Al Direttore- Scrivo questa lettera aperta non come segretario di Radicali italiani o come rappresentante di alcunché, ma come semplice “fogliante” (o “fogliante semplice”, così entriamo subito in un clima più militaresco…).
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L’essenziale di quel che voglio dirti sta in tre parole: “Nun ce provà ”. Per interpretarti, in questi giorni, torna utile il Fedro del lupo e dell’agnello, con il primo che accusava l’altro di intorbidare, dal basso, l’acqua del ruscello. Allo stesso modo, stai dando vita ad una poderosa campagna di rovesciamento delle cose e di ribaltamento delle parti che lascia ammirati per la destrezza con cui mischi le carte sul tavolo.
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Andiamo con ordine. Il primo rovesciamento di frittata è avvenuto con la legge sulla fecondazione. Leggendoti, si ha l’impressione che un perfido e callido Goldfinger laicista stia per imporre a tutti le più avventurose forme di fecondazione artificiale o chissà quale astrusa terapia (si capisce, con relativo sterminio di embrioni -anche detti, nel lessico ormai tristemente familiare di un Carlo Casini, “fratellini”-). E’ avvenuto esattamente il contrario. Noi non abbiamo imposto o vietato niente a nessuno, né intendiamo farlo. All’inverso, una maggioranza politico-parlamentare ha approvato una legge (opposta non solo alle norme zapateriste, ma anche a quelle del tuo e mio amico Aznar, per capirci) che vieta (ripeto: vieta) ad alcuni milioni di donne e di uomini di risolvere un problema di sterilità o di affrontare alcuni percorsi terapeutici. Quindi (insisto) è proprio il contrario di quel che scrivi: ciascuno può pensarla come vuole nel merito (e continueremo a discuterne volentieri anche grazie ai quesiti referendari che hai avuto la tolleranza di firmare), ma non è Luca Coscioni che impone qualcosa a Sirchia e Buttiglione (che, con i nostri referendum, resterebbero liberissimi di tenersi sterilità o malattie di altro tipo): sono Sirchia e Buttiglione che impediscono a Luca (e ai mille altri Luca che lo vorrebbero) di curarsi.
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A questo punto, il lupo di Fedro si trova davanti alla prima difficoltà , perché l’agnello gli ha fatto notare che, da sotto, ben difficilmente può intorbidare le acque. Ma il lupo, com’è noto, non si perde d’animo, e procede: e allora ecco il “caso Buttiglione”, che tanto ti ha scandalizzato. E, anche qui, ti è riuscito un colpo da maestro, perché sei riuscito a descrivere le cose nei termini di un povero Buttiglione perseguitato e martirizzato per le sue libere opinioni. Roba da farne un san Pancrazio, insomma.
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Ma i conti non tornano. Né Pannella né altri (per la verità ) contestano la legittimità (e come potrebbero?) della nomina di Buttiglione, ma la sua opportunità . Al di là di quel che Buttiglione dice o disdice, parlano i fatti, che mostrano (è il suo onore!) come abbia finora concretamente operato per tradurre in leggi, in atti normativi, le sue convinzioni etico-confessionali. Esempi? Da Ministro italiano, ha posto il veto ai finanziamenti europei -destinati all’Italia- sulla ricerca sulle cellule staminali embrionali. Dopo di che, è stato ispiratore e/o sostenitore (con Sirchia, Giovanardi, e altri …”liberali” come lui), nell’ordine: della già citata legge sulla fecondazione; del “no” al divorzio breve (a proposito: simpatici gli altri leader del Polo, a cominciare da Berlusconi: tutti già divorziati o quasi, ma contrari all’abbreviamento delle procedure altrui!); del “sì” al carcere per chi abbia sei o sette spinelli in tasca; della guerra totale ai fumatori (con relativa eliminazione perfino degli scompartimenti ferroviari per fumatori); della criminalizzazione di 100 e passa razze canine (che ora -prodigi di un nuovo decreto- sono ridiventate mansuete); e perfino di quella campagna pro-mezze porzioni che vide giustamente (altri tempi...) i tuoi lazzi e i tuoi sarcasmi…
Morale: liberissimo Barroso di confermare a Buttiglione la sua fiducia; epperò liberissimi anche gli altri non di fare processi a chicchessia, ma di ritenere che il Ministro italiano continuerà ad operare in Europa come ha fatto finora in Italia, e cioè traducendo i suoi -ripeto: legittimi- orientamenti personali in atti politico-normativo-istituzionali validi per tutti gli altri.
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Viene poi il rovesciamento finale, il più insidioso. Ma come, Pannella e i radicali fanno i giustizialisti, prendendosela con le vicende processuali di un collaboratore del Ministro, il famoso Catone? Che succede, anziché liberalizzare Di Pietro, è Pannella che si dipietrizza, come pure qualcuno ha scritto?
Beh, amico Giuliano, una sola domanda su questo. Te lo immagini, nella tua e mia amata Amerika, un candidato (a qualunque carica pubblica) che osasse non dare conto di veri o presunti scandali economico-finanziari, o di intrallazzi di qualsiasi tipo? Sarebbe sbranato vivo: e non solo dai suoi avversari, ma in primo luogo dai media scritti e audiovisivi. E alla fine, sarebbe premiato o punito dalla pubblica opinione a seconda della sua capacità e volontà di rispondere o no, e di farlo in modo convincente. Ne parliamo? E perché, qui, invece, tanto silenzio? Â
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Caro Giuliano, ti so, di questi tempi, assai pensoso. Mi ha colpito il modo in cui hai risposto, l’altro ieri, alla bella lettera di Mario Adinolfi: citando Ungaretti, e l’allegria di naufragi e naufraghi.
Certo, però, questo tuo naufragio è un bel guaio. Pensaci. I neocon (e, in Italia, pure -non dispiaccia- qualche radicale come Mecacci e come me) promuovono un appello sui rischi che corre e fa correre Putin, e tu ci rispondi che confidi di più nei russi o nei cinesi per sconfiggere l’estremismo islamico. Poi ci incoraggi a impiccare presto Saddam Hussein. Poi …tutto il resto. Domanda: ma allora che ci andiamo a fare in Iraq, e -soprattutto- perché mai continuiamo a parlare di “promozione della democrazia”? Se vince il nostro Occidente, sarà -finalmente- l’attuale Oriente ad assomigliarci un po’ (e verranno fuori -consentirai- le fecondazioni assistite e gli Almodovar di là ); ma se invece vince il tuo Occidente, quello della tua spada fiammeggiante di questi mesi, prevarrà pure, ma al prezzo -ahimé, troppo caro- di essere divenuto simile all’attuale Oriente.
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Mia la destrezza, sua la furbizia. Il Senato americano, rispettoso della libertà di coscienza, non fa domande sulle convinzioni etiche personali  di un designato sotto audizione, e se le fa nasce uno scandalo. Lei adesso (adesso) attribuisce al professor Buttiglione ogni malefatta, da quelle presunte del suo segretario ad oltre ben più gravi come l'incentivo alle mezze porzioni, e per soprammercato aggiunge tutti i motivi di contrasto politico e culturale su cui lei e il professore militate da pasti opposte della barricata. Così confonde e intorbida le acque. Il problema è: il voto legittimo ma criticabile (spero) che ha bocciato Buttiglione risulta dallo screening politico dei suoi programmi di commissario o dal processo liberal-oscurantista al suo credo e alle sue idee? Lei sa la risposta, da radicale. La conosce così bene che la sua lettera ha un solo titolo: coda di paglia. Quanto al naufragio, guardi che siamo sulla stessa barca.
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