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Stupro, coro contro la Consulta. Ma Giovanardi: «Sentenza giusta»

• da Giorno / Resto / Nazione del 23 luglio 2010

di s.m.

«Ora donne e minori sono più deboli». La sintesi è di Dorina Bianchi dell'Udc che ha riassunto il pensiero comune a maggioranza e opposizione. Con un'eccezione: il sottosegretario Carlo Giovanardi. Nei procedimenti per violenza sessuale, atti sessuali con minorenni e prostituzione minorile il giudice non è più obbligato a disporre la custodia in carcere dell'indagato ma può applicare misure cautelari alternative. Così ha deciso la Corte Costituzionale che ha dichiarato la parziale illegittimità costituzionale dell'articolo 275 del codice di procedura penale. Dal 2009 non era consentito al giudice di applicare, per i tre delitti sessuali al vaglio, misure diverse della custodia in carcere. La Consulta, però, ha ritenuto la norma in contrasto con gli articoli 3 (uguaglianza davanti alla legge), 13 (libertà personale) e 27 (funzione della pena) della Costituzione e ha aperto alle alternative «nell'ipotesi in cui siano acquisiti elementi specifici, in relazione al caso concreto, dai quali risulti che le esigenze cautelari possono essere soddisfate con altre misure». Una decisione che ha fatto indignare il ministro per le Pari opportunità Mara Carfagna che ieri si è portata dietro una lunga scia di critiche dal Pdl all'Idv, con l'eccezione dei Radicali e di Carlo Giovanardi. «Giustamente la Corte Costituzionale ha ricordato - ha spiegato il sottosegretario - che non si può applicare automaticamente la custodia cautelare in carcere applicando un trattamento riservato al colpevole, prima della sentenza di condanna, soprattutto quando è ragionevole applicare altre misure cautelare». Un principio «ancora più valido se si pensa che nel nostro paese purtroppo, assai spesso, persone incarcerate con accuse di questo tipo risultano poi totalmente innocenti all'esito del processo». Per gli altri, invece, è un grosso passo indietro. Vittoria Franco (Pd) parla di una sentenza che «crea imbarazzo». Silvana Mura (Idv): «Un ulteriore segnale volto ad abbassare il livello di guardia nei confronti di reati come lo stupro». Non diversi i toni nella maggioranza. Barbara Saltamartini teorizza: «La violenza sessuale è un reato talmente atroce e inaccettabile da potersi equiparare ai reati di criminalità organizzata»; «è una sentenza - afferma Roberta Angelilli - che offende profondamente le vittime di uno dei reati più aberranti». Indignati anche i commenti della Lega. Cristina Lussana: «Non può essere sostenuta la tesi che ci sia una classifica della gravità del reato di violenza sessuale. Ancora una volta la magistratura si dimostra lontana dal sentire e dalla volontà della gente»



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