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Un vietcong a Montecitorio

• da Prima Comunicazione del 23 luglio 2010

“Un autentico rompipalle”: così Pier Ferdinando Casini definisce Roberto Giachetti, deputato del Pd alla terza legislatura, ma soprattutto l'uomo a cui basta uno sguardo per dirigere dal suo scranno di Montecitorio le truppe dell'opposizione. È a lui che il Pd si affida per organizzare i blitz parlamentari, tentando di mandare in minoranza la maggioranza. La definizione ufficiale del suo ruolo è segretario d'Aula per il gruppo del Pd, ma l'interpretazione che ne dà l'ex presidente della Camera è perfetta. Come ogni ex radicale che si rispetti, Giachetti conosce infatti il regolamento a menadito, ma anche per uno come lui non sarà facile tener fede alla minaccia di Enrico Letta di trasformare la discussione della legge sulle intercettazioni nel “Vietnam della maggioranza". Cosa s'inventerà Giachetti nelle vesti di vietcong? "Di tutto, pur di non far passare questo provvedimento", risponde. Eppure non rinnega quello che sul problema delle intercettazioni dichiarò al Corriere della Sera due anni fa quando il testo venne varato dal governo: ovvero che si era ormai arrivati a "una vera e propria degenerazione" su cui "non si può fare finta di niente", ma che comunque "la questione non si può certamente affrontare come intende Berlusconi". E ora che a suo parere il testo è anche peggiorato ce la metterà tutta per trasformare l'aula di Montecitorio in un Vietnam: "Sarà una situazione da codice rosso", avverte. Che secondo il gergo parlamentare significa: tutti presenti, malati compresi. "Devono venire in aula pure con la flebo", ironizza. Romano, classe 1961, ex giornalista di Radio Radicale, ex capo di Gabinetto di Rutelli sindaco di Roma e già coordinatore romano della Margherita, Giachetti è la 'croce' di ogni presidente della Camera. "Difficile trovare uno come lui in Parlamento", riconosce Casini, che nei cinque anni in cui ha presieduto Montecitorio si è dovuto scontrare con i suoi continui richiami al regolamento e i suoi estenuanti interventi. Senza contare gli scioperi della sete nel 2002 per la mancata nomina dei giudici della Corte costituzionale - e della fame: nel 2004 per costringere la maggioranza berlusconiana a mettere in calendario il ddl sul conflitto d'interessi, e poi tanti altri fino al più recente per i lavoratori dell'Eutelia. Sempre presente in aula - quasi il 97% delle sedute - non rinuncia quasi mai a prendere la parola. Insomma, se ai tempi della scuola bisognava prenderlo a calci per farlo entrare in aula - gli amici dell'epoca ricordano che ha passato la maturità per miracolo - da quando alla fine degli anni Ottanta è stato eletto consigliere circoscrizionale con i Verdi dalle aule non è più uscito. Lavoratore indefesso, senza alcuna cura per l'immagine (abiti stazzonati, mai con la cravatta e con la barba spesso alla 'non ho avuto tempo di farla'), Giachetti si è fatto le ossa soprattutto ai tempi degli ostruzionismi parlamentari di Pannella, Bonino e Aglietta. Un po' guascone, quando entra nell'emiciclo si trasforma però in una macchina da guerra, rispettando al millesimo il decalogo del perfetto segretario di gruppo. Regola numero uno: studiare bene il provvedimento in discussione e gli emendamenti; regola numero due: scoprire qual è l'emendamento che può creare problemi nella maggioranza; regola numero tre: organizzare le truppe per dare al momento giusto il colpo di grazia. Spiega Giachetti: "Il segreto è tenere fuori dall'aula, per le prime votazioni, venti o trenta dei nostri deputati in modo che gli avversari, vedendoci in pochi, si rilassino e magari si concedano una pausa caffè più lunga, un salto in ufficio, una fumatina in cortile. E quando arriva 1"emendamento tranello'... zac! parte 1'sms del 'tutti dentro', i nostri vengono a votare e li mandiamo sotto". Il capolavoro, racconta, è stato quando riuscirono addirittura a bocciare un intero decreto, il cosiddetto salva liste. "In Parlamento il gioco a nascondino è una vecchia pratica", ammette Giachetti. "Ma è difficile applicarla a provvedimenti vitali per il governo". Dopo nove anni, di aneddoti da raccontare ne avrebbe a iosa, anche se la sua massima ambizione rimane quella di emulare, almeno per un giorno, Mario Pochetti, mitico deputato del Pci: "A lui bastava un battito di mano per far entrare in aula come scolaretti tutti i parlamentari, Berlinguer e Napolitano compresi". Oggi invece nelle votazioni domina la tecnologia, il governo ricorre spesso al voto di fiducia ed è sempre più difficile assistere alle vecchie maratone ostruzionistiche. Quella del 24 giugno scorso sul decreto enti lirici è stata una vera eccezione, durante la quale, alla trentesima ora consecutiva di aula, Giachetti è sbottato: "Possiamo almeno sapere come sta andando la partita dell'Italia?" (era quella con la Slovacchia che ci ha eliminati dai Mondiali). Lo sport è infatti l'altra sua passione: dopo aver partecipato per spirito di militanza alla 'corsa di Miguel', la dieci chilometri romana che prende il nome da un maratoneta argentino desaparecido, ci ha preso talmente gusto da aver corso lo scorso novembre la maratona di New York e ora il suo prossimo obiettivo è andare sotto le quattro ore nella maratona di Berlino. Sua compagna di allenamento e di gara è la deputata del Pdl Chiara Moroni: la strana coppia, li chiamano a Montecitorio. Ma Giachetti fa spallucce: nella sua vita'scapestrata' se ne è sentite dire di tutti i colori, e ne ha anche combinate di tutti i colori. "Meno male che ì miei due figli hanno preso dalla mamma", dice. Unico tra i deputati a fare outing sulle canne ("Sì, ogni tanto ne fumo una", dichiarò all'indomani dell'inchiesta delle Iene sull'uso di droga tra i parlamentari), fu anche sospettato di aver scritto, da buon romanista, Totti e Montella sulle schede delle prime votazioni per l'elezione del presidente della Camera nel 2001. La sfrontatezza dunque non gli manca, ma nell'esercizio delle sue funzioni parlamentari sa calibrarla con abilità. Soprattutto se, come è prevedibile accada per la legge sulle intercettazioni, i tempi di discussione saranno contingentati. Però promette: "Gli romperemo le scatole in tutti i modi". E se a dirlo è il campione dei rompipalle non c'è da dubitarne. Angela Bianchi
 



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