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Contro i Diktat dei maoisti idrici

• da L'Opinione delle Libertà del 23 luglio 2010

di Annalisa Chirico

Si chiama Acqua libera tutti il neo-comitato transpartitico contro la sovietizzazione dell'acqua. Si chiama falsificazione propagandistica quella messa in atto dai referendari contro l'inesistente privatizzazione dell'acqua. Quattro partitini e la mega struttura di un sindacato confederale (la Cgil) hanno depositato in Cassazione i tre quesiti referendari che, se giudicati ammissibili ed eventualmente approvati, farebbero fare al Paese un salto indietro di trent'anni. Un milione e quattrocentomila cittadini ingannati in nome di slogan popolari e populisti. I quesiti mirano sostanzialmente ad abolire gli effetti del decreto Ronchi adottato per adempiere agii obblighi comunitari e dare esecuzione ad alcune sentenze della Corte di Giustizia europea. In base a questo decreto agitato come uno spauracchio mostruoso dai maoisti dell'acqua, le gare a evidenza pubblica diventano la regola per l'affidamento dei servizi pubblici locali. Non vi è alcuna privatizzazione dell'acqua, di cui la legge stessa ribadisce la natura di bene pubblico, ma, come già avviene in altri settori (si pensi alla telefonia o all'energia elettrica), si introduce la possibilità di selezionare un partner privato in una società mista o di esternalizzare la gestione del servizio, sempre mediante gare pubbliche; in coerenza con i principi di pubblicità e trasparenza affinché il servizio sia fornito da chi è in grado di assicurare la qualità migliore a costi inferiori. In altre parole, l'acqua rimane un bene pubblico e, per ottimizzarne l'utilizzo contro gli sprechi e le inefficienze presenti, si fissano delle regole chiare in linea con gli standard europei per ammettere anche soggetti privati nella gestione del servizio (non nella proprietà della risorsa!). Concorrenza tra pubblico e privato, libertà di impresa e, soprattutto, la libertà della comunità locale di scegliere la forma di organizzazione del settore che preferisce. "Vade retro", insorgono i maoisti dell'acqua. Concorrenza, libertà, privato? Bestemmie da neocapitalisti liberisti schiavisti. Non importa se oggi abbiamo bisogno di prelevare 165 litri di acqua per erogarne 100. Non importa neanche se, per ammodernare la rete, servono 60 miliardi di euro (dati Feder utility) e non si sa dove andare a prenderli. Poi, se per finanziare il sistema interamente pubblico, servirà una nuova tassa slegata dal consumo e ribattezzata "addizionale idrica", ci godranno addirittura un po' i maoisti dell'acqua. Del resto, a loro interessa fare la Rivoluzione, innanzitutto culturale. Riaffermare il "bene comune", difendere la volontà popolare, scardinare il sistema. lo di una tassa in più farei anche a meno, se permettete. Vorrei addirittura pagare l'acqua in base a quello che consumo. Vorrei pure - sono proprio una matta - che il servizio mi venisse offerto da chi sa farlo al meglio facendomi pagare meno. Vorrei - e qui esagero - che all'affidamento in house si preferisse, ove possibile, la logica della gara aperta e trasparente, che, come spiega Alberto Mingardi sul Sole24ore, introduce un meccanismo di accountability con un miglior controllo sugli affidatari. Chi ha a cuore la natura dell'acqua come "bene comune", deve mobilitarsi contro la mastodontica campagna di disinformazione orchestrata da quattro nostalgici. E' per questo che ho aderito al Comitato promotore per il no alla sovietizzazione dell'acqua. Da oggi mi impegnerò e a te chiedo di fare lo stesso. Per la concorrenza e per la libertà di scelta. Contro gli sprechi di un bene pubblico, che può salvare una e milioni di vite. Dacci una mano.
 



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