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mar 16 apr. 2024
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Lettera ad un amico libertario sul velo

• da L'Opinione del 2 settembre 2004

di Francesco Pullia

Carissimo, tu mi dici che quanto stabilito in Francia dalla commissione presieduta dall’ex ministro Bernard Stasi, e cioè il divieto che alunni e docenti ostentino qualsiasi tipo di simbolo religioso nella scuola pubblica, esprima una visione proibizionistica di fondo e venga meno a quel principio di tolleranza cui uno stato laico non dovrebbe mai derogare. E nell’affermare queste considerazioni ti appelli ad una presunta concezione libertaria della vita. Ognuno, sostieni, è libero di adottare i comportamenti che ritiene più consoni alla propria indole, alla propria cultura.

Anch’io sono libertario come te ma, proprio perché tale, a differenza di te, ritengo che la libertà debba scaturire da un moto di coscienza interiore e non da vessazioni o condizionamenti di un gruppo, di una comunità, di un’etnia su un individuo. La tolleranza, credimi, non c’entra, diventa anzi un ipocrita appiglio se si traduce nella liceità di violentare la personalità di un individuo tramite costrizioni e imposizioni come quella di indossare un velo. Quest’ultimo scaturisce da una concezione arrogantemente prevaricatrice, dal desiderio di sottomettere e umiliare la dignità della donna così come la mutilazione genitale. Ribatterai che si tratta di due aspetti completamente diversi. No, non è così.

Si tratta in realtà di due facce di una stessa medaglia saldamente stretta da mani insanguinate. Mi dirai ancora che lo stato non può però arrogarsi alcun diritto nei confronti di una simile situazione. Ti rispondo che se non lo facesse verrebbe meno a quel laicismo (che non è un generico valore ma un imprescindibile prerequisito) che deve permearlo, ispirarlo. E aggiungo che il cosiddetto rapporto Stasi, originato tra l’altro dall’audizione di centinaia di uomini e donne appartenenti alle convinzioni più diverse tra loro, si prefigge di tutelare in particolare le minorenni da qualsiasi forma di discriminazione senza investire, ad esempio, chi è maggiorenne. Tutto questo non è limitativo ma liberale perché non svilisce ma esalta l’individualità e le sue potenzialità. Non confondere, ti prego, le lucciole per lanterne.



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