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Referendum, una difesa dei principi laici e liberali

• da L'Opinione Firenze e Toscana del 17 dicembre 2004

di di Antonio Bacchi, membro della Direzione di Radicali italiani

La campagna referendaria contro la legge 40 su fecondazione assistita e libertà di ricerca scientifica ha superato in questi giorni un’altra tappa nel suo cammino d’avvicinamento al voto di primavera. La Corte di Cassazione ha infatti dato il via libera rispetto ai 5 quesiti. Pur trattandosi di un pronunciamento sugli aspetti formali (uno su tutti la validità delle firme presentate) non mancavano insidie, soprattutto riguardo la formulazione dei titoli dei referendum e il possibile accorpamento di due quesiti. Rientrati questi rischi ora si apre una fase decisiva per le sorti di quel milione e centomila firme presentate a settembre. Entro il venti gennaio, infatti, sarà la volta della Corte Costituzionale a pronunciarsi nel merito dell’ammissibilità delle proposte referendarie. Che si tratta di un passaggio del quale occorre diffidare ce lo insegna la storia delle sentenze della Corte in questa materia: basti dire che su tutti i referendum presentati oltre la metà sono stati dichiarati inammissibili, quasi sempre con motivazioni al di fuori del dettato costituzionale e molte volte andando contro la stessa giurisprudenza della Corte. Ecco perché in questo momento è necessaria una mobilitazione a difesa dei quesiti, ed ecco perché pochi giorni fa, su iniziativa di Radicali Italiani e dell’associazione Luca Coscioni, si è tenuto a Roma un importante convegno dove decine di autorevoli costituzionalisti hanno affermato l’urgenza di un elemento di chiarezza da parte della C. Costituzionale, che ripari a decenni di sentenze ondivaghe e contraddittorie. L’occasione di fare chiarezza è data anche, nel caso specifico, dalla presenza dopo molti anni di un referendum per l’abrogazione totale di una legge, caso che è l’esempio più attinente al modello referendario previsto dai costituenti. Si capirà quindi quanto stupiscano e poco reggano le ipotesi su una possibile bocciatura del quesito per la cancellazione totale della legge 40, basata sul rischio che si crei un vuoto legislativo, ipotesi che sarà pure caldeggiata da molti ambienti interessati alla conservazione dello status quo, ma che così messa rappresenterebbe un vero e proprio golpe istituzionale. Nel frattempo restano in piedi i tentativi, invero, finora, alquanto maldestri, di far saltare il referendum con una modifica parziale della legge da parte del Parlamento. Qualcuno potrebbe obiettare che non si può mettere in discussione la prerogativa parlamentare di legiferare in qualsiasi momento, e non si può che essere d’accordo. Infatti non è questo in discussione, ma il tentativo, reso esplicito da parte di alcuni senatori e parlamentari, di compiere un vero e proprio scippo ai danni degli elettori, facendo saltare il voto referendario attraverso una modifica legislativa parziale, di facciata, da spacciare al momento giusto come il superamento sostanziale delle richieste dei quesiti, cosa che comporterebbe l’annullamento del voto. Sia nel caso della C. Costituzionale che del Parlamento, l’informazione nelle prossime settimane avrà un ruolo decisivo. Se ci sarà l’attenzione dei media, e quindi dei cittadini, sarà difficile per chiunque agire indisturbato contro la legge e il diritto degli elettori. Purtroppo va detto che le avvisaglie non sono positive, tant’è che dal momento del deposito delle firme ad oggi abbiamo assistito a un preoccupante calo di attenzione, che ha portato il tema della fecondazione assistita e della libertà di ricerca scientifica quasi a sparire da giornali e tv. Invece col passare delle settimane ci si dovrebbe rendere conto della centralità di questo voto referendario, che è sempre più lotta decisiva a difesa dei principi laici e liberali, contro l’ingerenza delle Chiese nelle istituzioni civili. Nel sentire il Presidente Pera che spiega la sua visione di “una religione civile cristiana non confessionale” nella quale “tutti” potrebbero riconoscersi, ed indica al tempo stesso nel crocifisso l’elemento di unione tra laici e cattolici, viene da pensare che il gioco ‘teocons’ abbia davvero preso la mano alla maggioranza di governo, con un preoccupante passaggio dall’accademia negli studi televisivi al concreto delle istituzioni pubbliche. Ciò che ne consegue è il tentativo di una giustificazione ideologica di stampo pseudo laico alle iniziative liberticide dell’attuale governo, il che fa presagire ulteriori tragici passaggi nei prossimi mesi, a partire, probabilmente, dalla questione droghe e ritorno al carcere per i consumatori.



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