Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
gio 26 dic. 2024
  cerca in archivio   RASSEGNA STAMPA
Quella legge è da abolire
Procreazione assistita, le norme della discordia. Sondaggio esclusivo: gli italiani bocciano le nuove norme sulla fecondazione. E in caso di referendum voteranno in maggioranza per l'abrogazione. Cattolici compresi. Anche il clima politico si fa più rovente. Mentre la raccolta di firme divide gli schieramenti

• da L'Espresso del 17 settembre 2004, pag. 54

Si è trattato di un vero e proprio ribaltone. E si è compiuto tutto in poche settimane, tra fine agosto e metà settembre: gli italiani hanno cambiato idea circa la legge sulla fecondazione assistita. Per la verità nei mesi scorsi i più non avevano neppure un'idea chiara: tra eterologa e staminali embrionali, tra crioconservazione e cellule totipotenti, molti avevano perso la bussola e se n'erano disinteressati. Quelli che pensavano di capirci qualcosa, nove mesi fa erano in gran maggioranza a favore della legge 40. Il sondaggio Swg-"L'espresso", di cui pubblichiamo i risultati in queste pagine, segnala, tra l'altro, che oggi solo il 19 per cento dà un giudizio positivo sulle norme mentre il 40 è contrario e che anche oltre la metà dei cattolici, in caso di referendum, voterebbe a favore dell'abrogazione. Che cosa ha cambiato così drasticamente lo scenario? La campagna dei radicali, iniziata subito dopo l'approvazione delle norme a gennaio, le iniziative di associazioni femminili e di portatori di malattie degenerative, gli appelli sottoscritti da migliaia di scienziati, l’inizio della raccolta firme referendarie, tutto ciò ha alzato il livello medio dell’informazione sulla materia.

Poi è arrivato il clamoroso infortunio del ministro Girolamo Sirchia mentre a proposito del bambino talassemico guarito anche grazie alla selezione embrionale effettuata in Turchia (e vietata in Italia): una storia che ha risvegliato ancor più l'attenzione dell'opinione pubblica e soprattutto ha dato

scossa a politici e partiti. Tanto che persino un ministro di Berlusconi, Stefania Prestigiacomo, ha chiesto una revisione della legge (sostenendo di essersi astenuta quando fu votata). A questo punto anche i tentennanti Ds si sono resi conto che non era il caso di ripetere il poco invidiabile exploit del Pci in occasione del divorzio, quando "L’Unità", a 40 giorni dal voto, bollava ancora la consultazione come "iattura" e i dirigenti della falce e martello cercarono fino all’ultimo di evitarla, spinti solo in extremis dalla base a una tardiva resipiscenza. Passi falsi, ambiguità, reticenze. Per il centro-sinistra la partenza a fine luglio della campagna referendaria contro la legge sulla fecondazione assistita non era stata delle migliori. Certo, era scontato che una maggioranza della Margherita non avesse intenzione di battersi per abrogare la legge 40.

Il suo leader, Francesco Rutelli qualche mese fa arrivò a dire, a titolo personale, che condivideva la legge sul punto qualificante del divieto alla fecondazione eterologa (con donatore esterno alla coppia) E ancora l'11 settembre l'ex sindaco di Roma sbottava: "Sul paese vengono rovesciati referendum che dividono, mentre nessuno alza un sopracciglio". Ma anche nella Quercia, fino a pochi giorni fa, sembrava che buona parte dei vertici remasse contro la scelta referendaria. Giuliano

