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Una legge impopolare

• da Avanti! della Domenica del 12 settembre 2004

di Angiolo Bandinelli

A favore del ricorso a tecniche di fecondazione assistita il 72,3% dei cittadini di sinistra e il 66,7% di quelli di centro-sinistra, ma anche il 63,8% dei cittadini di centro e centro-destra, e persino il 61,9% di quelli schiettamente di destra

Quando questo giornale arriverà in edicola, mancheranno pochi spiccioli di giorni alla conclusione della campagna di raccolta delle (più di) cinquecentomila firme necessarie per consentire, entro il 2005, la tenuta dei cinque referendum di abrogazione, totale o parziale, della legge 40/2004 sulla procreazione assistita. Nessuno può dire, o almeno lo scrivente non sa divinare, se le firme saranno raccolte nella quantità necessaria e con il corredo delle autenticazioni, degli adempimenti e delle verifiche richieste, cosicché la Cassazione prima e poi la Consulta possano dare il via libera al voto popolare. Dalle notizie che filtrano dai Comitati non è matematicamente sicuro che la raccolta avrà successo ed è dunque anche possibile che la primavera prossima non veda svolgersi quella che si preannuncia come una delle più importanti ed alte battaglie ideali e politiche dopo le memorabili sul divorzio e l’aborto, anche esse - vedi caso - referendarie (1974 e 1981).

Non vi è dubbio che facendo leva sul fallimento o sul sabotaggio (insidiosamente in atto) della raccolta, come anche ricorrendo ad ogni sorta di stratagemmi, i “poteri forti” si stiano vigorosamente adoperando per evitare la scadenza primaverile. Hanno ragione a temerla, perché si possono nutrire pochi dubbi su quale sarebbe il suo esito: una valanga di sì all’abrogazione, totale ancor prima che parziale, di quella che viene comunemente percepita come una legge “talebana” (quasi inconcepibile, peraltro, alla luce del recente documento del Cardinal Ratzinger che vuole dare alla donna un ruolo nuovo, superatore del femminismo proprio all’illuminismo e alle sinistre). Se qualcuno ne dubitasse, legga il recentissimo sondaggio “Eurispes” secondo il quale si dichiara a favore del ricorso a tecniche di fecondazione assistita il 72,3% dei cittadini di sinistra e il 66,7% di quelli di centro-sinistra, ma anche il 63,8% dei cittadini di centro e centro-destra, e persino il 61,9% di quelli schiettamente di destra. I contrari non salgono oltre il 24,4% a sinistra e il 35,7% tra le destre. Le percentuali sembra valgano anche per la clonazione terapeutica. È ovvio che ad avere uno choc dinanzi a tali inequivocabili cifre siano soprattutto gli ambienti clericali che quella legge hanno fortemente voluta. Dovessero essere confermate dal referendum popolare, sarebbe il crollo di ogni loro pretesa a dettare legge e norme sulle grandi questioni etiche che travagliano il nostro tempo. Il disastro supererebbe persino le conseguenze della sconfitta sul referendum antidivorzista voluto da Fanfani.

Ciò spiega perché in questi giorni conclusivi della campagna di raccolta siano stati messi in campo pesanti tentativi per incrinare il consenso popolare e far diminuire al possibile la ressa che si verifica attorno ai tavolini referendari, quando e dove essi possono essere installati. Le vicende dello scambio di provette verificatesi a Torino e a Modena - che hanno visto addirittura, in questa seconda città, due gemellini di pelle scura attribuiti ad una coppia “bianca” a seguito di errori compiuti dai centri medici - sono state utilizzate dai media, TV in testa, per indurre - al di là dell’ovvia amarezza e deplorazione provocate dall’errore - una sorta di terrorismo psicologico nell’opinione pubblica. Si è voluto, con la sconcertante notizia, in qualche modo demonizzare una procedura cui la gente guarda positivamente. E se questo tentativo si è rivelato inefficace e si è presto volatilizzato, un vero e proprio boomerang si è dimostrato l’altro, messo in atto direttamente dal ministro della Salute Sirchia quando ha trionfalmente indicato nel caso del bimbo talassemico guarito grazie all’impianto di cellule staminali “adulte” prelevate dalla placenta dei due fratellini l’esempio perfetto della bontà delle tesi avverse all’uso terapeutico delle staminali embrionali. Poche ore dopo l’annuncio, si è scoperto che i due fratellini erano stati concepiti, in Turchia, con un intervento di procreazione assistita e utilizzando embrioni previamente selezionati: una tecnica che l’attuale legge vieta tassativamente. Si capisce che i radicali abbiano avuto buon gioco nel chiedere le dimissioni di un ministro quantomeno reticente.

