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«I NOSTRI EMBRIONI DEVONO RESTARE IN FRIULI» (Gazzettino)

20 febbraio 2004

  • estratto da “Il Gazzettino” del 19 febbraio 2004

    «I nostri embrioni devono restare in Friuli»

    La rabbia e la testimonianza appassionata di tre donne seguite dal centro per la procreazione del "Città di Udine"

    Su Internet il tam tam contro la nuova legge sulla fecondazione assistita, il ministro Sirchia e il suo progetto di trasferire in un unico centro nazionale gli embrioni congelati. A Udine, dove la fecondazione in vitro viene praticata alla Casa di cura "Città di Udine", affiliata a Tecnobios, non ci sono embrioni "orfani", tra i 644 attualmente custoditi. Il Gazzettino ha raccolto lo sfogo di tre donne che in viale Venezia hanno riposto il loro tesoro, qualcosa che per loro vale tutto l'oro del mondo. Lo fanno anominamente ma l'esasperazione è tanta: «Se ci sarà una possibilità concreta di manifestare contrarietà mi metterò allo scoperto» dichiara la prima, friulana, già madre di una bambina grazie alla fecondazione assistita. «Non ho la più pallida idea si possa fare, se attraverso una raccolta di firme o se vi sia una strada efficace dal punto di vista giuridico, ma al di là anche della riservatezza sono pronta ben volentieri a muovermi. Sono non dico "inviperita", dico scoraggiata. Da alcuni mesi ormai seguo il percorso della legge e per un momento mi era persino venuto il pensiero: "Vado davanti al Parlamento e mi incateno". Perchè è una cosa vergognosa. Ma come?...ci sono persone che mettono i bambini nei sacchetti di nylon per farli morire e noi che sinceramente li desideriamo...». «Ho 39 anni - prosegue - ; sono figlia del mio tempo: si rimanda la creazione di una famiglia per avere una sicurezza di tipo economico e quando poi si cerca di avere un figlio ci si può trovare di fonte a problemi. Ma chi ha creato la legge faccia una scappatina nei centri e veda che persone ci sono: non siamo nè mostri nè persone che vogliono creare mostri ma persone normali. Stanno demonizzando una categoria di cittadini che non chiede altro che di diventare genitori. Si sono incaponiti sull'eterologa, su aspetti che potevano essere risolti altrimenti, e hanno posto limiti estremi mettendo le "manette" a noi. Risultati buoni potrà averli chi ha il portafoglio per andare a rivolgersi ai centri esteri».

    «La mia bambina ha pochi mesi e ho due embrioni congelati che voglio tentare di impiantare». Quando potrà farlo? «Dovrò chiarire. Termini non ne ho visti ma non voglio essere messa nella condizione di dover rinunciare o far male alla bambina. Sto allattando».

    Ha affrontato cinque tentativi e in mezzo c'è stato anche un aborto. «È un tipo di scelta che bisogna compiere in due - dice - Richiede dedizione, impegno fisico, psicologico e anche economico e si tratta di un percorso che può richiedere poco o lungo tempo e anche non avere esiti». Ha dovuto ripetere completamente la stimolazione e la cifra indicativa finora spesa, nonostante il contributo della sanità regionale, è stato pari a circa 10 mila euro.

    La seconda accorata testimonianza è di una donna di Ferrara, 40 anni, insegnante, che si sposta fino a Udine, 350 chilometri su è giù anche per sottoporsi a una semplice ecografia, perchè ripone fiducia nella serietà del centro e perchè le condizioni offerte risultano convenienti dal punto di vista economico. «Le difficoltà erano già tante anche senza questa legge...». Racconta, con il marito accanto, delle fatiche fisiche e psicologiche affrontate nel periodo della stimolazione, con iniezioni quotidiane. Alla fine sono stati prodotti 18 ovuli, di cui alcuni sono stati scartati: «Gli altri 12 sono diventati tutti preembrioni. Me ne sono stati trasferiti 2 o 3 per volta». Cinque tentativi sono falliti ma 4 embrioni sono ancora congelati. «Sapevo che il mio non era un caso semplice. Io ho tenuto tutto, sono per una famiglia numerosa, anche se purtroppo ancora non ho figli».

    Sul futuro nebbia assoluta: «Io ho dovuto saltare il turno di febbraio e adesso anche il personale del centro di Udine non sa nulla di preciso. Questa situazione è difficile per loro e per noi peggio». E c'è anche il timore di un trasloco imposto agli embrioni: «Non sono d'accordo. Mi sono messa nelle mani di un centro specializzato. E poi gli embrioni sono delicati, non sono trasferibili. Avevo chiesto che fossero portati a Bologna e mi hanno spiegato che non si può fare». A Udine ha conosciuto una ragazza di 25 anni in menopausa precoce: «Senza ovodonazione non potrà più avere figli - spiega - Un'altra cosa grave è rappresentata dall'impossibilità di diagnosi pre-impianto per i portatori di malattie ereditarie. Se ci sono problemi lo scopri dopo tre mesi e allora l'aborto è permesso».

    Terza a parlare è una pordenonese di 40 anni: «Tre embrioni li ho utilizzati e non so ancora come andrà e altri due ne ho da parte. Se questo tentativo non riuscirà conto di utilizzarli presto, ma, anche se dovesse andare in porto, non mi dispiacerebbe impiegarli appena possibile» racconta. «Sono sette anni che cerchiamo di avere un figlio e da tre anni mi sottopongo a tentativi di fecondazione assistita, preceduti da altri tentativi» aggiunge.

    «Fisicamente si risente moltissimo della stimolazione ovarica: pur essendo una persona sportiva alla fine non riuscivo a salire due gradini delle scale senza avere il fiatone. Anche con il trasfer di embrioni congelati si assumono farmaci ma in misura inferiore» sottolinea. Ha anticipato qualche trattamento in vista della legge? «È successo l'estate scorsa, quando già se ne parlava. Questa legge tende a criminalizzare persone che tendono ad aver figli in questo modo spesso per problemi sanitari non indifferenti a monte».

    «Devo dire - continua - che non bisogna giudicare le altre persone senza aver provato un percorso analogo che è sanitario, psicologico e anche di coppia. Chi non ha incontrato difficoltà non può stabilire cosa sia giusto per gli altri. Secondo me dato che si tratta di questioni di coscienza individuali non dovrebbero essere regolate con una legge: solo chi è disposto ad avvalersi di queste tecniche lo fa, gli altri non sono obbligati. Sentire giudizi negativi è molto pesante. Si domanda perchè non si cerchi di avere un bambino in adozione ma noi abbiamo presentato domanda di adozione e sappiamo che anche questo è un percorso lungo e travagliato». Contraria al trasferimento degli embrioni anche questa voce: «Non capisco con quale scopo si vorrebbe fare. Dal punto di vista tecnico mi sembra più logico che vengano conservati presso il centro nel quale sono stati creati. Immagino che sia per ragioni di controllo, una schedatura centralizzata, ma questo mi fa un po' paura, mi chiedo come perchè verranno utilizzati questi dati, perchè questo cervellone centralizzato con nomi e cognomi di padri e madri


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