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Fecondazione, è scontro tra governo e referendari
Sirchia: applicare le norme prima di cambiarle. Fini: senza regole si arriva a Frankenstein. Ultime ore per raccogliere firme sulla abrogazione

• da La Repubblica del 19 settembre 2004, pag. 22

di Giovanna Casadio

ROMA - Fuoco di sbarramento contro il referendum sulla procreazione assistita. La raccolta di firme per abrogare tutta o in parte la legge sulla provetta è giunta al rush finale (ci sarà tempo fino a domani), e lo scontro tra governo e fronte referendario si infiamma. Un alt al referendum arriva dal ministro della Salute, Girolamo Sirchia, e dal vice premier Gianfranco Fini.

Fini, che pure durante la discussione delle norme alla Camera aveva "aperto" a modifiche per la tutela della salute della donna, ora insiste sulle "regole necessarie": "Non esiste la libertà senza limiti, perché altrimenti si arriva dritti a Frankenstein o al dottor Mengele". Ammette che "la legge non è perfetta, come tutte le leggi", ma afferma che "sarebbe stato un errore madornale non fare la legge per cercare la perfezione: saremmo rimasti nel Far West". Contrario a qualsiasi modifica il ministro della Salute, per il quale di eventuali cambiamenti si può parlare in un secondo tempo: ma intanto la legge sulla provetta "va sperimentata". "Sarebbe altrimenti un oltraggio al Parlamento che l'ha votata - attacca Sirchia - se ci sarà la necessità di modificarla lo si farà dopo averla applicata. Buttarla via significherebbe tornare al marasma precedente in cui sono nati bambini neri da coppie bianche". Le linee guida del ministro non hanno introdotto correttivi alla legge, che è stata approvata dal Parlamento nel febbraio scorso, dopo vent'anni di braccio di ferro tra cattolici e laici sulla provetta.

Impegnati nella mobilitazione pro-referendum sono i radicali e i "laici" del centrosinistra (Ds, Sdi, parte della Margherita, Verdi, Pdci, Rifondazione) e della Casa delle libertà (Nuovo Psi, Pri e i liberali di Fi). Non piacciono ai referendari i tentativi di mediazione: né della Cdl né quelli guidati da Giuliano Amato nell'Ulivo. La Cdl accelera sulla discussione in Senato di una "leggina" che modifica alcuni punti contestati, in particolare l'impianto "coatto" degli embrioni: martedì la commissione Sanità in un ufficio di presidenza fisserà il calendario del dibattito. Il ministro delle Pari opportunità, Stefania Prestigiacomo, ha lanciato un appello ai liberali del Polo e ai cattolici per modificare subito nel dibattito parlamentare "una legge di divieti". Nell'Ulivo l'iniziativa di Amato, non ancor tradotta in un disegno di legge, è stata accolta da malumori profondi. I Ds hanno ribadito che si va "avanti tutta con i referendum". "Non c'è nessuna possibilità di mediazioni, questa legge è medievale", commenta Oliviero Diliberto (Pdci). E Fausto Bertinotti, il leader di Rifondazione, in un editoriale oggi su Liberazione invita al "massimo di mobilitazione per raggiungere le 500 mila firme: questa legge incivile è solo da respingere al mittente". Radio radicale lancia già appelli per organizzare la verifica delle firme. Devono essere consegnate in Cassazione entro fine mese ma da domani (eccetto che in alcune grandi città dove la raccolta è prorogata di un paio di giorni) - spiega la ds Katia Zanotti - inizierà la conta prima di depositarle. Non facile: occorrono 500 mila firme valide per quesito, e i quesiti sono quattro di abrogazione parziale, più quello dei radicali per l'abrogazione dell'intera legge. Capezzone (Pr) cita il leader Pannella su Fini: "Ecco, è tornata la linea Fanfani-Almirante, come nel 1984...".



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