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Ma in quel voto Dio non c’entra

• da La Repubblica del 12 ottobre 2004, pag. 1

di Francesco Merlo

E' stato bocciato Rocco Buttiglione, non Gesù Cristo. Forse, alla fine, non sarebbe un atto elegante l'esclusione del nostro filosofo-teologo-politico dal governo dell'Europa perché si rischierebbe di farne un martire della libertà di opinione, ma questa sua doppia bocciatura preliminare non è certo anticristiana perché tra l'Europa e la Cristianità il rapporto è troppo forte, aperto, profondo e articolato. Buttiglione, spiace doverglielo ricordare, non è il Cattolicesimo e neppure il Cristianesimo. Anzi, il suo Gesù, omofobo e maschiocentrico, non è il Gesù della gran parte di noi europei.

Il nostro Gesù non ha assilli psicotici, non è un paziente di Freud, non è Priapo, e non ha bisogno di essere difeso da Berlusconi, da Bondi e da Calderoli. Buttiglione si rende conto della figura che fa fare a Dio riducendolo alla parola di Buttiglione? E la smetta di credersi sant'Agata, perseguitata per la sua fede.

L'Europa non è in mano ai pagani. Buttiglione la prenda invece come una lezione di filosofia politica, come una sconfitta al suo provincialismo teologale, e ripensi al Menocchio e ai vermi di Carlo Ginsburg, a quanto il suo cristianesimo somigli a quello del formaggiaro Menocchio che costruiva la propria cosmogonia religiosa e i propri valori etici a partire dai suoi formaggi. Per lui l'universo-Dio era un grande cacio, e l'umanità erano i vermi. Allo stesso modo ogni volta che parla di Dio, Buttiglione non si avvicina all'Assoluto ma al proprio formaggio, che è fatto di eterossuali ad excludendum, di casalinghe riproduttive, di matrimoni sacramentati, di un ordine morale che puzza di latte cagliato.

Buttiglione ha ovviamente il diritto di immaginarsi Dio come gli pare e di condurre una vita casa e chiesa, di non divorziare, di non disperdere il seme, di fuggire le tentazioni, di mortificarsi, di pregare, di fare i fioretti e di temere gli omosessuali. Ma non ha il diritto di chiamare Dio a garanzia delle proprie inadeguatezze politiche, dei propri pregiudizi. E l'Europa fa bene a pretendere che i propri governanti non infilino Dio nella politica, non presumano di fare giustizia in nome di Dio, non caccino Dio dentro le leggi, non trasformino Dio in un simbolo di parte.

E poi diciamo la verità: poco importa quel che Buttiglione ha esattamente detto al Pais, non contano né le parole testuali né le rettifiche, le smentite o le precisazioni. Gli italiani conoscono Buttiglione, sanno tutto di lui, della sua idea di peccato, del suo cripto para integralismo, delle sue battaglie contro i single e le coppie di fatto, contro il disordine morale e gli anticoncezionali, contro il diritto all'aborto, al divorzio e all'adulterio. Per Buttiglione la politica è espressione della religione, ed è questa la sua sola coerenza, in nome della quale ha voltato tutte le gabbane, ha militato in tutti gli schieramenti, di destra e di sinistra, ha fatto saltare governi, ha organizzato ribaltini e ribaltoni. Come tutti i politici italiani anche Buttiglione agogna alla poltrona, ma per occuparla con lombi papalini.

Per noi italiani insomma il bigottismo colto e militante di Buttiglione è come la gobba di Andreotti. Da decenni è "al servizio di Dio", la sua politica è sempre stata pratica sacrestana, da ragazzo si è convinto che lo Stato è una militia Christi e da allora non è più guarito. E siamo talmente abituati a questo suo odore di incenso che persino ci stupisce lo stupore dell'Europa, un'Europa che fa gli esami di valori liberali ai turchi ma è fatta anche dai Buttiglione, le cui tirate politico-teologiche hanno un'aria di famiglia con il machismo coranico, con il califfato e con la Sharia. Tuttavia non ci piace dargli dell'oscurantista e non solo perché sarebbe banale, ma perché egli è molto di più, la sua politica è una giostra di finte e controfinte: Buttiglione è un fantasista di Santa Romana Chiesa. E non ci piace neppure che i suoi avversari, così spesso portatori di ideologie altrettanto oscure, gli diano dell'oscurantista, perché l'Italia laica è ipervaccinata, Buttiglione fa parte del nostro arredamento parlamentare, e ci siamo persino affezionati alle sue bizze parrocchiali. Altri, che si espongono meno, pregano e fregano molto più di lui. L'idea però che l'oscurantista sia vittima dell'oscurantismo è, questa sì, un'idea oscurantista e anche un poco comica: l'asino che dà del cornuto al bue.

In realtà la bocciatura di Buttiglione può essere una piccola lezione anche per noi. Improvvisamente ci ricorda infatti quanto la laicità venga offesa in casa nostra, quanti bracci politici abbia il cardinale Ratzinger nell'Italia laica, quante leggi del nostro Parlamento debbano piacere a Ruini, quanti pedaggi dobbiamo pagare alla Curia, quanto sia accidentato organizzare referendum di civiltà ogni volta che viene indebolito il telaio dei valori civili, come nel caso della legge sulla fecondazione assistita.

 Rocco Buttiglione è un politico esperto, è ricco di dottrina, non è un uomo falso perché davvero pensa di servire Dio, è di buoni sentimenti, sa egregiamente usare l'arte democristiana della mediazione. Dunque sicuramente riuscirebbe a cavarsela anche in Europa. D'altra parte il presidente Barroso saprà certamente ricomporre la smagliatura istituzionale e uscire dal pasticcio politico. Tutti sappiamo che non si tratta di una vera bocciatura inappellabile, ma di un memento carico di significati per l'Europa e per l'Italia. Di sicuro non c'entra nulla l'oscurantismo anticattolico che infiamma il "peccatore" Berlusconi perché, al contrario, laicizzare Buttiglione, se davvero fosse possibile, significherebbe non solo modernizzarlo, ma addirittura redimerlo dalla tentazione di essere blasfemo. Questa non è stata una bocciatura contro Dio, ma una bocciatura al servizio di Dio.


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