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CASO BARAZZUTTI, RASSEGNA STAMPA DEI QUOTIDIANI LOCALI DEL 10 AGOSTO 2003.

11 agosto 2003

DA "IL PICCOLO", PAGINA REGIONALE

Il radicale si giustifica
Barazzutti: «Ero vicino alla marijuana solo per caso»


UDINE Cosa ci fa un radicale, che si definisce «fumatore accanito e appassionato» di marijuana, con sulle spalle uno zaino riempito di taniche d'acqua, vicino a un campo in cui crescono, per nulla fiaccate dalla siccità, 22 piantine di canapa indiana? Risposta a sorpresa: «Ero lì per caso». Stefano Barazzutti, 35 anni, membro dell'associazione Radicali friulani, arrestato martedì sera sulle alture di Caneva di Tolmezzo dagli agenti del locale commissariato e scarcerato tre giorni dopo senza obbligo di firma, non fa il disubbidiente alla Marco Pannella e rinnega quelle piantine. «Non le annaffiavo, mi limitavo a guardarle. È un reato?».
L'avvocato difensore, Giuseppe Salvatorelli, fotocopia la tesi dell'osservatore, non quella, inizialmente emersa, dell'annaffiatore di «erba»: «Barazzutti si è trovato casualmente vicino a quel campo e non è stato colto nell'atto di bagnare la coltivazione che, tra l'altro, nessuno può dimostrare gli appartenga». «Per questo - aggiunge l'indagato -, al termine del processo, contiamo di chiedere un risarcimento per i tre giorni di carcerazione: provvedimento abnorme e soprattutto ingiustificato».
Mentre Barazzutti, critico sul trattamento dei detenuti nel carcere di Tolmezzo, non conferma né smentisce la conoscenza del campo coltivato a canapa, la difesa sostiene l'assenza della flagranza di reato, contesta un arresto operato dopo un unico appostamento e chiede perizie accurate sulle piante «perché potrebbe trattarsi di canapa cresciuta spontaneamente». «Quello che ci pare evidente - aggiunge l'avvocato Salvatorelli - è che tutto è stato mirato allo scoop, visto che Barazzutti, leader dei Radicali in Carnia ed ex candidato sindaco di Arta Terme, è molto conosciuto in zona».
L'occasione è ovviamente ghiotta per rilanciare la battaglia antiproibizionista sulle droghe leggere, cavallo di battaglia del movimento. Ieri a Udine i radicali Gianfranco Leonarduzzi, Stefano Santarossa e John Fischetti, sostenuti da Massimo Brianese della Colomba, hanno ribadito «l'inadeguatezza non più accettabile di leggi che considerano alla stregua di pericolosi criminali coloro che operano, in libertà e responsabilità, scelte individuali e spesso innocue».
m.b.

DA “IL MESSAGGERO VENETO”, CRONACA ALTO FRIULI:

Cannabis, i radicali con Barazzutti
Arta: l’ex candidato sindaco, che era stato arrestato e rilasciato, annuncia che chiederà i danni qualora fosse prosciolto dall’accusa


UDINE. «Sono stato fermato a una decina di metri dalle piante incriminate e accusato in seguito a semplici deduzioni. Se dopo la sentenza sarò scagionato, è mia intenzione chiedere i danni». Queste le dichiarazioni di Stefano Barazzutti, il 35enne ex candidato sindaco ad Arta, arrestato martedì scorso nelle campagne vicino a Caneva di Tolmezzo nelle vicinanze di 22 piantine di marijuana, coltivate su un terreno di proprietà demaniale, ma scarcerato dopo tre giorni senza nessuna disposizione accessoria. Del caso specifico e di proibizionismo più in generale se n’è discusso nel corso di un incontro organizzato ieri mattina all’Hotel Astoria di Udine dai Radicali Friulani, sconcertati dalla «assurda condanna inflitta».
«La vicenda mette in evidenza i danni che provoca il proibizionismo - spiega Gianfranco Leonarduzzi dei Radicali italiani -. È assurdo, infatti, applicare l’incarcerazione di tre giorni per un fatto che si basa su semplici deduzioni. Il narco-test non è attendibile e a questo punto abbiamo delle perplessità sull’intervento della polizia giudiziaria. Il governo così facendo fa un passo indietro. È bene evidenziare la differenza tra “droghe leggere o non droghe” e “droghe pesanti”. La vicenda di Stefano da anni attivo militante impegnato nella battaglia antiproibizionista, battaglia per tutti e non solo per sé, è paradigmatica di quanto accade nel nostro paese dell’inadeguatezza non più sostenibile di leggi che considerano alla stregua di pericolosi criminali coloro che operano, in libertà e responsabilità, scelte individuali e spesso innocue».
«La legge ingiusta verrà ora applicata - prosegue Leonarduzzi - e lo stesso sostituto procuratore del tribunale di Tolmezzo, Maria Elena Teatini, ha già preannunciato la richiesta di una condanna lieve che escluda la detenzione in carcere. Dal canto nostro quanto accaduto non fa che ribadire l’urgenza di rafforzare la mobilitazione antiproibizionista - insieme all’associazione Radicali friulani, Radicali italiani, al partito Radicale transnazionale, alla Lega nazionale antiproibizionista - per la revisione delle convenzioni internazionali in materia di stupefacenti. E proprio a questo scopo invitiamo tutti i cittadini a sottoscrivere l’appello sui nostri siti internet».
«Siamo favorevoli alla battaglia antiproibizionista e siamo solidali con Stefano per l’assurda punizione di incarcerazione prolungata - sottolinea Massimo Brianese, portavoce della Colomba -. Per non parlare, poi, dello spreco di risorse e agenti per i prolungati appostamenti che potevano essere investiti per fatti ben più gravi di questo. Spero che il caso non diventi un simbolo politico e spero che Stefano venga prosciolto con l’archiviazione. Se così non fosse dobbiamo preoccuparci. Mi auguro che la battaglia antiproibizionista trovi sempre più adepti perché non è possibile continuare a criminalizzare situazioni come queste».
«Va sfatata la tesi che essere anticonformisti equivalga ad essere fruitori di droga - sottolinea Stefano Santarossa, presidente dei Radicali friulani -. Il regime proibizionista va condannato anche perché in Italia, a differenza di altri stati del mondo, non si consente di applicare la cannabis in medicina».
Proseguono, comunque, le indagini della Procura di Tolmezzo e degli uomini del Commissariato del capoluogo carnico che hanno effettuato l’arresto. (g.b.)


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