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Lettera aperta di Capezzone a Castelli
Castelli si faccia arrestare

• da Libero del 20 agosto 2004, pag. 1

di Daniele Capezzone

No, signor Ministro, non ci siamo proprio, e Le confermo che dovrà rispondere anche dinanzi alla cosiddetta "giustizia" italiana delle Sue affermazioni calunniose.

Certo, io non sono convinto che tutti coloro che si trovano in carcere siano delle "figlie di Maria". Ma constato che un terzo dei detenuti sono in attesa di giudizio (sono cioè da considerare innocenti); e aggiungo che, anche per chi una condanna l’ha già subita, un conto è pagare un giusto prezzo, altra cosa è farlo in una specie di inferno, con celle di tre-metri-per-tre in cui sono stipate come bestie otto persone, con il cesso alla turca nello stesso metro quadro dove si mangia, e con la prospettiva di una sola doccia a settimana.

Per questo sono rimasto sorpreso e addolorato per le Sue accuse. Delle due l'una, infatti. Se Lei parla della visita a Regina Coeli di sabato scorso (70 minuti per raccogliere firme sul referendum sulla fecondazione assistita), è quanto meno vittima di un abbaglio. Da 30 anni, i radicali sono nelle carceri, al fianco di detenuti, agenti e direttori, che con tanta responsabilità fronteggiano una situazione esplosiva. Nelle carceri, Pannella e i radicali hanno curato e curano il fiore delicato del dialogo e della nonviolenza, fino a pagine commoventi, come quella -due estati fa- di migliaia di detenuti di 26 diversi paesi che affiancarono Pannella in un lungo sciopero. Lo ripeto, signor Ministro: anche cittadini extracomunitari, che digiunarono con Marco per il plenum di Consulta e Camera dei Deputati. Forse non erano interessati all’una o all’altra sottigliezza giuridica, ma -certo- non comprendevano il senso della loro pena, se poi lo Stato che gliela infliggeva era il primo a violare le cosiddette "regole supreme". E allora, che senso ha la Sua accusa? Lo sa, piuttosto, quante volte proprio la presenza radicale è stata decisiva per governare situazioni esplosive nelle nostre galere?

Se invece, signor Ministro, Lei avesse inteso riferirsi al dossier radicale sulla situazione carceraria, non resterebbe altro che pensare al colpo di sole. Ma come? Le carceri scoppiano, emerge il dramma dei suicidi, e il Ministro -anziché provare a porre rimedio a una realtà malgovernata (in primo luogo da altri) per decenni- se la prende con chi la fa conoscere e cerca di mettere anche il suo Ministero in condizione di funzionare meglio?

Leggo poi, in un’altra Sua dichiarazione, che i radicali si occuperebbero di queste cose solo ad agosto. Non Le sto a riassumere 30 anni di storia, ma -per stare solo al passato più recente- Le ricordo che l’anno scorso, io stesso, con Rita Bernardini e Sergio D’Elia, mi sono fatto 53 giorni di sciopero della fame (che non è la cosa più divertente del mondo…) per chiedere alle Camere di decidere (con un sì o un no) sul tema dell’indulto. E aggiungevamo che un eventuale provvedimento serio avrebbe garantito solo 7/8 mesi di "ossigeno" (utili ad impostare riforme strutturali), e che, se non si fosse fatto tesoro di quella finestra temporale, tutto sarebbe ritornato alla situazione di partenza. E invece, prima si è spolpato l’indulto, riducendolo a "indultino", e poi non si è fatto nient’altro. E ora, per sovrammercato, ci si preparerebbe addirittura a peggiorare la situazione. Lo sa cosa accadrebbe se venisse approvata la legge-Fini sulla droga, con l’alternativa "carcere o San Patrignano" per chiunque venga trovato con sette-otto spinelli? Quante altre galere bisognerebbe costruire? Si trasferirà la competenza al Ministro Lunardi, quello delle "grandi opere"? Scherzo, signor Ministro, ma siamo di fronte a un dramma.

E allora, chiudo con una comunicazione e una proposta. La notizia è che riteniamo giusto rispondere a comportamenti che ci paiono prepotenti con un sovrappiù di dialogo. Per questo, ieri, proprio davanti a Regina Coeli, abbiamo lanciato per domenica la proposta di una giornata di "nonviolenza e referendum". Chiederemo ai detenuti, alle guardie e ai direttori di dare vita con noi, se lo vorranno, a un giorno di sciopero della fame per sostenere con la nonviolenza le loro richieste; e contemporaneamente chiederemo al Ministero di consentire ai detenuti che lo vorranno di firmare il referendum sulla fecondazione, dando seguito ad una lunga tradizione di sostegno dalle carceri alle grandi battaglie civili. Può essere una bella giornata di legalità e di impegno civile, senza disordini e con il recupero di quei diritti di cittadinanza umiliati dalle condizioni di detenzione.

Infine, la proposta. Ci sta a farsi -sia Lei che io- qualche giorno di carcere, tanto per capire di cosa stiamo parlando? Ripeto: qualche giorno in quelle celle, e in quelle condizioni igieniche. Un anno fa, Lei evocò gli alberghi di lusso per descrivere le nostre galere. Ecco, io Le propongo di trascorrere entrambi qualche giorno in uno degli hotel della "catena alberghiera". E poi, se crede, riparliamo insieme di tutto.



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