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Bonino. La sinistra non torni indietro.
Non esistono terroristi beneducati.

• da Corriere della Sera del 30 settembre 2004, pag. 30

di Paolo Conti

ROMA - «Pensavo che il nostro Paese fosse arrivato finalmente a un punto chiaro, dopo tanti tentennamenti soprattutto della sinistra: cioè che il terrorismo non può né deve mai trovare giustificazioni. Non vorrei che, avendone trovato per puro caso uno "beneducato", rimettessimo in discussione l’analisi...» Emma Bonino saluta il rilascio delle due Simona («Non posso che esserne felice») ma non dimentica le sue battaglie sui diritti delle donne nei Paesi in cui l’Islam coincide col sistema politico.

 

Sia Simona Pari che Simona Torretta hanno insistito molto su un punto: siamo state trattate molto bene, con rispetto e dignità, alla fine ci hanno chiesto scusa, ci hanno parlato di fede... Un volto dell’Islam ben diverso dalle immagini più diffuse in questi anni di conflitto. Che ne pensa, Bonino?

«Che è molto probabile che sia andata così. Contentissima per loro che abbiano incontrato sequestratori "beneducati". E poi c’è sempre stato un volto gentile del terrorismo. Hitler amava gli uccellini e Mozart. Io stessa conosco fondamentalisti dal tratto gentile. Fatto sta che ad altri ostaggi, in Iraq, è stata tagliata la testa. Non dimentichiamolo in queste ore di festa».

 

Ma le differenze, nell’Islam, ci sono. E anche molte.

«Certamente sì. Ma qui in Occidente, e anche in Italia, non si riesce ancora a mettere a fuoco bene la differenza tra l’Islam come religione e l’islamismo fondamentalista politico. Nei Paesi in cui l’Islam è una religione maggioritaria ma esiste separazione con lo stato, penso alla Turchia o alla stessa India in cui vivono 200 milioni di musulmani accanto ad altre fedi grazie a un robusto apparato istituzionale, i problemi sono relativi. Resta quello di una religione poco amica delle donne: ma come lo è lo stesso cattolicesimo e in genere, secondo me, le tre grandi fedi monoteiste».

 

Qui torna la sua polemica con la Chiesa cattolica.

«Basterebbe ricordare che durante le Crociate i cristiani uccidevano senza pensarci troppo, oppure pensare all’Inquisizione. Il vero dramma, per tornare all’attualità che ci riguarda, nasce quando l’Islam vuole farsi stato. Alla violenza di una dittatura si aggiunge quella di una religione che si fa regime ».

 

Quali esempi citerebbe, in questa lista?

«Penso al fanatismo della teocrazia islamica in Iran, al Sudan, all’Afghanistan dei talebani. Lì i diritti delle donne sono drammaticamente repressi ed è bene ricordarlo in ore come queste. In Arabia Saudita le donne semplicemente non votano e ora fa persino notizia in tutto il mondo il coraggio di due cittadine che si sono candidate alle elezioni locali, in attesa che il "piccolo problema" del diritto all’urna venga risolto. In Kuwait forse l’accesso al voto per le donne arriverà a ottobre, e allora saranno tutti contenti... Parliamo di Stati in cui si rischia il linciaggio per adulterio. È oggettivamente ben diversa la condizione femminile nell’Islam turco, nella stessa Tunisia anche se tra mille problemi o in Marocco con la nuova legge sulla cittadinanza voluta dal re e dal Parlamento. In quanto al mio amato Yemen, denigrato da molti, il diritto di voto alle donne risale al 1993».

 

Come giudica il modo in cui l’Italia ha affrontato il caso delle due Simona rapite?

«Credo sia arrivato il tempo che i media la smettano di andar dietro ai terroristi e di farsi dettare da loro le agende. Non è che la reazione delle due Simona aggiunga o tolga granché. La verità è che si inseriscono in un contesto in cui pochi sono riusciti a spiegare le differenze di cui abbiamo parlato. Per fortuna, grazie allo sforzo di qualcuno, l’Italia ha cominciato a non considerare più Al Jazira come la Cnn araba ma a guardarla come la portavoce di Bin Laden, per intenderci. Ma la complessità del mondo islamico, soprattutto arabo, è stata una grande zona sconosciuta per molto tempo».

 

E’ in quella famosa differenza la ragione per cui lei è favorevole all’ingresso della Turchia nell’Unione europea?

«Quella è una delle ragioni. E poi c’è la convinzione in base alla quale l’Europa, a mio avviso, non è un progetto religioso né geografico ma un patto tra popoli di identità europea che convivono in base a uno stato che difende i diritti umani e civili. Checché ne dica il cardinal Ratzinger. E questo progetto diventa importante anche riguardo all’Italia, visto il ritorno alla grande della Chiesa cattolica nella politica, fenomeno che sta sotto gli occhi di tutti...».

 



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