Se le cose correranno lisce, tutto sembra giocare a favore della vittoria referendaria. Tuttavia, non c’è da riposare sugli allori. Quando anche le firme siano raccolte, i pericoli, le inside non mancheranno. Ci si metterà di buzzo buono la Consulta, secondo una collaudata tradizione “interventista”, per individuare errori e manchevolezze nei quesiti (specie in quello per l’abrogazione totale), né verranno risparmiati gli sforzi per far votare in Parlamento una qualche legge-truffa che, salvando l’impianto repressivo della legge voluta dalle destre (ma votata anche, ahimè, da una parte della Margherita), riesca a far evitare i referendum. Le prove per l’imbroglio sono in corso, un disegno di legge è già stato depositato da deputati di Forza Italia. Gli esperti lo hanno dichiarato inadeguato allo scopo che esso si ripromette, ma il pericolo sta nel fatto che durante il dibattito parlamentare possano essere via via aggiunti altri articoli meno sgangherati. C’è solo da sperare nella tenuta delle forze politiche, sociali ed ideali unitesi per la raccolta delle firme: un fatto eccezionale, che ha visto costruirsi, attorno ad un problema concreto, una corale determinazione, moralmente unitaria e vincente, impensabile fino a ieri. Anche se la cosa “non fa notizia”, nel Comitato collaborano personalità dei DS come della CGIL a fianco di laici alla Del Pennino, mentre dietro ai tavoli si incontrano militanti radicali, diessini, di Rifondazione, dell’“Italia dei Valori” o della UIL. Firma anche la Mussolini e sul terreno di una ritrovata laicità si incontrano i socialisti dello SDI (tra i più attivi, per la verità, fin dall’inizio della campagna) e del “Nuovo PSI”, così come i due partiti che si contendono l’eredità liberale. A sostegno della campagna, che si svolge fittissima, oltre che nelle piazze, nelle feste autunnali dei grandi partiti di massa, premono l’ “Unità”, “Liberazione” e l’“Opinione”, l’“Indipendente” e, sia pure con mille distinguo, il “Riformista”. Non tutti sono d’accordo con il Bobbio che ammoniva come “la campagna referendaria… costituisce un modo di aggregazione della domanda politica… che permette combinazioni di tendenze diverse da quelle che si esprimono, alquanto rigidamente, nei partiti…”, forse alcuni dei leader che oggi si professano referendari, temono proprio questo “diverso modo” di contare e far contare la volontà dei cittadini. Non faremo in questa sede i nomi, ma non è soltanto la ministra Prestigiacomo ad invocare una legge che faccia decadere i referendum, anche a sinistra imbarazzi e tentazioni non mancano. Noi, però, confidiamo sul fatto che l’enorme popolarità di un’iniziativa che si dimostra in sintonia con la stragrande maggioranza dei cittadini sia un deterrente valido per coloro che di quei cittadini sono gli eletti e i rappresentanti. Far fallire, per incuria, inettitudine o malafede, la straordinaria campagna in corso sarebbe un errore politico gravissimo, che ricadrebbe su coloro che lo hanno commesso.



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