Amato aveva confessato: "Non vedo con favore lo svolgimento del referendum... Non sarebbe utile che l’Italia si dividesse secondo un crinale che finirebbe per essere quello tra laici e cattolici". Più dì recente l'ex premier ha fatto una parziale marcia indietro, riconoscendo che la raccolta di firme può essere utile per imporre una vera revisione della legge. Molti a sinistra hanno riecheggiato questa tesi: il referendum non è un fine, ma un mezzo per giungere a cambiare la legge per vie parlamentari. E un'argomentazione che non convince Marco Cappato, radicale e leader dell'Associazione Luca Coscioni: "Ci si dimentica che la maggioranza di questo Parlamento ha fatto questa legge orribile e che i tre quarti della Margherita sono vicini alle posizioni della maggioranza. ricorrere una all'opinione pubblica è l’unica strada". Ma Piero Fassino, prima delle vacanze, rassicurava i vertici della Cei, nella persona del vice di Camillo Ruini. e appena tornato dalla dimora capalbiese che l'aveva ospitato a fine agosto, si è messo a duettare con Sandro Bondi in quel di Telese, dove si svolgeva la festa dell'Udeur: "I Ds sono pronti a discutere in Parlamento eventuali modifiche. Se si fa una buona legge e si evitano furbizie non c'è bisogno del referendum". E, di rimando, il curiale coordinatore di portatori di Forza Italia aveva strizzato l'occhio: "Siamo pronti a discutere e a confrontarci, a migliorare la legge se è possibile".

Strano davvero se si pensa che la norma in questione ha pochi mesi e che il centro-destra, come ricordava lo stesso segretario Ds, "in Parlamento ha respinto tutte le nostre proposte, anche minime, per migliorare la legge". Riconosce Lanfranco Turci, dirigente Ds fra i più attivi della sfida referendaria : "Il nostro impegno è tardato molto in agosto, ma nelle ultime settimane si e generalizzato; anche chi preferisce la soluzione parlamentare è ormai consapevole che senza l'arma puntata del referendum non si va lontano". I radicali sono poco convinti che l’adesione diessina alla battaglia referendaria sia compatta. Esemplifica Cappato: "Né Walter Veltroni ne Sergio Cofferari hanno voluto firmare". Nell'entourage dell'ecumenico Veltroni confermano e spiegano: "Il sindaco si considera primo cittadino di tutti i romani, super partes, soprattutto su una questione di questo genere" . Cofferati invece dice che è solo un "problema organizzativo" e che firmerà in tempo utile. Il più tempestivo a capire che ci voleva un cambiamento di rotta è stato Massimo D'Alema - in precedenza sospettato da Marco Pannella addirittura dì volere "elezioni anticipate per far saltare il referendum" - che il 6 settembre ha sottoscritto i quesiti, seguito dal segretario della Quercia tre giorni dopo. Entrambi hanno firmato tre o quattro dei cinque referendum in ballo. Sì, perché il compromesso raggiunto a luglio tra radicali e comitato promotore (comprendente esponenti di tutto il centro-sinistra, incluso qualche dissidente della Margherita e persino del centro-destra, come i parlamentari del Pri Antonio Del Pennino, il forzista Alfredo Biondi e quelli del Nuovo Psi), organizzazioni sindacali e del volontariato, prevede che accanto al quesito sull'abrogazione totale della legge ne siano presentati altri parziali, sui divieti più controversi: quello all'eterologa; quello di fecondare al massimo tre ovuli congiunto all'obbligo d'impiantare tutti e tre gli embrioni contemporaneamente; quello alle analisi pre-impianto e di revocare il consenso all'impianto (si determina la paradossale situazione per cui è obbligatorio impiantare un embrione malato, ma è possibile abortire un attimo dopo); quello della crioconservazione (congelamento degli embrioni) e della ricerca scientifica sulle cellule staminali embrionali. Infine c'è un referendum promosso da donne dell'opposizione e della Cgìl, per abolire dalla legge il richiamo ai "diritti del concepito" . Ora che i Ds sono schierati per il referendum, tranne la componente dei cristianosociali capeggiata da Mimmo Lucà e qualche malpancista sparso, il ventre molle del centro-sinistra è costituito da Udeur e Margherita. Per i primi parla con il suo linguaggio figurato Clemente Mastella: "Il referendum sarebbe un calcio sugli stinchi ai cattolici". Nella Margherita la nutrita pattuglia

pro-referendum ha vita difficile. La confusione tra peccato e reato imperversa. C'è il leader Rutelli, della cui crociata già s'è detto, c'è Enrico Letta, secondo cui "arrivare al referendum sarebbe una sconfitta della politica", e c'è un apparato che apprezza poco la dissidenza: il tentativo di mettere un banchetto per li raccolta delle firme nell'area del festival margheritino a Polignano a Mare e stato respinto a viva forza. I vicepresidente dei deputati, Renzo Lusetti, ha ribadito il "no" del partito, precisando, bontà sua, che chi voleva avrebbe potuto raccogliere le firme, "così come è possibile fare negli 8 mila Comuni italiani in una strada del Comune di Polignano".

