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Procreazione. Quanti nemici ha il referendum

• da Libero del 17 settembre 2004, pag. 7

di Marco Cappato

Caro Direttore, con la "III Giornata della ricerca" tenutasi ieri a Roma, Confindustria ha deciso di non considerare il colpo durissimo che il Parlamento ha inferto alla ricerca scientifica con la legge 40 sulla fecondazione assistita. "Ricerca è sviluppo", è il titolo della conferenza. Si è trattato ditemi importanti: "il benchmarking delle politiche di agevolazione alla ricerca e all'innovazione"; il premio "best innovator"; la tavola rotonda "ricerca e innovazione, un patto sociale per il Paese". A parte qualche inglesismo di troppo, la situazione di un Paese fanalino di coda della ricerca, incapace di formare ricercatori e ancor di più di trattenere quelli formati, dovrebbe effettivamente trovare risposte da parte di una politica che si occupa d’altro. Ma a preoccupare è l'indisponibilità, anche di Confindustria e degli imprenditori italiani, a considerare la libertà come uno degli elementi essenziali della ricerca, e quindi dell'impresa.

C'è davvero da chiudersi come possano le aziende - in particolare mediche e biotecnologiche non lanciare un grido d'allarme per il fatto che da 7 mesi in Italia è proibita l'analisi preimpianto sull'embrione, è ostacolata la fecondazione assistita e, soprattutto, il Parlamento ha sbattuto la porta in faccia alla ricerca sulle cellule staminali embrionali, da cui potrebbe dipendere il futuro della biomedicina nella cura di malattie diffusissime, dal cancro all'infarto, al diabete.

La vita ha un prezzo non adeguato

Al convegno sono stati chiamati come relatori sia Letizia Moratti che Guido Possa, cioè 2 delle 3 persone (con Rocco Buttiglione) che più si sono spese per tenere bloccati per 2 anni i fondi della Ue destinati alla ricerca sugli embrioni. Com'è possibile che Confindustria non abbia sentito l'utilità di invitare nessuno di quanti, a proprie spese, stanno raccogliendo le firme sui referendum abrogativi della legge 40? In questi casi è bene non credere alle distrazioni, anche perché oltre un mese fa avevamo segnalato la disponibilità del Presidente di Radicali italiani Luca Coscioni, affetto da sclerosi laterale amiotrofica, a testimoniare l'urgenza del tema. Non è un caso che, tranne casi più "unici" che isolati, ai Comitati promotori del referendum in corso non siano giunti finanziamenti non solo da Confindustria e associazioni collegate, ma neanche da imprenditori singoli interessati alla questione.

L’ostacolo non è formale: in passato Confindustria prese posizione ufficiale a favore di un referendum sul te ma ancor meno economico del sistema elettorale maggioritario. Le ragioni vere sono le stesse che hanno impedito sostegno ai referendum radicali su liberalizzazione del mercato del lavoro e riforma previdenziale: il mondo che fa capo a Confindustria preferisce troppo spesso, nel campo della ricerca come in quello del lavoro e dell'economia, giocare un ruolo di co-gestione di quanto dipende dallo Stato, anziché rappresentare le esigenze del libero mercato.

Il Ministro Girolamo Sirchia, appresa l'ok inglese a sperimentare la donazione terapeutica, s’era stracciato le vesti contro la forza corruttrice del profitto sulla scienza, scagliadosi, secondo la peggior tradizione anticapitalista del clerical-comunismo italiano, contro il governo Blair e denigrando il mondo della scienza. Purtroppo oggi quel ministro - che ha dirottato 400.000 euro all'ospedale da lui a lungo diretto al fine di fare esperimenti sul congelamento degli embrioni - rischia di averla vinta: mentre la raccolta firme è a rischio, anche per certa imprenditoria la libertà, più che non avere prezzo, pare non aver valore; almeno non abbastanza da mettersi in causa.



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