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LETTERA APERTA AGLI IMPRENDITORI DEL COMITATO D'ONORE PER I REFERENDUM LIBERALI E LIBERISTI

25 luglio 1999

PAGINA PUBBLICATYA A PAGAQMENTO SU 'IL FOGLIO'

Roma, 24 luglio 1999

"Abbiamo messo in piedi una poderosa macchina di libertà e di ragionevole speranza per il nostro paese, per la sua economia, per l'impresa e il lavoro, come ben sapete. Cercheremo di raccogliere i 12 milioni di firme autenticate e certificate necessarie, che potranno essere apposte da 600mila elettori nelle sedi dei Comuni, presso le migliaia di tavoli forniti di autenticatori, o attorno a quei consiglieri provinciali e comunali che, indipendentemente dalle loro preferenze e opzioni politiche, vorranno assicurare attivamente il servizio civile e democratico loro conferito per la prima volta dalla legge.
Questa impresa è ormai in corso di attuazione, irreversibile. Può solamente riuscire o fallire, nel corso dei "Referendum days" che, nelle poche settimane utili (tutte estive!) che restano, abbiamo organizzato. Come potrete riscontrare dai bilanci preventivi e di stato di avanzamento dell'esecuzione del progetto che vi invieremo, abbiamo già speso 8 miliardi, ed impegnato altri 12 miliardi. Già 10 milioni di persone hanno ricevuto ai loro indirizzi la "convocazione" per il 28 e il 29 luglio. Migliaia e migliaia di persone, di militanti, saranno per l'ennesima volta impegnati allo spasimo per la riuscita di questo tentativo. Nel frattempo, abbiamo investito le massime autorità dello Stato, il Parlamento, la magistratura dell'ostracismo posto in atto da anni e anni, e ancora più gravemente in questa occasione, dal servizio pubblico della Rai Tv e dalla sua brutta copia da Mediaset. Le per noi enormi necessità di risorse umane, politiche, finanziarie per la riuscita di questo progetto sono state affrontate - al solito - e finora risolte esclusivamente da noi, mettendo in vendita i nostri "averi", frutto di lotte che durano ormai da molti decenni, e dando corpo, pre-figurando così quel che speriamo di realizzare.
Se riusciamo, siamo certi che il diritto e l'esercizio della libertà di impresa e di lavoro in Italia potrà esplodere come "novità" non solamente italiana, ma europea ed oltre. Siamo certi che l'occupazione (e non più la disoccupazione) sarà il segno umano, sociale e anche politico della nostra società già dalla fine del prossimo anno. Avremo compiuto un passo straordinario per adeguare ad una società rivoluzionata, con l'avvio di una rivoluzione liberale e liberista, le istituzioni e la classe dirigente del paese.
Questo è quanto torniamo ad offrire al nostro paese, dopo la stagione delle grandi battaglie civili che lo hanno reso, almeno di immagine e a lungo, "europeo".
Ad oggi, dal mondo dell'impresa e dagli imprenditori italiani, non abbiamo ricevuto che parziali segnali di adesione verbale ai referendum e come distratti dalla concreta considerazione dei tempi e delle condizioni che costituiscono il contesto obbligato di questa grande battaglia civile che abbiamo concepito, perseguito e organizzato con grande forza e capacità di realizzazione.
In queste ore, in questi giorni, siamo mobilitati sino allo spasimo, felici per questo giocare il possibile sperato contro il probabile temuto anche da voi tutti. Dobbiamo anche con lealtà comunicarvi che se dal vostro mondo non ci verrà immediatamente una compartecipazione effettiva a questa impresa, sul piano della parola, del tempo dedicatovi, del danaro, questo significherà concretamente contribuire al suo fallimento. Vorrà dire che l'aiuto, che l'offerta radicale sarà stata lasciata cadere, anziché essere accettata. Non sarebbe certo la prima volta, ma forse l'ultima per molto tempo. Attendiamo da ciascuno e da tutti voi, quindi, una risposta all'aiuto che offriamo, e non che: chiediamo. Attendiamo che ci contattiate urgentemente. Vi deleghiamo a rappresentarci presso i vostri colleghi, per assumere anche voi, con loro, questo grande e straordinario rischio d'impresa".



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