E così è stato: a poche decine d metri dall'ingresso del festival i dissidenti, capeggiati da Pierluigi Mantini, Enzo Bianco, Cinzia Dato, Antonio Maccanico e Natale D'Amico, hanno aperto il loro tavolo "fuori dal tempio". Non si tratta dei soli "laici" della Margherita: alcuni di loro sono cattolici a tutto tondo, come Mantini, ad esempio, che si presenta così: "Una distinzione tra laici e cattolici è sbagliata, io sono un cattolico dei giorni d'oggi, un cattolico irregolare, come un po' tutti, a cominciare dal presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini. Poiché la Chiesa ribadisce che la fecondazione artificiale è contraria alla morale cattolica, perché l'unica fecondazione ammissibile è quella derivante da un "atto umano", ne deduco che si dichiari incompetente rispetto alla legge: non esistono soluzioni cattoliche in questa materia" . Incalza polemico Mantini, membro del comitato promotore dei referendum: "Rutelli e Franco Marini non possono trasformare la Margherita in una piccola forza clericale moderata; nasciamo come una forza plurale, per superare la distinzione tra laici e cattolici". A sorpresa la posizione di Dario Franceschini, coordinatore della Margherita: "Sono contrario ai partiti che si mobilitano per raccogliere le firme, rischiano di dividere. Vorrei confrontarmi seriamente sui veri temi cruciali, l'eterologa e le pratiche di eugenetica. Credo che sul diritto di un figlio ad avere due genitori entrambi naturali, e non uno naturale e uno adottivo, anche i laici abbiano da riflettere. Così come sulla necessità di evitare che un giorno si possano commissionare figli solo se alti, biondi, sani e quant'altro. Ma alla fine, dopo un serio confronto, su questioni del genere penso sia giusto che si esprima il paese con un referendum" . Le esitazioni nel centro-sinistra, unitamente alla stagione poco propizia (c'era agosto di mezzo), hanno fatto sì che all'inizio di settembre le firme raccolte fossero davvero poche. Ora stanno rapidamente crescendo, dopo che la macchina organizzativa ds è andata a regime. Ma l'obiettivo 500 mila entro questo mese rimane a rischio, considerato che negli ultimi dieci giorni gran parte degli sforzi organizzativi sono indirizzati all'autenticazione. In teoria la raccolta potrebbe continuare a ottobre, perché la legge prevede tre mesi di "campagna". Ma se si sfora settembre si apre una catena di calamità : anziché nel 2005 i referendum si dovrebbero tenere l'anno successivo: nel 2006 però vi saranno le politiche e quindi dovrebbero attendere il 2007. Davvero troppo. Milioni di italiani abitano a poche decine di chilometri da paesi dove la fecondazione assistita ha vincoli al limite del sadismo come quelli imposti dalle norme italiane. Il "turismo procreativo" è già in pieno boom, ed è, ovviamente, classista. Come dice Carlo Flamigni, membro del comitato nazionale di bioetica, "chi vuole utilizzare quelle cure o è ricco, e quindi può permettersi di andare all'estero, oppure si sbrighi a firmare il referendum".

DIMENTICATO IL DIRITTO ALLA SALUTE (intervista a Giovanna Melandri)

Sono almeno dieci anni che l'ex ministro Giovanna Melandri (ds. tendenza Veltroni) si occupa dì fecondazione assistita: tra il 94 e il '96 e stata responsabile dell'intergruppo parlamentare sulla bioetica. Le abbiamo rivolto alcune domande.

Esiste un approccio laico all'argomento fecondazione? Da dove partire?

