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Capezzone: il ministro ha preso un colpo di sole
Capezzone: il ministro ha preso un colpo di sole "Siamo non violenti, abbiamo soltanto raccolto le firme per il nostro referendum"

• da La Stampa del 19 agosto 2004, pag. 5

di Gigi Padovani

Annuncia di voler denunciare per calunnia il ministro Castelli, sostiene che è stato vittima di un "colpo di sole", chiede al governo di intervenire per far cessare "l'illegalità " praticata nelle carceri italiane. Daniele Capezzone, segretario del partito radicale, più che indignato appare stupito dall' attacco del Guardasigilli e non ci sta a sentirsi sotto accusa come fomentatore di rivolte. Lui che l'anno scorso ha rifiutato il cibo per 53 giorni per far varare l'"indultino", lui che della "non violenza" ha fatto una regola di vita, lui che chiede alla Casa delle libertà un "contratto" per avviare un azione comune di governo.

Capezzone, cosa avete fatto nel carcere romano, il 14 agosto scorso?

"Guardi, siamo rimasti settanta minuti. Eravamo in tre: io, Rita Bernardini e Antonio Grippo. Ci hanno dato due stanzette, prima al terzo e poi al quarto braccio e abbiamo solo raccolto firme al referendum sulla fecondazione assistita. C'è una tradizione lunghissima di detenuti, dotati dei diritti civili e politici, che firmano per i referendum radicali, come d'altra parte da anni noi ci occupiamo della situazione nelle carceri. E' stato soltanto un saluto simbolico".

Cosa avete trovato?

"Una situazione difficilissima. Ma non era una visita ispettiva, in questo momento noi non siamo parlamentari: abbiamo avuto appena il tempo di prendere i dati personali di chi ha firmato. Punto e basta".

Avete colto avvisaglie di protesta?

"Si sa che a Regina Coeli il clima è delicatissimo, non l'abbiamo scoperto noi il 14 agosto. E' da tempo che presentiamo dossier che dovrebbero aiutare il ministro Castelli...".

Aiutare? E invece lui vi accusa.

"Delle due l'una: se il ministro si riferisce alla nostra visita a Regina Coeli, è un colpo di sole. I radicali visitano le carceri da trent'anni, curando la pianta della non violenza, con detenuti che partecipano a scioperi della fame. Forse Castelli ci confonde con i ranger padani e con le loro ronde. Se il Guardasigilli si riferisce al dossier che abbiamo presentato il giorno prima, sono ancora più stupito. Di fronte alla denuncia di suicidi, sovraffollamento, tensione esplosiva nelle celle, il ministro invece di porre mano a tutto questo se la prende con chi descrive una realtà difficile?".

Si è dato una risposta al suo quesito?

"Mi pare che il ministro abbia perso la testa e cerchi una provocazione che non raccogliamo. Anzi, lo denunceremo: così dovrà rispondere delle affermazioni calunniose che ci rivolge. Si dovrebbe ricordare che dodici mesi fa tre radicali, cioè io, Rita Bernardini e Sergio D'Elia, abbiamo fatto 53 giorni per l'indultino. Avevamo detto che quella "finestra", che ha liberato 5-6 mila detenuti, avrebbe dato soltanto sei mesi di tempo per affrontare riforme strutturali. Altrimenti l'estate successiva sì sarebbero ripresentati stessi problemi: è quanto è successo".

La situazione è peggiorata, in questi ultimi mesi?

"Da tempo sappiamo che su 56 mila detenuti, almeno 49 mila si trovano in una situazione tecnicamente illegale di detenzione. Se passa la legge Fini sulla droga, che porta un ragazzo in galera dopo sette spinelli, a meno che accetti di andare a San Patrignano, allora delle carceri si dovrà occupare Lunardi e non Castelli: le uniche grandi opere da fare saranno le galere".

A Castelli, cosa manda a dire?

"Lui ha sostenuto l'anno scorso che le carceri sono come alberghi a quattro stelle: gli propongo di farsi una settimana in cella, dove si troverà a stare con altre sette od otto persone in tre metri per tre, con cesso alla turca dove si mangia e una doccia ogni sette giorni. Poi ci vediamo se conferma il paragone".

Scusi Capezzone, come fa Pannella a parlare di ingresso al governo, visto che con la Cdl siete a questo punto?

"Intanto, Pannella non ha mai parlato di entrare al governo. E poi, sui temi libertari lo scontro è tra noi e il Polo, non con il centrosinistra, che non si capisce bene cosa voglia. Su questo non arretriamo. Detto questo, siamo disposti a ragionare di un contratto politico, su giustizia, su politica internazionale e su altri temi. Un po' come quello che facemmo nel '92 con il governo Amato. Ma deve saltare la "conventio ad escludendum" del Polo verso i radicali: c'è la buona volontà di Gasparri e Bondi, ora si deve passare a fatti compiuti".

 



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