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Marco Gergolet, la coscienza divisa in due dal confine «Procreazione, nel 2005 non servirà andare in Turchia»

10 settembre 2004

• Il Piccolo/Gorizia -Pagina 1

di Fabio Dorigo

IL CASO

Marco Gergolet, nato a Doberdò del Lago trentotto anni fa, rischia di diventare il primo caso di dottor Jeckyll e "dottor" Hide, a causa della legge sulla procreazione assistita. Ieri, il ginecologo con studio privato a Monfalcone e impiego pubblico all’ospedale sloveno di Sempeter (in Slovenia), si è guadagnato la citazione di Luca Gianaroli, direttore della Società italiana di studi di medicina della riproduzione (Sismer) di Bologna, intervistato da La Repubblica. Alla domanda "prevede una fuga di professionalità all’estero?", il dottor Gianaroli risponde: "Sta già accadendo. Conosco un collega che abita a Trieste e lavora in una clinica di Nova Gorica dove fa fecondazioni che in Italia, dove la sera va a dormire, sono illegali". L’identikit non lascia spazio a dubbi: è quello del ginecologo transfrontaliero che da un anno lavora per la creazione di un centro per la fecondazione assistita a 200 metri dal confine italiano di Gorizia. Non servirà, insomma, andare fino in Turchia. Le "cose turche" si potranno fare a Nova Gorica. L’unico cosa inesatta è la tempistica. Marco Gergolet dorme ancora sonni tranquilli. Non si sente "fuorilegge" sul suolo italiano. "Non ho ancora fecondato niente - assicura -. Ma lo farò presto". È solo una questione di mesi. "Il centro di procreazione assistito di Sempeter sarà operativo all’inizio del 2005". E allora il paradosso potrebbe diventare realtà. La sua coscienza di medico divisa in due dalla frontiera. E da una legge, quella italiana, che "neanche in Iran...".



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