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Il grande Capezzone tira di spada (ma con una lunga coda di paglia)

• da Il Foglio del 14 ottobre 2004, pag. 4

Al Direttore- Scrivo questa lettera aperta non come segretario di Radicali italiani o come rappresentante di alcunché, ma come semplice “fogliante” (o “fogliante semplice”, così entriamo subito in un clima più militaresco…).

 

L’essenziale di quel che voglio dirti sta in tre parole: “Nun ce provà”. Per interpretarti, in questi giorni, torna utile il Fedro del lupo e dell’agnello, con il primo che accusava l’altro di intorbidare, dal basso, l’acqua del ruscello. Allo stesso modo, stai dando vita ad una poderosa campagna di rovesciamento delle cose e di ribaltamento delle parti che lascia ammirati per la destrezza con cui mischi le carte sul tavolo.

 

Andiamo con ordine. Il primo rovesciamento di frittata è avvenuto con la legge sulla fecondazione. Leggendoti, si ha l’impressione che un perfido e callido Goldfinger laicista stia per imporre a tutti le più avventurose forme di fecondazione artificiale o chissà quale astrusa terapia (si capisce, con relativo sterminio di embrioni -anche detti, nel lessico ormai tristemente familiare di un Carlo Casini, “fratellini”-). E’ avvenuto esattamente il contrario. Noi non abbiamo imposto o vietato niente a nessuno, né intendiamo farlo. All’inverso, una maggioranza politico-parlamentare ha approvato una legge (opposta non solo alle norme zapateriste, ma anche a quelle del tuo e mio amico Aznar, per capirci) che vieta (ripeto: vieta) ad alcuni milioni di donne e di uomini di risolvere un problema di sterilità o di affrontare alcuni percorsi terapeutici. Quindi (insisto) è proprio il contrario di quel che scrivi: ciascuno può pensarla come vuole nel merito (e continueremo a discuterne volentieri anche grazie ai quesiti referendari che hai avuto la tolleranza di firmare), ma non è Luca Coscioni che impone qualcosa a Sirchia e Buttiglione (che, con i nostri referendum, resterebbero liberissimi di tenersi sterilità o malattie di altro tipo): sono Sirchia e Buttiglione che impediscono a Luca (e ai mille altri Luca che lo vorrebbero) di curarsi.

 

A questo punto, il lupo di Fedro si trova davanti alla prima difficoltà, perché l’agnello gli ha fatto notare che, da sotto, ben difficilmente può intorbidare le acque. Ma il lupo, com’è noto, non si perde d’animo, e procede: e allora ecco il “caso Buttiglione”, che tanto ti ha scandalizzato.  E, anche qui, ti è riuscito un colpo da maestro, perché sei riuscito a descrivere le cose nei termini di un povero Buttiglione perseguitato e martirizzato per le sue libere opinioni. Roba da farne un san Pancrazio, insomma.

 

Ma i conti non tornano. Né Pannella né altri (per la verità) contestano la legittimità (e come potrebbero?) della nomina di Buttiglione, ma la sua opportunità. Al di là di quel che Buttiglione dice o disdice, parlano i fatti, che mostrano (è il suo onore!) come abbia finora concretamente operato per tradurre in leggi, in atti normativi, le sue convinzioni etico-confessionali. Esempi? Da Ministro italiano, ha posto il veto ai finanziamenti europei -destinati all’Italia- sulla ricerca sulle cellule staminali embrionali. Dopo di che, è stato ispiratore e/o sostenitore (con Sirchia, Giovanardi, e altri …”liberali” come lui), nell’ordine: della già citata legge sulla fecondazione; del “no” al divorzio breve (a proposito: simpatici gli altri leader del Polo, a cominciare da Berlusconi: tutti già divorziati o quasi, ma contrari all’abbreviamento delle procedure altrui!); del “sì” al carcere per chi abbia sei o sette spinelli in tasca; della guerra totale ai fumatori (con relativa eliminazione perfino degli scompartimenti ferroviari per fumatori); della criminalizzazione di 100 e passa razze canine (che ora -prodigi di un nuovo decreto- sono ridiventate mansuete); e perfino di quella campagna pro-mezze porzioni che vide giustamente (altri tempi...) i tuoi lazzi e i tuoi sarcasmi…

