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Intervista a Capezzone

• da Linonline del 4 novembre 2004

Daniele Capezzone, segretario appena riconfermato dei Radicali italiani, Lei, ieri sera, ha partecipato a qualche trasmissione in tv sulle elezioni americane?

No. Non ho partecipato a nessuna trasmissione. Ieri sera, su Italia Uno, c’era il perfido Neri Marcorè che ha fatto una mia caricatura fantastica… Per il resto, non ero presente in nessun programma: e questo è proprio uno dei problemi.

 

Uno dei problemi che si ripropone per i radicali.

Partiamo da un sorriso: io ho visto in quattro reti diverse Gianni De Michelis. Complessivamente, ho contato circa cento ospiti nelle maratone italiane. Si è arrivati a raschiare il fondo della botte questa mattina verso le 5,50 su Rai Uno: c’era Willer Bordon che parlava del collegio uninominale di Grottaferrata in provincia di Roma….In tutto questo, non ho visto Bonino, Pannella, non ho visto Capezzone, non ho visto un radicale di striscio. Tenendo presente che siano gli unici che dicono, da 30 anni, sistema americano, seguiamo tutte queste vicende. Poi, c’era il referendum sulle staminali in California, c’era il referendum sul proporzionale in Colorado, c’era di che parlare.

 

Come giudica la maratona elettorale in tv?

Un delirio nel senso che mi ha sconcertato tutto quello che è accaduto sulle televisioni italiane e due cose che sono accadute sulle televisioni americane. Andando con ordine, la mia valutazione è che Bush abbia vinto. Non a valanga, ma siamo vicini. Alla fine della fiera vincerá in 35-36-37 Stati su 50. Ha tenuto tutti gli Stati che aveva, tranne uno, e ne ha guadagnati degli altri. Ha vinto alla Camera e al Senato, dove hanno rubato il seggio al capogruppo dei democratici Daschle. Perfino il seggio che era stato di Edwards è stato perso. Insomma, praticamente, un tracollo dei democratici che conferma la regola, per cui, con la parentesi di Clinton, non vincono un’elezione da 28 anni. Dinanzi a tutto questo, che, fino alle otto di questa mattina, si sia continuato con i ‘ma’ e con i ‘forse’, con i ‘bisogna capire’, a me fa sorridere. E’ una vittoria grandissima anche con il dato della partecipazione al voto.

 

Si diceva che avrebbero vinto i democratici, nel caso ci fosse stata una grande partecipazione al voto. Invece, non è andata cosí. 

Altra balla. C’è stata la piú alta partecipazione dal 1960. Bush ha vinto con 4 milioni di voti in piú. Voglio dire, tutte le previsioni…Sarebbe divertente se voi di Linonline scriveste in anticipo gli editoriali di domenica, in cui la Spinelli sará costretta a dire ‘il voto della paura’, Scalfari si dovrá inventare chissá che cosa. E adesso, parlo degli ulivisti italiani, si attaccano all’Ohio, dove a questo punto Kerry, per rovesciare la situazione, dovrebbe prendere circa l’88 per cento dei voti da ricontrollare.

 

Come si sono comportate le tv americane?

Quello che, invece, mi ha sorpreso negli Stati Uniti, sono due cose. Gli exit poll delle 18, mezzanotte in Italia, erano completamente sballati e, in secondo luogo, la figuraccia di Zogby, quella proiezione 310 a 210 un vero delirio, perché in veritá previsioni di questo genere c’erano state. Devo dire, onore a Christian Rocca del Foglio che aveva dato piú 50 a Bush come Grandi Elettori. Ma anche quel sito fantastico, che è Realclearpolitics.com, che fa una specie di tavola sinottica dei sondaggi (sia sondaggi in tutti gli Stati Uniti, sia sondaggi Stato per Stato e proiezioni sui Grandi Elettori), erano 25 giorni che davano Bush in vantaggio, ondeggiante tra i 20 e i 50 Grandi Elettori, quindi, comunque, una cosa prevedibile. Questa è la cosa che mi ha completamente sconcertato.

 

La prudenza è stata la linea seguita in Italia e negli Stati Uniti?

Peró, negli Stati Uniti, a parte questi due svarioni, degli exit poll e poi di Zogby, le televisioni sono state perfette. Hanno fatto un’assegnazione via via, con grande ragionevolezza, dei Grandi Elettori, Stato per Stato, non appena c’era un margine di ragionevole certezza. Dalla Fox news piú repubblicana, a Nbc piú istituzionale, mi è sembrata una cosa molto seria, non il balletto italiano dei ‘ma’, dei ‘forse’, dei ‘bisogna capire’.

 

Dunque, in Italia, non assegnerebbe a nessuna trasmissione televisiva il premio ‘Election day’?

Ma per caritá, e poi, questa cosa di Vespa. Io, non ho l’etá per avere conosciuto le case di tolleranza, mi raccontano peró che ci fossero i salottini fuori per aspettare. Questa cosa per cui c’è la prima ondata di ospiti buoni, poi, gli altri fuori che aspettano. Va via la seconda fila e arriva la terza fila…Uno spettacolo francamente patetico.

