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Il Cavaliere apre, ai Radicali non basta: Silvio ignora il nostro valore
Il capo del governo disponibile ad intese «regione per regione». La Bonino: sono esterrefatta, questa proposta è come un rifiuto.

• da Corriere della Sera del 13 gennaio 2005, pag. 2

di Livia Michilli

ROMA Meravigliati, insoddisfatti ma anche determinati a non mollare la presa. Ai Radicali non sono piaciute le parole di Berlusconi sulle intese da cercare "regione per regione", parole che per Emma Bonino equivalgono ad un "no" alla proposta di accordo politico. Marco Pannella pero non si arrende, conferma che terrà la barra ferma nell'obiettivo di scongiurare il peggio, mentre Forza Italia cerca di rassicurare i potenziali alleati; "E' solo l'inizio di un rapporto di collaborazione", garantisce Renato Schifani. I Radicali attendevano con ansia la risposta del premier alla loro proposta di accordo e quella arrivata ieri non corrisponde alle aspettative e lascia l'amaro in bocca. "Sono abbastanza esterrefatta, nella lingua italiana la dichiarazione di Berlusconi e semplicemente un "no", dice Bonino. L'ex commissaria europea aveva manifestato al partito i suoi dubbi sulle possibilità di un'alleanza, dubbi che ora sembrano confermati: "Abbiamo posto un problema di legalità, abbiamo parlato di grandi temi e mi chiedo se di queste cose devo discutere con il Consiglio comunale di Bra. E non mi si venga a dire che è un primo passo, perché i passi si fanno quando davanti c'è un percorso ben delineato". Bonino confida solo nel tatto che il premier non abbia "capito bene" il valore e il contenuto della proposta avanzata dai Radicali: "Forse dobbiamo insistere, forse dobbiamo rispiegarglielo ma sono tre anni che lo diciamo…" Pannella prima chiede provocatoriamente conto al premier di eventuali decisioni prese su Mastella e Mussolini, poi si dice pronto a perseverare: "Per quanto mi riguarda, sono determinato a tenere la barra ferma sull'obiettivo di scongiurare il peggio, l'aggravarsi della condizione di fuorilegge delle istituzioni e della politica italiane e di consentire a tutti i cittadini di scegliere politicamente e non solo a titolo di testimonianza il voto radicale" . Anche Daniele Capezzone non vuole rassegnarsi, forte dei contatti già avviati con molti esponenti della Cdl: "Sono lieto del segnale lanciato da Berlusconi e non lo interpreto come una chiusura nei nostri confronti". Detto questo, il segretario giudica la risposta insufficiente: "Ribadisco che abbiamo posto problemi di rilievo ben diverso rispetto a quelli evocati dal presidente del Consiglio. Al centro della nostra iniziativa c'è un clamoroso caso di illegalità, i brogli delle elezioni del 2000. Gli accordi locali vengono dopo" . Persino Benedetto Della Vedova, strenuo sostenitore dell'alleanza con il centrodestra, c'è rimasto male: "Indubbiamente questa e una falsa partenza che manda all'aria anche gli accordi già stipulati, come avvenuto in Piemonte con Ghigo, perché le intese sulle candidature regionali sono possibili solo dopo un'intesa sul piano politico". Stessa considerazione per la Lombardia: "Apprezziamo l'atteggiamento positivo assunto nei nostri confronti da Formigoni -dice Alessandro Litta Modignani- ma non siamo interessati ad accordi locali o parziali". Di fronte alle reazioni infastidite e insoddisfatte dei Radicali, Forza Italia sparge ottimismo e fiducia: "Le parole di Berlusconi sono la prima, importante apertura da parte del premier", assicura Renato Schifani. Il presidente dei senatori "azzurri" ribadisce che i punti di convergenza sono tali e tanti che "ci porteranno inevitabilmente ad un rapporto organico di collaborazione politica come quello del 1994". Collaborazione che, sottolinea Schifani, non può che cominciare dalle prossime elezioni. "Nessuna chiusura e nessuna proposta al ribasso", insiste Francesco Giro e anche Alfredo Biondi, da sempre vicino alle istanze radicali, invita a non interpretare in maniera riduttiva le parole di Berlusconi: "Può essere un buon punto di partenza per un accordo che abbia una proiezione politica, non è sbagliato intendere le Regionali come un area di sperimentazione di una possibile alleanza". In fondo, spiega il vicepresidente della Camera, "è come tra fidanzati: prima bisogna conoscersi bene!"



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