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Recapitato a casa il cadavere di monsignor Gao
Il vescovo di Yantai, vissuto in clandestinità per anni, era in carcere dalla fine degli anni 90

• da Libero del 22 settembre 2004, pag. 16

di Benedetto Della Vedova e Carmelo Palma

Dopo il 20 settembre e la "breccia di Porta Pia" l'identità cattolica fu a tal punto "liberata" da divenire, dopo qualche decennio, identità politica nazionale e addirittura "partito nazionale", smentendo quanti contrapponevano l'ideale religioso e l'ideale unitario e vedevano, per l'essenziale, nel processo risorgimentale un fattore di progressiva scristianizzazione dell'identità italiana.
L'adattamento del mondo cattolico e della sua cultura alla democrazia e ai principi della libertà politica si è compiuto e peraltro costituisce l'alternativa storica più convincente che, come acutamente ha evidenziato Massimo Introvigne, l'Occidente sia in grado di offrire all'Islam politico. Ma questo è un altro discorso.
Quel che ci preme invece evidenziare è che oggi la Chiesa (pur continuando ad essere politicissima in tutte le sue scelte) non è strumento di dominio, ma sempre più spesso testimone (ed i suoi uomini e le sue donne, purtroppo, i martiri) della lotta perdente per la libertà religiosa, che è attualmente, in tutto il mondo non democratico, una cifra essenziale della lotta contro l'oppressione politica.
Molti evidenziano - e forse storicamente sopravvalutano - il contributo dato dalla Chiesa alla lotta contro l'impero sovietico. Su questo la lotta della Chiesa coincideva con la lotta dell'Occidente. Oggi, purtroppo, non è più così. La Chiesa (e con essa la lotta per la libertà religiosa) non è compresa nelle "guerre" dell'Occidente.
Fra i tanti esempi dell'oppressione religiosa anticristiana e anticattolica, quello più tragicamente irrisolto riguarda la Cina, dove la libera Chiesa cattolica è di fatto clandestina: quella ufficiale è patriottica, governativa e nazionale, e, per usare il macabro gergo di Pechino, "democratizzata" dal controllo dell'Ufficio affari religiosi del governo. L'attività pastorale, l'organizzazione ecclesiastica, la formazione del clero dipendono dal placet della Conferenza episcopale della chiesa cinese, che risponde a sua volta all'Associazione patriottica. L'assoluto controllo che Pechino esercita sulle ordinazioni episcopali costringe il Vaticano a ordinazioni segrete di vescovi, al fine di non esporli alle reazioni del regime, e costringono alcuni vescovi "patriottici", che non vogliono essere semplici funzionari del Partito, a ricercare per vie segrete il gradimento papale. Questa Chiesa indipendente (dalla Chiesa), autonoma (dalle direttive dei dicasteri romani) e autogestita (da organismi che sono emanazione del potere statale) è il surrogato burocratico e la prigione della comunità cattolica cinese.
Cosa sia è testimoniato dalla figura del vescovo patriottico di Pechino, Michele Fu Tieshan, ateo comunista, dal 2003 vicepresidente dell'Assemblea Nazionale del popolo e noto alle cronache per una crociata nazionalista contro la canonizzazione dei martiri cristiani cinesi.
Cosa sia la vita dei cattolici è invece dimostrato dalla vicenda esemplare di Mons. Giovanni Gao Kexian (vescovo "romano" di Yantai - provincia di Shandong), vissuto in clandestinità per anni, incarcerato alla fine degli anni '90, scomparso da allora e recapitato cadavere ai familiari in un sacco di spazzatura pochi giorni fa.
Su questo l'Occidente non è stato ancora capace né di parola né di azione. Non ha ancora trovato la sintesi tra una necessaria e mutualmente utile partnership economica e la promozione dell'universalità dei diritti umani, disconoscendo la quale l'Occidente nega i sui fondamenti.
Per questo il 20 settembre, ricordando la fine di una "Chiesa che si faceva Stato", alcuni militanti radicali hanno deposto un fiore davanti all'ambasciata cinese, per rendere omaggio a mons. Giovanni Gao Kexian e con lui ai milioni di cattolici cinesi perseguitati e sequestrati da uno "Stato che si fa chiesa", davanti a cui i cattolici e la stessa Chiesa sono lasciati soli.


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