Se fossi una porta, consideratemi pure una porta aperta, rispetto alla necessità di discutere di privatizzazione del sistema carcerario. Da anni, andiamo ripetendo che una parte dei guai con cui deve misurarsi la grande maggioranza degli agenti di custodia sta proprio nei meccanismi burocratico-sindacali riducono sistematicamente l’effettiva presenza delle guardie negli istituti. La privatizzazione sarebbe una risposta seria.
Dunque, discutiamo, e facciamolo presto. Anche se occorrerà fissare alcuni paletti, stabilire alcune garanzie. Occorre evitare, che scatti il meccanismo per cui il gestore finisca per avere "interesse" alla permanenza dei suoi "ospiti", riproducendo una dinamica ben nota, dagli orfanotrofi alle comunità di recupero.
Ovviamente, però, discutere di questo non ci esime dall’affrontare alcuni nodi di fondo dell’intreccio giustizia/carceri. Primo: occorre una riforma drastica della vergogna detta "carcerazione preventiva". Oggi, un terzo dei detenuti italiani sono in attesa di giudizio e tra rinvii e sospensioni, si può rimanere in galera in attesa di processo fino a 9 anni (ripeto: 9 anni!).
Occorre prendere il coraggio a due mani e affrontare la questione delle droghe. Detto con molta chiarezza: ci rendiamo conto di cosa accadrebbe se passasse la "legge Fini"? Un ragazzo con sette/otto spinelli si ritroverebbe in galera, con la sola alternativa della comunità di recupero.
A questo occorre porre mano, insieme alla privatizzazione. Ma, c’è anche un’altra considerazione politica da fare. Certo, credo di non essere tenero nel rimproverare alla sinistra le sue contraddizioni e i suoi torti: solo in questo campo, nulla si è fatto quando l’Ulivo è stato al Governo. Detto questo, però, è doveroso chiedersi cosa abbia fatto, finora, la Casa delle libertà della sua straordinaria maggioranza parlamentare. Il centro-destra ha alla Camera un margine di "più 100 deputati", e ne ha uno di "più 50 senatori" a Palazzo Madama. In tutta franchezza, non era il caso di usare questi numeri per una riforma immediata del sistema carcerario e della giustizia? E’ stato utile perdere due anni per la Cirami, il falso in bilancio e le rogatorie? Cosa resterà di queste "storiche" battaglie?
Intanto, mentre dobbiamo fare i conti con le insolenze dei Ministri Castelli e Giovanardi, rinnovo l’invito a partecipare alla grande giornata di "digiuno, nonviolenza e referendum" nelle carceri italiane. A detenuti, agenti di custodia e direttori chiediamo di sostenere le loro richieste con un giorno di sciopero della fame; al Ministero di consentirci di entrare nel maggior numero di istituti per permettere ai detenuti che lo vorranno di firmare i nostri referendum sulla fecondazione. Può essere una bella domenica. Perfino per Castelli e Giovanardi.