L 'ex commissaria stronca la gestione Prodi a Bruxelles: «E' arrivato tra i tappeti rossi, ma è finito con una corsa all'ingiù senza freni. Se non era più interessato poteva dimettersi, ma non l'ha fatto» .
«Cervello piatto». Come sarebbe a dire? “Ma sì, nessuna risposta. Io chiamavo, magari per allertare su una direttiva, un provvedimento; ma da Roma non giungeva in replica neanche un sospiro». Emma Bonino, già commissaria alla pesca e responsabile umanitaria per il Kosovo nella Commissione Santer, assicura di esser rimasta fedele all'imperativo per cui nel governo europeo rappresenti tutti i soci e non il Paese da cui sei stata nominata. Ma ammette anche come, in linea con quanto andavano facendo quasi tutti gli altri commissari, cercava di mettersi talora in contatto con il nostro governo nazionale, uscendone regolarmente sconfitta.
Vale a dire?
Ricordo che io e Mario Monti chiamavamo alcuni colleghi "commissari fax": prima di dire la loro, aspettavano sempre un messaggio con gli ordini della propria capitale. lo non 51)10 non ho mai ricevuto una telefonata, sia durante i pochi mesi del governo Berlusconi che poi con Dini e lungo tutto l'arco della legislatura dell' Ulivo, ma neanche si degnavano di rispondermi. Salvo una volta, quando mi chiesero se si poteva cambiare qualcosa a un provvedimento varato due settimane prima...
Davvero singolare, no?
Ancor più singolare che, da commissaria per l'intervento umanitario per il Kosovo, non fossi neanche interpellata dal governo D'Alema che creò la discussa missione Arcobaleno. Molto probabilmente, visto che si accusava il governo di sinistra di avere accettato la missione militare, si voleva far vedere che a Palazzo Chigi ci si impegnava anche negli aiuti, senza dover passare per forza attraverso la Ue.
Insomma per l’Italia la Ue è una sorta di optional...
Mi è parso un rapporto... di grande estraneità . Lo ripeto: ho fatto il mio lavorio di commissario per tutti i cittadini europei, senza pensare al Paese che mi aveva nominata. Credevo però che fosse normale, su casi di rilievo, chiedere cosa ne pensasse il nostro governo, salvo poi decidere di testa mia. Niente da fare: cervello piatto, nessuna risposta. Ricordo anche quando cercavo di piazzare bandierine tra il personale, considerando il fatto che abbiamo fior fiore di burocrati qui a Bruxelles, e che c’era spazio per piazzarli. Che accadeva? Che dopo le mie indicazioni i rappresentanti della Commissione scendevano a Roma e si trovavano davanti a 8 diverse candidature espresse da altrettanti ministeri. Il risultato? Non ottenevamo più nulla.
E dei cinque anni di Prodi, che dire, visto che nel frattempo è stata europarlamentare?
Ho trovato più che sgradevole l'ultimo anno del suo mandato. Era evidentissima a tutti la sua volontà di interessarsi solo di quanto accadeva nella politica italiana. Nessuno l'obbligava a restare presidente della Commissione, se non lo interessava più. E le dimissioni sono previste. Cosa che si è guardato bene dal dare.
E il resto del mandato?
E’ arrivato tra tappeti rossi stesi davanti a lui, votato da tutti. A me è parso singoIare che manco mi abbia voluto incontrare, visto che ero stata commissario nella precedente legislatura. Come mi è parso buffo che fin dall'avvio esaltasse di continuo il "governo" dell'Europa che in realtà i trattati non prevedono. E da allora in poi è stata tutta una rotta in discesa. Una corsa all'ingiù senza freni.