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Fiat, De Lucia: lo scandalo non è la decisione di produrre in Serbia, ma il riflesso ultraconservatore di partiti e sindacati
"Non c'è bisogno di ''tavoli'', ma di riforme. Il PD non lasci campo libero alla demagogia di Vendola."

Roma, 23 luglio 2010

• Dichiarazione di Michele De Lucia, Tesoriere di Radicali Italiani

Secondo un elementare principio liberale, un imprenditore deve poter fare le scelte che ritiene più opportune per il successo della sua azienda, a cominciare dal produrre, nel rispetto delle leggi, dove e come gli conviene di più. Se alla Fiat conviene di più produrre in Serbia che non in Italia, la causa sta nello sgangherato sistema italiano di relazioni industriali che partiti e sindacati per primi non sembrano minimamente intenzionati a riformare, e che la Fiat stessa, assieme alla Confindustria, ha a sua volta contribuito per decenni a edificare e a conservare, in cambio di aiuti e contributi statali.
Per uscire da questa situazione non c'è bisogno di nuovi ''tavoli'', secondo il consueto schema italiano, concertativo e corporativo, riproposto dal ministro Sacconi, ma di riforme: si inizi ad esempio con lo stabilire, come proposto dal senatore Pietro Ichino (il progetto, nonostante abbia raccolto prestigiosi sostegni bipartisan, è bloccato in Senato da oltre un anno), che il contratto aziendale approvato a maggioranza dai lavoratori con referendum possa derogare al contratto nazionale: siano i lavoratori a decidere.

L'auspicio è che anche il PD comprenda che non c'è più spazio per incertezze ed equilibrismi: senza il coraggio di chiare scelte liberali e riformatrici, rischia di lasciare campo libero alla demagogia ultraconservatrice (e contraria agli interessi dei lavoratori) della Fiom, che ha già trovato in Nichi Vendola il suo nuovo leader.



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