«Ce n'è da fare di cose sull'energia, ma la strada è un'altra da quella che il governo sta prendendo. Quindi a Umberto Veronesi ho detto: professore, massimo rispetto per le sue scelte e la nostra stima lei ce l'ha tutta, senza meno, ma il rischio è di fornire alibi a un piano velleitario e inconcludente». Pier Luigi Bersani squaderna la questione del nucleare smontando il progetto del governo e, ammette, «a Veronesi ho spiegato tutto ciò che penso e temo, la mia è stata un'avvertenza». Un suggerimento, anche, a non diventare la foglia di fico del Pdl e dell'esecutivo. Lo scienziato, e senatore pd, è tentato infatti di accettare la presidenza dell'Agenzia per la sicurezza del nucleare che gli è stata offerta da Stefania Prestigiacomo. Anche se ha ribadito che «sta ancora valutando». E soprattutto ha posto alcune condizioni per accettare: niente spartizioni partitiche dei componenti dell'Agenzia; avere completa libertà d'iniziativa. Una scelta «bipartisan» è quanto rivendica il ministro dell'Ambiente Prestigiacomo, ma pure una mossa per spaccare il centrosinistra sul nucleare. Tant'è che la prima contromossa di Pd e Radicali è stata quella di porre la questione dell'incompatibilità tra il ruolo di parlamentare e quello di arbitro. Problema istituzionale, cioè di regole di funzionamento della democrazia - spiega Bersani - e non politico. «Mai stata in discussione la questione di una compatibilità o incompatibilità politica del senatore Veronesi con l'Agenzia, o quella sciocchezza, che ho letto, che gli avremmo chiesto disciplina di partito. Il problema non esistite, dal momento che Veronesi stesso afferma che il compito di parlamentare non è compatibile con quello di una authority. Questo è principio base e generale che lui condivide». Tuttavia, una separazione tra Veronesi e il Pd avverrà . Anche se Bersani ridimensiona: «Macché separazioni. Semplicemente valuterà lui. Mi sono limitato a dare il quadro della situazione». Un quadro allarmante per il leader Pd, che la vacatio al ministero dello Sviluppo economico - dal momento che Scajola non è stato ancora rimpiazzato - non fa che peggiorare. «Un conto è se c'è un ministro in sella, ora la credibilità di ciò che nel governo stanno dicendo è ancora minore. Non ho mica idea di quali saranno i criteri di questa Agenzia, chi la comporrà ». Né vuole sentire parlare, Bersani, di scelta «bipartisan» a cui i democratici starebbero reagendo con un irrigidimento ideologico. «Al ministro Prestigiacomo desidero dire che il nucleare è un sistema. In discussione non è una centrale, una Agenzia o un presidente dell'Agenzia: pensare di rientrare nel nucleare in questi modi abborracciati, non va. Non stiamo facendo pressioni sul professore Veronesi, però il Pd non può certo cambiare opinione: il piano del governo è sbagliato, velleitario e propagandistico». Un problema energia in Italia però c'è. Aggirarlo sarebbe altrettanto velleitario, lo sanno bene i democratici e il segretario, i quali hanno dedicato al tema dibattiti accesi nel partito. Diviso il Pd? Bersani, che è stato ministro dello Sviluppo economico, ha una traiettoria: «È giusto che l'Italia si infili nella prospettiva e nella tecnologia della ricerca sul nucleare. Ma il programma del governo Berlusconi è di approssimazione totale. Noi dovremmo diventare il paese che passa dall'essere fuori dal nucleare al club dei quattro, tra cui Giappone e Usa, che fanno il 25% di produzione elettrica con il nucleare. Non abbiamo ancora chiuso la vecchia vicenda del nucleare, né siano riusciti a localizzare un deposito temporaneo per le scorie del nucleare precedente. Saremmo totalmente dipendenti dalla tecnologia importata». Non solo. «Oscuro il metodo delle localizzazioni delle centrali, con procedure approssimative e da definire». E poi i costi. «I prezzi delle centrali che ha in mente il governo, se paragonati con quella che si sta formando in Finlandia, ti danno la misura di quanto sia illusorio il risparmio. È del tutto ipotetico». In definitiva, la bandiera nucleare del governo «ci distrae dalle priorità di oggi che sono in primo luogo l'efficienza energetica e uno sviluppo razionale delle fonti rinnovabili: nella manovra di Tremonti entrambe le cose sono state assolutamente colpite». La direzione per il leader del Pd dovrebbe essere quella di «interventi subito per migliorare la resa energetica», di proseguire, perfezionandoli, con gli incentivi, e di posizionarsi nell'evoluzione di tutte le tecnologie, «non prendendone un pacco fatto totalmente da altri». Perché in futuro - osserva - «in tutto il mondo una quota di nucleare ci sarà ma neppure negli Usa pensano che sarà quella di oggi». Sul ministero dello Sviluppo economico Bersani attacca: «Ci ho passato anni ed ho un dispiacere personale. Una vergogna. Il ministero è stato smontato come un giocattolo e i pezzi buttati da tutte le parti. Chi arriva non lo so cosa trova».