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Int. a Umberto Veronesi - «Tra il Senato e l'ospedale? Scelgo i malati»

• da Il Giornale del 26 luglio 2010

di Anna Corradini Porta

Non è certo arrivato a ottantacinque anni per cedere alle imposizioni dei suggeritori, di quelli che a destra o a sinistra vorrebbero dirgli cosa deve fare. Anche ora che il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo gli ha proposto la direzione dell'Agenzia del nucleare. Umberto Veronesi ha sempre e solo obbedito alla sua intelligenza, al suo cuore, alla sua esperienza. Anche con la sinistra, che sulla questione scalpita, il professore ha sempre simpatizzato senza mai prendere la tessera del partito, per avere un margine di libertà e ribadire che in fondo lui non appartiene che a se stesso.
Anzi, no, a qualcuno appartiene, come sottolinea spesso e con forza, ai suoi malati. Se mai un dubbio gli ha attraversato la mente, davanti alla proposta del ministro, è stato proprio quello di veder diminuito il tempo da dedicare a chi soffre, al suo Istituto Europeo di Oncologia, alla ricerca. «Se devo scegliere di rinunciare all'incarico al Senato o a quello di condurre il mio ospedale, è chiaro che rinuncio al Senato. Lì non mi sembra che ci sia qualcuno che soffre. Tre impegni di questa portata, uno parlamentare, uno medico, uno nucleare, non li reggo e non è neanche giusto avere troppi fronti su cui combattere». Ma il problema del nucleare lo ha sempre affascinato e coinvolto perché trova che è l'unico modo sicuro di approvvigionamento energetico e perché ci libererebbe dal giogo del petrolio, oltre a far parte di un progresso scientifico che sarebbe solo un bene per il nostro paese.
Professore, si aspettava una reazione così violenta da parte del Pd all'idea che lei potesse accettare un incarico di questa importanza proposto dalla destra? Si è arrivati a darle del traditore, a imporle di lasciare il suo scranno al Senato, è così? «Mi aspettavo una reazione certo, ma si è scatenata grazie ai giornali. Io personalmente non ho avuto affronti di nessun genere, anche se immagino che scalpitino».
Ma lei cosa ha deciso, si può saperlo sinceramente? Lascia il Senato, volta le spalle al Pd? «Prima di tutto non volto le spalle a nessuno, con il Pd condivido tante cose, e se dovessi rinunciare al Senato lo farei solo per avere più tempo per i miei malati qualora dovessi accettare l'incarico all'Agenzia per il nucleare. Ma vorrei chiarire subito una cosa, di questa proposta del ministro Prestigiacomo. Siamo solo agli albori; sì, me ne ha accennato, mi ha chiesto un parere, ma a tutt'ora non ho avuto né una lettera ufficiale, né una telefonata, né una scadenza. So che a una riunione del Consiglio dei Ministri è stato fatto il mio nome, che la maggioranza dei presenti ha approvato questa eventuale scelta, ma di più non so. Aspetto. Quindi non mi chieda se lascio o prendo, nessuno, per ora, mi ha posto questa alternativa».
Lei immagina che Bersani non sarebbe contento di un suo sì alla Prestigiacomo? «Ne abbiamo parlato e non mi è sembrato che si strappasse i capelli. Sarebbe bello che la si smettesse di vedere tutto in termini politici, che una iniziativa come quella del nucleare che farebbe avanzare il nostro Paese di molte lunghezze corresse su una autostrada libera da impedimenti di colore. Io sono per il nucleare dal lontano 1986, l'ho portato in medicina, ho fondato una scuola di Fisica legata a cure innovative per i malati e ho ricevuto una laurea ad honorem sempre in Fisica dall'Università di Milano, proprio per i miei studi e per le mie ricerche».
E quale sarebbe esattamente il suo compito qualora dovesse accettare l'incarico per l'Agenzia? «Ecco un'altra cosa da chiarire, non starà a me decidere dove e quando costruire gli impianti, questo spetta al governo, io mi occuperò, se me lo chiederanno ufficialmente, della sicurezza, dell'uso migliore del nucleare. Ho chiesto però alla Prestigiacomo, durante quelle prime battute che ci siamo scambiati, che se dovessi dirigere l'Agenzia, pretendo, questa è la parola adatta, pretendo di avere intorno gente assolutamente competente, svincolata da lacci politici, perentoriamente onesta, disposta a lavorare sodo e con estrema passione».
E cosa diciamo alla gente comune che ha ancora paura del nucleare perché non ha dimenticato la tragedia di Chernobyl? «Oggi non potrebbe più accadere, il pericolo col nucleare è solo quello che ci sia un incidente, ma ormai è una probabilità vicina allo zero. Incidente che può accadere anche col petrolio, come abbiamo visto, ma a parità di una buona conduzione, il petrolio è dannoso per la salute in quanto quando brucia consuma ossigeno, emette ossido di carbonio, mentre il nucleare è un neutrone scagliato contro un atomo di uranio e da questo scontro scaturisce una enorme quantità di energia che risolverebbe molti nostri problemi e alleggerirebbe di molto i costi. Non mi sembra poco».
E non teme, professore, che arrivati al dunque, nel momento in cui la famosa lettera ufficiale arrivasse e lei dicesse di sì, a sinistra si scatenerebbero davvero, più di quanto non abbiano fatto finora? «Bisogna aspettare per vedere, ma non sono certo tipo da lasciarmi impressionare, o suggestionare da pressioni o diktat, ho un unico padrone, la mia coscienza».



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