Morale: liberissimo Barroso di confermare a Buttiglione la sua fiducia; epperò liberissimi anche gli altri non di fare processi a chicchessia, ma di ritenere che il Ministro italiano continuerà ad operare in Europa come ha fatto finora in Italia, e cioè traducendo i suoi -ripeto: legittimi- orientamenti personali in atti politico-normativo-istituzionali validi per tutti gli altri.

 

Viene poi il rovesciamento finale, il più insidioso. Ma come, Pannella e i radicali fanno i giustizialisti, prendendosela con le vicende processuali di un collaboratore del Ministro, il famoso Catone? Che succede, anziché liberalizzare Di Pietro, è Pannella che si dipietrizza, come pure qualcuno ha scritto?

Beh, amico Giuliano, una sola domanda su questo. Te lo immagini, nella tua e mia amata Amerika, un candidato (a qualunque carica pubblica) che osasse non dare conto di veri o presunti scandali economico-finanziari, o di intrallazzi di qualsiasi tipo? Sarebbe sbranato vivo: e non solo dai suoi avversari, ma in primo luogo dai media scritti e audiovisivi. E alla fine, sarebbe premiato o punito dalla pubblica opinione a seconda della sua capacità e volontà di rispondere o no, e di farlo in modo convincente. Ne parliamo? E perché, qui, invece, tanto silenzio?  

 

Caro Giuliano, ti so, di questi tempi, assai pensoso. Mi ha colpito il modo in cui hai risposto, l’altro ieri, alla bella lettera di Mario Adinolfi: citando Ungaretti, e l’allegria di naufragi e naufraghi.

Certo, però, questo tuo naufragio è un bel guaio. Pensaci. I neocon (e, in Italia, pure -non dispiaccia- qualche radicale come Mecacci e come me) promuovono un appello sui rischi che corre e fa correre Putin, e tu ci rispondi che confidi di più nei russi o nei cinesi per sconfiggere l’estremismo islamico. Poi ci incoraggi a impiccare presto Saddam Hussein. Poi …tutto il resto. Domanda: ma allora che ci andiamo a fare in Iraq, e -soprattutto- perché mai continuiamo a parlare di “promozione della democrazia”? Se vince il nostro Occidente, sarà -finalmente- l’attuale Oriente ad assomigliarci un po’ (e verranno fuori -consentirai- le fecondazioni assistite e gli Almodovar di là); ma se invece vince il tuo Occidente, quello della tua spada fiammeggiante di questi mesi, prevarrà pure, ma al prezzo -ahimé, troppo caro- di essere divenuto simile all’attuale Oriente.

 

Mia la destrezza, sua la furbizia. Il Senato americano, rispettoso della libertà di coscienza, non fa domande sulle convinzioni etiche personali  di un designato sotto audizione, e se le fa nasce uno scandalo. Lei adesso (adesso) attribuisce al professor Buttiglione ogni malefatta, da quelle presunte del suo segretario ad oltre ben più gravi come l'incentivo alle mezze porzioni, e per soprammercato aggiunge tutti i motivi di contrasto politico e culturale su cui lei e il professore militate da pasti opposte della barricata. Così confonde e intorbida le acque. Il problema è: il voto legittimo ma criticabile (spero) che ha bocciato Buttiglione risulta dallo screening politico dei suoi programmi di commissario o dal processo liberal-oscurantista al suo credo e alle sue idee? Lei sa la risposta, da radicale. La conosce così bene che la sua lettera ha un solo titolo: coda di paglia. Quanto al naufragio, guardi che siamo sulla stessa barca.

 



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