 

Come si sono comportati i quotidiani? Il Foglio ha consacrato vincitore Bush, il Manifesto, al contrario, indica Kerry come nuovo inquilino della Casa Bianca.

Il Foglio ha giocato alla roulette, rosso o nero, e ha vinto. Il Manifesto ha fatto la stessa cosa, ma ha perso. Onore a tutti e due, hanno giocato e hanno fatto l’unica scelta simpatica che potessero fare. Invece, male quelli che avevano la possibilitá di far tardi e che hanno giocato una carta di apparente prudenza, in realtá, sono stati imprudenti nel dare la sensazione della sconfitta di Bush. Parliamoci chiaro, al di lá dei titoli che erano da equilibristi, tutta la costruzione dei giornali maggiori era sulla sconfitta di Bush.

 

Una considerazione complessiva sulla campagna elettorale nel metodo.

Democracy at work, una prova straordinaria. Una campagna brutta, ma chiusa in modo bellissimo. Perché ieri, sia Bush ha avuto parole molto belle nei confronti di Kerry, sia Kerry nei confronti di Bush. Scene di elettori sorridenti e festanti: una vera e propria festa della democrazia. Mentre qui, tutti a dire ‘che schifo, che schifo’, ‘ci saranno i soliti pasticci, i soliti errori’, lí una prova democratica bellissima.

 

E per quanto riguarda il merito della campagna elettorale?

Molto male. Se io fossi un americano mi sarei astenuto. Nessuna ragione al mondo per votare Kerry, peró sono molto deluso dalle scelte di Bush. Nel senso che, Kerry ne ha azzeccata una sola, che è la posizione sulle staminali, su tutto il resto sembra uno della Margherita, tanto quanto Edwards che sembra Franceschini. Quanto a Bush, in politica estera, ha emarginato i miei amici neocon e sembra pronto a riconsegnarsi ai realisti, ai kissingeriani, agli amici di suo papá, in politica interna, invece, si è consegnato mani e piedi alla destra cristiana: su tutta la parte libertá civili, non ci siamo. Temo un brutto quadriennio, tanto quanto sarebbe stato brutto se avesse vinto Kerry.

 

In molti Stati americani, gli elettori sono andati alle urne anche per votare numerosi quesiti referendari. Tra i piú importanti, quelli su matrimoni gay (11 Stati), ricerca scientifica (California), sistema proporzionale (Colorado).

Trionfo per noi in California, dove è arrivato il sí alla ricerca con le staminali. Non dimentichiamo che il referendum è stato sostenuto da Schwarzenegger, il che chiude un altro anno di sorrisini e di ironie e sarcasmi sul governatore californiano che, un po’ in solitudine da un anno, si conferma un personaggio interessantissimo che riesce a fare un mix di posizioni tradizionali repubblicane e di una serie di temi che lo rendono, a mio avviso, forse il personaggio politico piú interessante oggi negli Stati Uniti, insieme a Giuliani e a Mc Cain. Interessanti anche questi referendum anti-matrimonio gay. Certo coloro che hanno votato, hanno avuto un approccio molto confessionale, e ció non è un bene. Tuttavia, è pur vero che tantissimi democratici e tantissimi repubblicani, inclusi Bush e Cheney, mentre si dicono contrari al matrimonio, si dicono favorevoli alle unioni civili, ad altra forma di riconoscimento delle coppie di fatto. Cose che, qui in Italia, un Rutelli si sognerebbe. Infine, interessantissimo il Colorado con la bocciatura del referendum per il proporzionale. Gli americani si tengono caro un sistema elettorale che funziona dalla fine del ‘700 come un orologio svizzero.

 

Oggi, Lei ha lanciato un appello al premier Berlusconi, affinchè valuti la proposta di De Michelis e Bobo Craxi su Emma Bonino, commissario Ue.  

Ho preso atto con soddisfazione di un’iniziativa che mi pare saggia di De Michelis e Craxi. Non si sono limitati a dire ‘vorremmo Bonino commissaria’, ma hanno detto una cosa piú interessante e cioè hanno chiesto al Polo di discutere formalmente su questo e di decidere. Do atto a loro di questo e mi auguro che Berlusconi non sciupi tale iniziativa. Resta da capire se il premier si infilerá di nuovo in un tunnel alla Buttiglione.

 

Riassumendo le prossime battaglie dei radicali?

Dalla mozione congressuale che abbiamo approvato, la lista è lunghissima e le scadenze sono serratissime. Povero me, mi sono autosansebastianizzato, insieme a Rita Bernardini. Innanzitutto, difesa del referendum, poi lanceró un’iniziativa sulle coppie di fatto: chiederó in ogni forma, anche non violenta, la calendarizzazione della discussione parlamentare. Non è possibile che questa storia si trascini senza una decisione.

 

 

 



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