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Piemonte, ricorsi elettorali. Mellano: brutta o bella la legge elettorale regionale andava applicata. Punto e basta!

21 luglio 2010

Le agenzie riferiscono che potrebbe essere quella del 27 luglio la prima udienza utile per la discussione del ricorso del governatore del Piemonte, Roberto Cota, al Consiglio di Stato, secondo i sempre ben informati “ambienti giudiziari torinesi”. Nessuna comunicazione ufficiale alle parti, magià si inidica probabile che i magistrati dispongano subito un rinvio.

In Consiglio regionale la Lega aderisce alla richiesta del Pdl di tenere a Palazzo Lascaris una seduta straordinaria del consiglio regionale sui ricorsi. La richiesta presentata dal capogruppo del Pdl Luca Pedrale e' stata sottoscritta dal capogruppo del Carroccio Mario Carossa e dall'assessore Elena Maccanti e definisce la propria strategia politica, nell’accendere la polemica sulla legge 21/2009 che ha regolamentato le modalità di deposito delle liste e delle firme di sottoscrizione dei candidati.

Bruno Mellano, Presidente di radicali Italiani, ha dichiarato:

Il grande nervosismo trasversale agli schieramenti, ma palpabile in casa della Lega Nord, e il grande attivismo tardivo attorno ricorsi conferma, per chi ne avesse ancora bisogno, quanto fosse concreta la denuncia dei radicali e di Emma Bonino in particolare (anche con uno sciopero della sete!) sulla legalitĂ  delle elezioni.

Nel teatrino delle dichiarazioni odierne, si può registrare l’arguta denuncia di Mario Carossa che individua nei meccanismi elettorali dalla legge regionale il cuore della questione. Carossa si perita persino di indicare i nomi di qualche responsabile politico, il cui compito era quello di garantire la prima applicazione della norma. Il capogruppo leghista ha sicuramente delle ragioni, ma sbaglia quando piega l’analisi del caso concreto alle esigenze di bottega.

La legge, votata dal “parlamentino” regionale a maggioranza, è stata letteralmente dettata dai gruppi di un solo consigliere (per lo più eletti in coalizzione con il centro-destra), costituiti in deroga al regolamento consiliare grazie ai ricatti assembleari e grazie all’applicazione puntale del criterio “tanto peggio, tanto meglio”: più è in difficoltà la maggioranza (all’epoca la Bresso), meglio sta l’opposizione (il centro-destra), in barba al senso delle istituzioni e alla lungimiranza politica (come dimostrano le vicende odierne).

Noi radicali contestammo – da fuori del Consiglio regionale – il varo della leggina, ne denunciammo la portata partitocratica e la natura illiberale. Abbiamo sempre contestato e denunciato – ad ogni tornata elettorale – il malcostume politico che, contro le indicazioni europee, porta ormai ogni volta a modificare la legge elettorale a meno di un anno dal voto: è vero che altre Regioni hanno fatto di peggio ed all’ultimo secondo prima del voto, ma è verissimo che anche la legge 21, approvata nel luglio di un anno fa a otto mesi dalla celebrazione delle elezioni regionali, non ha nulla dello spirito sabaudo ed europeista di cui tutti in Piemonte amano ammantarsi.

Cota, Carossa e tutti i quadri leghisti piemontesi ripetono all’unisono che la legge è stata utilizzata anche dal centro-sinistra: in particolare si ricorda – come fosse cosa segreta o tenuta riservata – che anche i radicali della Lista Bonino-Pannella ha usufruito della firma del capogruppo del Partito Democratico per presentarsi senza passare sotto le forche caudine della raccolta firme.

E’ così – me ne sono occupato in prima persona, assiduamente e con attenta preoccupazione: la legge regionale 21/2009 è stata fatta appositamente per permettere ai Giovine, ai Lupi, ai Nicotra, agli Scanderech ed ai gruppi ed ai partiti già “dentro” di ritornarci senza lo scoglio della raccolta di sottoscrizioni nelle otto province piemontesi. Lo abbiamo detto e denunciato pubblicamente. Quando – vista la situazione generale dell’informazione e la difficoltà oggettiva, anche per il “partito dei referendum”, nel raccogliere le firme in molte regioni italiane – abbiamo deciso che, nell’accordo di governo fatto con Mercedes Bresso dovesse rientrare anche la richiesta “politica” di garantire la presentazione delle Lista Bonino-Pannella con la sola firma del capogruppo democratico Rocchino Muliere: lo abbiamo fatto pubblicamente e lo abbiamo detto in tutte le salse e le occasioni possibili.

Il problema, caro Cota e caro Carossa, è che la legge regionale NON E’ STATA APPLICATA!!! Brutta o bella che la si consideri, il problema della legalità con cui dovete confrontarvi – e tutto il Piemonte con voi – è che la legge regionale 21/2009, fatta di un solo articolo e di soli tre commi, che determinano tre fattispecie diverse di possibile presentazione di liste di candidati senza le necessarie sottoscrizioni di cittadini, NON E’ STATA RISPETTATA.

Deodato Scanderech non era più presidente di gruppo al momento del deposito delle liste e la lista dei Consumatori per Cota non era collegata al movimento nazionale che potesse vantare una rappresentanza consiliare. Punto e basta! Sui Verdi-verdi e sui Pensionati per Cota si vedrà, speriamo a breve, già le cose emerse appaiono eclatanti ed evidenti, e soprattutto con i contorni della recidiva, che è notoriamente un’aggravante.

Ora, se Carossa e la Lega vogliono tirare in ballo i responsabili del mancato controllo la cosa ci trova assolutamente favorevoli, pronti e sereni, ma ciò non cambia la sostanza: chi non ha controllato ha sicuramente sbagliato e non compiuto il compito a cui era preposto (Presidenza, Ufficio di Presidenza, Conferenza dei Capigruppo....) ma certo il cuore del problema è che noi e la gran parte delle liste presenti sulla scheda abbiamo rispettato il dettato della “leggina”, altri – indubbiamente - non l’hanno rispettata! E ciò va sanzionato.

 



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