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Cambiare Pannella è "esercizio vacuo", dice Bordin (un gran signore)

• da Il Foglio del 28 ottobre 2004, pag. 4

di Vittorio Pezzuto

Massimo Bordin non rilascia interviste. "E se stavolta faccio un'eccezione è solo perché a chiedermelo è il Foglio, giusto per non apparire reticente. Me ne sto zitto non perché mi creda Greta Garbo ma per un’unica, ottima ragione: non sono un politico. Al partito mi iscrivo, verso denaro ma lo frequento meno di tanti altri. La verità è che ho fatto politica molti anni fa, nel mitizzato 1968, e ho perso. Da allora non ho più la pretesa di dire alla gente cosa deve fare. Alcuni miei ex compagni oggi si definiscono liberali? Auguri. Per quello che mi riguarda, dai liberali - da quelli come Pannella che lo sono fin dagli anni Cinquanta - posso solo imparare”. Anche se non ama apparire, il più longevo direttore di Radio Radicale ("Ecco, se questo non lo scrive è meglio…") certo sa farsi ascoltare, se solo si pensa che sono centinaia di migliaia gli italiani che si alzano la mattina al suono della sua voce in "Stampa e regime", lettura critica dei quotidiani in cui una parola letta due volte, un sospiro, una pausa di silenzio trovano preciso significato. "Sui giornali - premette - continuano a mancare le battaglie civili, le campagne fatte sull'onda di un'inchiesta, gli scoop. Per questo il Foglio resta una lettura preziosa: come Radio Radicale sa schierarsi con nettezza sulle questioni che contano, garantendo al tempo stesso un serrato dibattito tra opinioni opposte. Di questi tempi non è poco". Dal congresso si aspetta che, "per la parte che compete a Radicali Italiani, si cominci ad affrontare la miseria del dato organizzativo del partito transnazionale, tuttora privo di un segretario. Così com'è non può andare avanti. E' quella la nostra scommessa più importante. Fateci caso: quando Pannella ipotizza un rapporto con il governo parla sempre di iniziative di politica transnazionale". Per questo non riesce ad appassionarsi alla vexata quaestio delle possibili (e sempre mancate) alleanze elettorali. "Se fosse importante, vivrebbe comunque di un evidente paradosso: il Polo, che più si è fatto avanti se non con profferte certo con autorevoli segnali di attenzione, è poi quello che ha deciso di attuare una politica di aperto conflitto con i radicali; mentre con gli altri, che invece i radicali li guardano da sempre con malcelato fastidio, ci siamo trovati a raccogliere le firme referendarie…". Gli chiediamo un giudizio su Capezzone. "Personalità forte. I suoi spigoli finiscono per respingere quanti non hanno la pazienza di apprezzarne le indubbie qualità". Piccola pausa. "Oddio, questo si potrebbe dire anche di Pannella. Mi sa che ho esagerato un poco nel giudizio…". Perché alla fine è sempre sul leader storico che ricade l'ago della bussola politica di Bordin. "Il sogno di un partito radicale senza Pannella è il sogno di uno che ha mangiato pesante: non ha senso. Il partito radicale è lui. Punto. E invece trovi sempre qualcuno che vuole spiegare a Marco come andrebbero organizzati e guidati i radicali. E' un esercizio vacuo, sbagliato ancor prima di essere inutile". Altra pausa. "Ma tutte queste cose, me ne rendo perfettamente conto, sono assolute banalità. Avete capito adesso perché non mi faccio mai intervistare?".

 

 



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