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Il Pd: solo mezzo passo avanti «Inopportuno ruolo di Caliendo»

• da da l'Unità del 21 luglio 2010

di Maria Zegarelli

«La legge che abbiamo visto fin qui è totalmente inaccettabile. Oggi hanno fatto un mezzo passo avanti e Berlusconi dice che non va bene. Appena si sono messi d'accordo commenteremo». Pier Luigi Bersani lo definisce un mezzo passo avanti l'emendamento presentato ieri dal governo al Ddl intercettazioni, ma il testo nel complesso resta inaccettabile per il Pd. Donatella Ferranti, capogruppo in commissione Giustizia, va oltre: «L'emendamento rischia di rendere ancora più difficile per i magistrati fare le indagini e portarle a termine». Perché, spiega, in quell'emendamento che doveva solo facilitare la pubblicazione delle intercettazioni c'è anche altro, «come al solito. Introducono, infatti, per la prima volta un passaggio pericoloso per le indagini più complesse: si prevede che anche nel caso in cui il pm disponga i cosiddetti "atti a sorpresa", per la ricerca delle prove, come le perquisizioni, se in quel momento sono in corso intercettazioni telefoniche è tenuto a trascriverle e depositarle. In questo modo c'è il rischio di compromettere tutto». Anche la cosiddetta «udienza filtro è sicuramente un piccolo passo avanti che, anche grazie alla tenacia del Pd, allenta il bavaglio all'informazione, ma non basta per poter dire che il ddl è migliorato: il diritto di cronaca sarà variabile di caso in caso».
IL CASO CALIENDO. Ma ieri mattina Donatella Ferranti ha mandato in fibrillazione i lavori della Commissione - per i quali il Pdl si è opposto alla trasmissione nel circuito interno della Camera ma che ieri Radio Radicale ha comunque mandato in onda grazie a Rita Bernardini che si è "autointercettata" chiedendo al sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, che ha presentato l'emendamento per conto del governo, di non seguire più il ddl intercettazioni «perché politicamente inopportuno, dato il suo coinvolgimento nell'inchiesta sulla cosiddetta P3 e sull'eolico». Decisione concordata con la presidenza del gruppo, «in assoluta coerenza con la mozione di sfiducia presentata da Franceschini alla Camera ma non ancora calendarizzata dal presidente Fini», spiega la deputata Pd. Richiesta a cui non è è associata l'Udc, «perché non era stata concordata» spiega il centrista Roberto Rao. Nel frattempo l'Idv ha presentato la sua mozione di sfiducia al Senato chiedendo alle opposizioni di votarla. «Bersani replica: «Abbiamo presentato la nostra ed è sicuro che la voteremo». Il Pdl fa scudo intorno al sottosegretario: per il finiano Italo Bocchino Caliendo non è come Cosentino (che si è dimesso) perché «non è neanche indagato», mentre per il senatore Giuseppe Valentino, il sottosegretario è «reo soltanto d'aver accettato un invito a cena di un autorevole esponente della politica italiana». La cena a cui si riferisce è quella organizzata da Denis Verdini, coordinatore Pdl, il 23 settembre 2009 a cui erano presenti anche Flavio Carboni, faccendiere della P2, Marcello Dell'Utri, condannato in appello per concorso esterno in associazione mafiosa e Pasquale Lombardi, geometra. E dalle intercettazioni telefoniche dell'inchiesta sulla P3 emergono pressioni costanti di Lombardi su Caliendo affinché intervenga con il ministro Alfano per sollecitare l'ispezione contro la Corte d'Appello di Milano, che aveva respinto il ricorso Formigoni. Gran lavorio anche verso i giudici della Corte Costituzionale per il Lodo Alfano rispetto ai quali era necessario fare la conta per vedere «andò sta 'o bono e andò sta 'o malamente». Il gip Giovanni De Donato nell'ordinanza di richiesta di custodia cautelare nei confronti di Carboni, Lombardi e Arcangelo Martino, scrive: «Secondo la valutazione meditata di questo gip, il fatto che le menzionate esigenze cautelari sono di eccezionale rilevanza» deriva dal rischio per la Repubblica «che altri tentativi di grave condizionamento di istituzioni pubbliche, anche di livello costituzionale, possano ottenere eventuali ulteriori concreti effetti». Basterebbe molto meno per far fare un passo indietro al sottosegretario che li frequentava.



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