Che cosa può spingere mai il presidente del Consiglio Berlusconi a mosse politiche così avventate e politicamente irresponsabili come quelle che hanno caratterizzato questi ultimi giorni? Affermazioni demenziali per quel che riguarda la droga, in occasione della visita al “caro amico Putin”; avallo delle dichiarazioni del ministro degli Esteri Franco Frattini e del ministro dell’Interno Roberto Maroni, a proposito del peschereccio mitragliato dai libici; e poi l’“abbraccio” a Nicholas Sarkozy per quel che riguarda l’immigrazione e i romeni, e polemica frontale con l’Unione Europea. Per non dire dello sgangheratissimo tentativo di comprare parlamentari,un vero e proprio mercato, che rivela appieno la concezione berlusconesca: i voti e i consensi si comprano un tanto al chilo, li si ingaggia, come fossero calciatori o personaggi da strappare a una televisione concorrente. Pessimi consiglieri (ma sono poi tali, o non piuttosto infidi valletti?, quelli di Berlusconi: che giorno dopo giorno rivela il peggio di sé, in un crescendo che sgomenta e stupisce; stupisce perché ogni giorno supera se stesso, anche quando si pensa che ogni fondo sia stato toccato; sgomenta, perché i germi del berlusconismo, i danni, sono ormai penetrati nel profondo della nostra società ; e li pagheremo molto più di quanto si possa credere e pensare. Patetico, come la maschera di gomma e di plastica che ormai gli si è incollata in viso; fasullo come i capelli malamente trapiantati e tinti; goffo e ridicolo con quel tentativo di occultare un’età e gli anni che nessun centro di benessere o di ricerca verzeiano potranno annullare, Berlusconi incarna perfettamente e letteralmente la sua “politica”: fatta di slogan da mobilificio di quart’ordine, di promesse non mantenute, annunci mirabolanti a cui non crede neppure il poveretto che deve poi tradurli in comunicati stampa e quotidianamente si affanna a stilare le pagelle dei buoni e dei cattivi. Marco Pannella, mesi fa, usò la metafora dell’automobile in folle corsa, con i freni rotti, che procede inesorabilmente verso il burrone. Verrebbe davvero voglia di dire: che si schianti, e il prima possibile; peccato solo che – volenti o nolenti gli effetti di quello schianto finiranno per coinvolgerci tutti. a bordo di quell’automobile, o se si vuole di quell’autobus, passeggeri incolpevoli ci siamo tutti.
Il cupio dissolvi non riguarda solo la maggioranza di governo, volgare e sempre più ostentato grumo di interessi d’affari e potere. Il cupio dissolvi riguarda anche chi vorrebbe essere l’opposizione. “Walter Veltroni scuote i democratici”, scrivono molti osservatori politici. Già : non contento di quanto è riuscito a combinare in questi anni, evidentemente vuole completare l’opera. Non è ben chiaro se il documento elaborato assieme a Beppe Fioroni e Paolo Gentiloni sia ancora in fase di definizione o se quello diffuso sia la versione integrale. Come sia, ci basta. Sembra di vedere, leggendolo, Crozza con il suo tormentone: “…ma anche…”.
Quattro punti di nulla. Nulla sulle riforme istituzionali. Nulla sulle riforme da fare, come farle e con chi farle. Nulla sulle prospettive di dialogo e alleanze per costruire un’alternativa a questo governo e a questo sistema di potere. Nulla sui problemi urgenti che ci assillano quotidianamente e con cui ogni giorno siamo chiamati a fare i conti… Si prenda questo passaggio: “L’Italia ha bisogno di riforme nel settore pubblico: per fare della spesa pubblica un fattore di competitività e per dotare il paese di un welfare della solidarietà e della responsabilità , che non si limiti a compensare le disuguaglianze, le marginalità , le esclusioni prodotte dallo sviluppo economico, ma nutra l’ambizione di ricostruire la cultura delle relazioni e di promuovere il rispetto della dignità e dell’unicità di ogni persona. Un welfare che promuova i diritti delle persone anche attraverso il sostegno alla famiglia e alle relazioni sociali.
Un welfare ripensato a misura delle giovani generazioni, che contrasti la precarietà con misure di sostegno al reddito e di accompagnamento da un lavoro all’altro e con nuove regole del mercato del lavoro che abbattano l’attuale regime di apartheid tra aree di lavoratori protette e garantite ed aree prive di qualunque tutela. Un welfare che investa più risorse nella formazione, nella scuola, nell’università , nella ricerca e sappia impiegarle meglio, premiando la competenza, il merito, i risultati”.
Alzi la mano chi capisce qualcosa, chi sa dire che cosa si propone, si vuole, si chiede. L’unica cosa che appare chiaro è il tentativo di sabotare l’attuale segreteria. Veri e propri Tafazzi, Veltroni, Fioroni e Gentiloni. Si legge il loro documento, e come si fa a non condividere le parole di un regista che pure non amiamo troppo, pronunciate anni fa, da un palco di piazza Navona?