"Nei primi anni '90 creammo l'intergruppo sull'onda del caso di una bambina nata talassemica a causa di una fecondazione eterologa non controllata, eseguita in un centro con standard sanitari inadeguati. Ritenemmo che dovessero esserci delle regole a tutela della salute di coppie e figli. Ecco, il diritto alla salute dovrebbe essere il punto di partenza: con la legge 40 si è preferito ignorare il problema per battere invece la strada dell'ideologia".

Anche oggi il caso di un bimbo talassemico ha scosso l'opinione pubblica…

"A maggio scorso vi era stato un altro episodio clamoroso: un giudice dì Catania ribadì l'obbligo dì impianto a una donna portatrice sana di talassemia, come il marito, anche se l'embrione fosse risultato malato Fortunatamente era sano. Ma possiamo affidarci sempre alla fortuna"?.

I radicali l'accusano dì essere freddina, o peggio, sui referendum.

"Ho già chiesto una smentita a Radio radicale. Tutta la mia storia dice il contrario. Piuttosto avevo e ho dubbi sul quesito che chiede l'abrogazione totale della legge: temo che la Consulta lo possa giudicare inammissibile. Meglio modifiche parziali con lo stesso effetto sostanziale e una dose minore di scontro ideologico. Certo sarebbe preferibile cambiare la legge in Parlamento ma nessuno s'illude che sia possibile con questa maggioranza: la proposta avanzata da due deputati di Forza Italia è del tutto inadeguata".

I primi mesi di vigenza della legge 40 ci insegnano qualcosa?

"C'è una corsa all'estero di tutte le coppie che se lo possono permettere. E poi, norme come quella della fecondazione e reimpianto di soli tre embrioni per volta hanno aumentato la domanda dì interventi dei centri specializzati nostrani che spesso non sono in grado materialmente di soddisfarla: di fatto viene così limitata anche la fecondazione omologa. Tutto ciò in un paese in cui l'infecondità è un problema sempre più diffuso. Chi non conosce almeno una coppia che l'abbia affrontato?".

SIRCHIA DIXIT

Girolamo Sirchia esalta lo straordinario risultato scientifico conseguito a Pavia nella cura di un bimbo talassemico con le cellule dei due fratellini. Quello che il ministro non sa - o non dice - è che i donatori sono stati fecondati artificialmente e mediante selezione degli embrioni, proprio ciò che la legge vieta. È solo una delle gaffe del ministro. Ecco un parziale elenco.

14 settembre Sul sito del Ministero fa bella mostra una lista degli esami cui dovrebbero sottoporsi annualmente gli anziani. Ma nell'elenco figurano esami che nessuna agenzia sanitaria del mondo considera necessari. Dopo una denuncia di Altroconsumo il Ministero li toglie.

8 agosto Sirchia sì dichiara d'accordo con il forzista Gentile, che vuole introdurre il tìcket per l'aborto. Bisogna rivedere la 194 dice: sopprimere il feto è pur sempre un omicidio e vi si dovrebbe ricorrere solo in casi estremi. E sì guadagna le critiche non solo del centrosinistra, ma dei suoi stessi compagni di partito.

13 giugno Dopo i morti dell'anno scorso, il ministero della Salute è alle prese con un piano anti-caldo. Ecco la ricetta: un invito agli anziani a recarsi nei supermercati, notoriamente spaziosi e refrigerati.

9 febbraio I medici scioperano perché da tre anni non si vedono rinnovare il contratto, ma anche perché Sirchia, con vari decreti, introduce nuovi elementi di privatizzazione nel Servizio pubblico. "Sono al vostro fianco, risponde il ministro. I sindacati non gradiscono: Dev’essere uno sbalzo ormonale: Sirchia sciopera contro se stesso".

4 settembre 2003 Contro l'obesità il ministro invoca la mezza porzione. Alla richiesta di Codacons di accompagnare al taglio delle porzioni una riduzione dei prezzi il Ministero precisa che questo spetta alla decisione dei ristoratori.

29 novembre 2002 Sirchia e la Moratti distribuiscono nelle scuole 300 mila copie di una brochure sull'Aids che inanella le seguenti verità: l'unico mezzo sicuro contro l'Aids è l'astinenza, non fidarsi del preservativo. Luca Carra



IN PRIMO PIANO







  stampa questa pagina invia questa pagina per mail