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Vicenda Baldoni, responsabilità reali e immaginarie

• da L'Opinione del 28 agosto 2004, pag. 2

di Francesco Pullia

Francamente c’è qualcosa che, al di là delle forzature ravvisate sia a destra che a sinistra, proprio non riusciamo a comprendere e mandare giù in tutta la tragica vicenda Baldoni. Non si capisce perché la responsabilità dell’ennesimo assassinio deliberatamente commesso dai terroristi islamici debba essere attribuita, tanto per cambiare, a Berlusconi e non a chi con gli efferati delinquenti iracheni ha stabilito e continua a stabilire una, chiamiamola così, "corrispondenza d’amorosi sensi". E se il giornalista umbro, come tutti ci auguravamo, fosse stato liberato, il merito a chi sarebbe andato? Certamente non al nostro primo ministro e al governo da lui presieduto. Nessuno lo avrebbe scritto e detto. Berlusconi non avrà sicuramente grandi meriti né si è particolarmente distinto in politica estera nonostante ne avesse avuto la possibilità. Avrebbe, per esempio, dovuto e potuto caldeggiare immediatamente nelle opportune sedi internazionali la proposta Pannella sull’Iraq. Sarebbe stato l’unico serio tentativo per evitare concretamente la carneficina. Avrebbe dovuto e potuto puntare sull’autorevolezza, sulla statura, sull’esperienza di Emma Bonino. Purtroppo il condizionale si è scontrato con l’insipienza della realpolitik e il presente e il passato prossimo sono sotto gli occhi di tutti. Tuttavia, chi ritiene Berlusconi responsabile dell’uccisione (premeditata) di Enzo Baldoni e del suo interprete perché, non soggiacendo alle richieste della criminale fazione islamica, non avrebbe optato per la via, vigliacca, pavida, disonesta, della ritirata, oltre ad essere in malafede è in realtà colluso con i terroristi, loro fiancheggiatore, e nemico del popolo iracheno. Il premier italiano in questo caso non si è comportato diversamente da D’Alema quando, in qualità di primo ministro non eletto dai cittadini italiani, decise la partecipazione del nostro paese all’intervento nel Kosovo. Dove sta lo scandalo? E’ giusto o no onorare lealmente impegni assunti a livello internazionale? Siamo stanchi di sentire parlare di non ingerenza da parte di quei signori che non hanno mosso e non muovono, neanche per un secondo, le loro rosee natiche per manifestare contro lo sterminio che si sta perpetrando nel Darfur, l’annientamento dei montagnard in Vietnam o, ancora, la paurosa indigenza in cui versano i nordcoreani a causa della fallimentare politica di un tirannico governo fondato sul culto della personalità, sulla megalomania della classe dirigente comunista, sui campi di concentramento. La doppiezza non ci piace ed è nostro obbligo morale opporci con fermezza ad essa, mettendone in luce l’insostenibilità.



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