è già stata depositata» un'altra mozione firmata dal capogruppo Dario Franceschini e dal collega dell'Idv Massimo Donadi, Andrà in aula a settembre. Ma a prescindere dal calendario per il capogruppo dipietrista al Senato Felice Belisario «quanto sta emergendo dalle inchieste è gravissimo, le dimissioni di Caliendo sono doverose perché non è in grado di svolgere con serenità i suoi compiti che tra le altre cose toccano intercettazioni e riforma della giustizia». Sulla stessa linea i democratici, che ieri mattina all'ufficio di presidenza hanno deciso l'attacco da sferrare nella successiva seduta sulla legge bavaglio in commissione giustizia: «E politicamente inopportuno che Caliendo continui a seguire il ddl intercettazioni visto il suo coinvolgimento nell'inchiesta P3», ha quindi detto in commissione la capo gruppo Donatella Ferranti. Caliendo è stato difeso dal Pdl - preparato alla contestazione visto che la voce si era sparsa nei corridoi della Camera - e con Enrico Costa ha definito il sottosegretario «un gentiluomo» oggetto di un attacco «strumentale» dell'opposizione. Uno scontro che tra l'altro ha dato il destro alla maggioranza di negare la diretta tv della discussione nel circuito interno alla Camera (e quindi per la stampa) sulla riforma delle intercettazioni. Ci ha pensato la radicale Rita Bernardini a registrarla di nascosto e a mandarla in onda su Radio Radicale. «La commissione giustizia non è una società segreta e non si comprende il motivo che ha portato il capogruppo Pdl Enrico Costa a negare la pubblicità della seduta», ha spiegato la Bernardini. Intanto i finiani, con Italo Bocchino, hanno fatto sapere che la posizione di Caliendo è differente da quella Cosentino (contro il quale avrebbero votato la sfiducia evitata dalle sue dimissioni): «Non è neanche indagato, sicuramente è un caso diverso, lasciamo lavorare serenamente la magistratura». Tuttavia la pattuglia dei fedelissimi del presidente della Camera che comunque considera Caliendo una persona di spessore fa sapere di essere pronta a votare con l'opposizione nel caso in cui nel frattempo arrivasse un avviso di garanzia per il sottosegretario. Posizione non dissimile da quella dell'Udc. Ieri Roberto Rao ha spiegato che in commissione giustiziai centristi non hanno contestato Caliendo perché quella «non era la sede adatta». E sulla sfiducia gli uomini di Casini restano defilati, non hanno ancora deciso che posizione tenere. Anche loro aspettano gli eventi.



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